RECENSIONE del SABATO

“IPNOCRAZIA- Trump, Musk e la nuova architettura della realtà-”, autore Jianwei Xun, traduzione di Andrea Colamedici, edito da Tlon, prima edizione gennaio 2025, prima ristampa, pp. 124.
In una frase: fulminante analisi dell’attualità.
Jianwei Xun è un analista culturale e filosofo cinese, nato a Hong Kong, i suoi studi sono dedicati all’intersezione tra teoria critica, studi digitali e filosofia della mente; in rete non ho trovato altre notizie. Sul sito https://jianweixun.com/ c’è una (sua?) foto, l’immagine della copertina di questo libro e un breve articolo a sua firma.
La parte più convincente di “IPNOCRAZIA” è l’analisi dell’attuale situazione sociopolitica del pianeta Terra, con implicito focus sull’«Occidente, dove: “L’illusione non è mai stata così reale, e l’idea di realtà non è mai stata così illusoria”» (p. 16).
Xun afferma: “L’ipnocrazia è il primo regime che opera direttamente sulla coscienza … il pensiero critico viene dolcemente addormentato e la percezione viene rimodellata, strato dopo strato. Nel frattempo, gli schermi brillano incessanti nella notte della ragione. L’informazione scorre come un fiume ipnotico mentre shock e torpore si alternano in un ritmo studiato… i sensi vengono sopraffatti da stimoli costanti. La dopamina scorre nel sistema. L’incredulità si dissolve come nebbia al mattino… la memoria diventa una pallida eco. L’obbedienza scorre, invisibile. La realtà si è rotta in mille realtà. Non esiste più un centro, nessuna narrazione unificante attraverso cui dare un senso al mondo… innumerevoli narrazioni competono e ciascuna si proclama realtà ultima… si sovrappongono e riflettono all’infinito su sé stesse, creando una galleria degli specchi vertiginosa dove realtà e simulazione diventano sinonimi” (pp, 11 e 12).
Il potere nel frattempo si è evoluto, ha saputo acquisire, con denaro o paura di punizioni (il secondo caso mi sembra più frequente nelle autocrazie “non occidentali”, almeno fino al 2024), il controllo degli strumenti digitali: “Ogni immagine, ogni parola, ogni frammento di dati non è più neutrale; è un’arma sottile progettata per catturare, manipolare e trasformare la coscienza” (p. 12).
Le figure di Donald Trump e Elon Musk sono viste come artefici e simboli di questa epoca della storia dell’umanità: “Sono i sacerdoti di questo nuovo paradigma”, agiscono, di comune accordo, da lati opposti, come una tenaglia, una morsa: “Insieme modulano i desideri, riscrivono le aspettative, colonizzano l’inconscio” (p. 12).
“La loro presa sulla coscienza collettiva è così profonda che le contraddizioni più evidenti non solo non ne minano il potere, ma lo rafforzano”: “L’elemento più inquietante è la loro capacità di trasformare ogni critica in conferma, ogni smascheramento in prova di autenticità. E’ il segno della perfetta ipnosi: il soggetto ipnotizzato interpreta ogni tentativo di svegliarlo come una ragione per immergersi più profondamente nella tranche”.
Xun analizza in modo chiaro e avvincente il ruolo dei social e delle piattaforme digitali, con i loro algoritmi progettati e sfruttati dal potere per mantenere e ampliare il controllo delle coscienze “L’intelligenza artificiale non emula l’intelligenza umana, perfeziona tecniche di induzione ipnotica. La Gig Economy non è solo precarizzazione, è l’induzione di uno stato di tranche lavorativa permanete dove l’autosfruttamento viene vissuto come libertà. Lo smart working, infine, non è solo lavoro da remoto: è la trasformazione di tutta la vita in lavoro” (p. 14). E i riflessi sul lavoro sgomentano: “Il capitale digitale ha compreso che il vero valore non sta nel controllo dei mezzi di produzione materiali, ma nel controllo degli stati di coscienza. Non serve più possedere le fabbriche se si possono possedere le menti”. (p. 15)
“L’ipnocrazia è così la forma perfetta del capitalismo nell’era digitale: un sistema dove potere economico, politico e tecnologico convergono nella capacità di indurre, mantenere e modulare stati alterati di coscienza su scala globale” (p. 15).
La resistenza all’ipnocrazia sarebbe vana se attuata come rifiuto della tecnologia, o critica ideologica al capitale; occorre invece comprendere il sistema e allenarsi a comportamenti “di presenza che permettano di resistere alla suggestione continua… Più che un “risveglio” completo (è possibile? è desiderabile?) serve sviluppare una forma di lucidità nella tranche, di follia controllata, cioè una capacità di navigare consapevolmente gli stati alterati mantenendo un nucleo di presenza critica” (p. 15).
Finale: l’ipnosi mi ha sempre inquietato. Mi angoscia l’idea di perdere il controllo della mia volontà. Due famosi personaggi dei fumetti – Mandrake, il mago detective, e Mefisto, mortale nemico di Tex Willer – ipnotizzano per fini diametralmente opposti; recentemente, poi, ho letto che un farmacista esperto di ipnosi ed ex capitano di fregata, Giorgio Martini (un altro con una “M” per iniziale!), ha conseguito la decima laurea. Spiega così il suo metodo di studio: “In due ore di autoipnosi immagazzino quello che si assorbirebbe in otto ore …” (da Il Corriere della Sera, 22-2-2025): Immaginari o reali, si tratta di casi singoli, ho sentito parlare di fenomeni di ipnosi collettiva di gruppi di persone, ma ciò che descrive Xun è “L’ipnosi al governo”, un fenomeno globale e in pieno svolgimento.
La “resistenza” proposta dall’autore contro l’ipnocrazia non è tuttavia originale, suggerisce in pratica: “Esercitatevi a pensare con la vostra testa, ma non fatevene accorgere”. Sembra facile, ma forse è tardi, perché ci si è gradualmente disabituati a farlo, e la velocità e la potenza delle tecnologie hanno nel frattempo occupato gli spazi mentali rendendo difficili o, peggio, indesiderati, i recuperi, la ricerca e la memoria.
Eppure nessuna tecnologia è e sarà mai in grado di dare una risposta ai quesiti fondamentali: “Cos’è l’uomo? Qual è il significato del dolore, del male, della morte che malgrado ogni progresso continuano a sussistere? Cosa valgono queste conquiste a così caro prezzo raggiunte? Che reca l’uomo alla società, e cosa può attendersi da essa? Cosa ci sarà dopo questa vita?” (dalla “Gaudium et spes” p.10): non sarà che l’ipnocrazia sia riuscita anche a illudere e condizionare fino al punto di spegnere in un numero enorme di persone la sensibilità di porsi questi interrogativi?
Io sono convinto di no.