SILVANA MOSSANO
Nel testo che segue, scritto in occasione dell’8 marzo di undici anni fa, misi insieme i pensieri, i desideri, le amarezze, i silenzi di tante donne con esperienze differenti.
Ho riletto oggi quelle confidenze e mi accorgo che non sono passate di moda, anche se, allora come ora, c’erano, e ci sono, uomini con cui è meraviglioso condividere le preziose differenze di genere, senza annullarsi, semplicemente stimandosi e rispettandosi.
Ma non vale sempre, non vale ancora, per tutte.
Così ho ripreso quelle confidenze e le ho fatte su in un unico bouquet, per riproporle in questo 8 marzo 2021.
No, non un bouquet di mimose! Anzi, sono tante le donne che non sanno come dirglielo che non ne possono proprio più. Della mimosa!
* * *
Scusa se ti ho lasciato crescere permettendo che tu abbandonassi un calzino profugo sotto il letto e l’altro sconsolato sul bracciolo della poltrona.
Scusa se ti ho lasciato credere che portare via la pattumiera, dividendo meticolosamente la rumenta nei contenitori colorati e pavoneggiandoti per la tua ineguagliabile competenza sulla raccolta differenziata, fosse il fulcro della gestione del nostro ménage famigliare.
Scusa se non ti ho insegnato che non si molla la biancheria sporca accartocciata sul coperchio del cesto invece di sollevarlo e buttarcela dentro.
Scusa se ho tollerato tacita che tu depositassi nel lavandino la tazza sporca della colazione o la tazzina del caffè con il rimasuglio di zucchero sul fondo che s’indurisce e diventa crosta invece di sollevare la leva dal rubinetto e dare una sciacquata.
Scusa se mi sono limitata a sorridere quando, domandandoti che cosa ti piace di me, mi hai risposto con distratto candore «gli occhi, l’intelligenza», mentre mi guardavi le tette e il culo. E scusa se non ti ho assestato un istruttivo manrovescio quando, nel lavoro, mi hai detto «brava, sei così in gamba che… sembri un uomo!».
Scusa se non ti ho fatto capire la mia delusione allorché ti sei accorto che da castana mi ero fatta bionda solo quando, un mese dopo, è arrivato l’estratto conto con il pagamento Cartasì dal parrucchiere.
Scusa se non ti ho delicatamente fatto notare che organizzare insieme i viaggi non vuol dire che tu sfogli la guida per studiare gli itinerari, io preparo le valigie e le disfo al ritorno.
Scusa se non ti ho corretto sull’uso dei pronomi possessivi: e cioè che il gatto è tuo quando lo coccoli, è nostro quando andiamo a comprare le scatolette e il cappottino e i giochini, è mio quando devo pulire la cassettina, dargli da mangiare, portarlo dal veterinario, ficcargli in gola le medicine, spazzolarlo…
Scusa se ti ho persino regalato uno sfinito amorevole sorriso quando, in sala parto, sudato come un cavallo all’ippodromo, alla fine hai esclamato soddisfatto e orgoglioso: «Ce l’abbiamo fatta!».
Scusa se non mi sono abbastanza impegnata a spiegarti il motivo per cui i figli con te, che sei più pacato ed equilibrato – quando li porti a spasso, guardi con loro la tivù, gli dai la paghetta settimanale – sono sempre carini, e con me, che sono più nervosa e uterina – quando gli faccio lavare i denti, fare i compiti, rifarsi il letto, cambiarsi le mutande, mangiare con la bocca chiusa, senza gomito sul tavolo… – sono sempre incavolati.
Scusa se ho accettato rassegnata che, alla mia domanda «che cos’hai?», tu mi abbia risposto evasivamente «niente» con la voce di uno che è stitico da sei giorni.
Scusa se non ho bandito dalle biblioteche e, anzi, non ho messo al rogo una poderosa letteratura che, da secoli, si ostina a definirmi sesso debole (quello che, peraltro, pur di avere, tu ti pieghi a pagare!). Scusa se non mi sono ribellata abbastanza a certe battute sessiste, sciatte e odiose, che hanno offeso me (quanto, peraltro, squalificato te). E scusa se non ti ho spiegato che non è per debolezza che troppe volte ho subìto le tue mani cattive e pesanti né che ho riaperto la porta al tuo pentito (?) ritorno. E scusa, scusa, scusa se sono stata menzognera quando, al Pronto Soccorso, ho detto di essere caduta dalle scale, di essere finita per sbadataggine contro uno spigolo. Scusa se ho urlato, ho singhiozzato o pianto piano, invece di… Invece di fidarmi delle leggi.
Scusa se da madre, da sorella, da moglie, da amante, da collega, da semplice sensibile intelligente creatura di questo mondo non ti ho educato e non ti ho insegnato a capire tutto ciò e, invece, ho fatto io quello che avresti potuto fare tu. Scusa se te lo dico soltanto adesso confidando che tu lo comprenda: che mi devi rispettare, ancor prima che amarmi.
Ma, per favore, non cercare di riparare scaraventandoti affannato oggi, sì proprio oggi, dal fiorista a comprarmi la mimosa!
Non-mi-pia-ce-la-mi-mo-sa. Non mi piace quello smunto ramoscello soffocato in uno striminzito sacchettino di plastica, preparato in serie, pinzato in cima e legato con un banalissimo fiocchetto giallo, che, appena lo apri, le palline si sbriciolano in polverina secca e senza vita.
Non farmi la mimosa!
Fammi altro. Fammi, che so, una margherita, un ciclamino, fammi una poesia senza rime o di rime strampalate, fammi una mela rossa, fammi un cartoccio di caramelle, fammi un libro, fammi un panino di salame, fammi un anellino di carta stagnola, fammi il caffè con la schiuma, fammi acqua e menta, fammi una passeggiata, fammi la luna nel pozzo… anzi, ecco sì, fammi un favore: fammi ridere, fammi tanto ridere che mi fa tanto bene!
E, già che ci sei, fammi anche una canzone per cantare.
* * *
Il testo della canzone da ascoltare, postata qui, è originale, totalmente inventato, scritto da Silvana Mossano (2018), sulla base musicale della celebre «Carioca», colonna sonora del film omonimo ( dall’americano «Flying Down to Rio», 1933), che segnò il debutto della coppia Fred Astaire e Ginger Rogers. Anche la partitura musicale è stata rielaborata e adattata da Sergio Salvi, che la esegue alla tastiera. Cantano: Silvana & Sergio.
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Fammi un sorriso
Un semplice sorriso.
Meravigliosa
Cara Silvana, la tua è una canzone una poesia una confessione un’esperienza una richiesta di amore sincero un grido di aiuto di tante donne illuse, usate, calpestate, è tanto altro ancora ma soprattutto è REALTA’
bella voce bello scritto non trovo una parola migliore del semplice bello
Brava Silvana e bravo Sergio!!!
Come canti bene! Una sorpresa!