SERGIO SALVI
“Quando l’automobile uccise la cavalleria”- autore Giorgio Caponetti, edito da Marcos Y Marcos, prima edizione 2011, decima ristampa 4 settembre 2018 pp 489.
Libro regalatomi da Antonio, in occasione del mio pensionamento.
In una frase: bellissimo, imprescindibile per un piemontese, merita di essere letto da tutti.
E’ un romanzo storico con quatto personaggi principali, tre dei quali appartengono anche alla Storia: il conte Emanuele Carcherano di Bricherasio pioniere della motorizzazione, tra i soci fondatori e vice-presidente della F.I.A.T., Federico Caprilli, il più grande campione di equitazione di tutti i tempi e Giovanni Agnelli (“il Senatore”) socio co-fondatore e poi dominatore della FIAT (senza puntini, leggete il romanzo!).
Il quarto personaggio è Benedetto, nonno dell’autore, nato suddito dello Stato della Chiesa e arruolato nei Carabinieri del Regno d’Italia nel 1878, anno in cui morirono Vittorio Emanuele II e Pio IX (il primo re d’Italia e l’ultimo Papa-Re).
Il giovane Benedetto viene impiegato in attività di intelligence nell’ambito del contrasto al fenomeno del brigantaggio e ottiene subito un importante successo, con tanto di decorazione e avvio di una brillante carriera che lo porterà a occupare una posizione di primo piano nella struttura dei servizi segreti. Tra le tante “operazioni” gestite da Benedetto ce n’è stata anche una che dà all’autore una risposta al mistero delle strane e premature morti del conte Bricherasio e del ”Magister Equitum” Caprilli, collegandole ai travagli finanziari e societari che contraddistinsero la fondazione e i primi anni di esercizio della FIAT.
La narrazione si sviluppa in modo avvincente, ricca di colpi di scena, di sorprese e anche di rivelazioni su molti dei personaggi storici che si incontrano e incrociano (Giacomo Puccini, Arturo Toscanini, Edmondo De Amicis, tra i più noti).
Il lettore viene immerso nell’elettrizzante atmosfera dei grandi cambiamenti e delle visioni di progresso della Torino a cavallo tra fine ’800 e inizio ‘900, alle quali fanno da teso controcanto la disperata miseria del proletariato urbano (dipinta da Pellizza da Volpedo ne “Il quarto stato”) e le tensioni sociali, culminate con le cannonate di Bava Beccaris a Milano e l’assassinio di Umberto I a Monza.
Dei due giovani, Bricherasio (nobile, idealista) e Caprilli (il super eroe del romanzo, vero idolo dell’autore) e di nonno Benedetto (cinico di mestiere, non cieco) sono raccontati i tratti personali in modo efficace, Agnelli è l’incarnazione dell’antichissimo “pecunia non olet”.
La mini biografia di Giorgio Caponetti (terza di copertina) descrive un uomo pieno di interessi, impegni e successi ottenuti in discipline molto diverse tra loro; dopo aver letto questo romanzo non fatico a capirne alcune ragioni, e ne cito tre: rispetto, rigore, passione.
Finale: l’automobile ha ucciso la cavalleria in due sensi, uno ovvio (sistema di trasporti e movimentazione) e l’altro, il tema di questo romanzo, riferito allo stile cavalleresco, al far play idealista, risultato, anche se con nostalgia, perdente. Voi non perdetevi il libro.