SILVANA MOSSANO
Il maxiprocesso Eternit per il disastro causato dall’amianto che, nel 2009, portò in giudizio gli ultimi patron di Eternit ancora in vita – Stephan Schmidheiny e Louis de Cartier – prese avvio da una segnalazione inviata alla procura di Torino dal dottor Enzo Merler, di Padova.
Merler, da tempo sofferente per problemi cardiaci, è morto in questi giorni per infarto. Aveva 72 anni.
Medico del lavoro, epidemiologo, è stato, fino alla pensione, il responsabile del Registro Veneto dei Mesoteliomi affidato all’Asl di Padova e, dal 2008, fu tra i costituenti della Fondazione Vittime Amianto Bepi Ferro di Padova, di cui è stato presidente (attualmente nell’organigramma era presidente del Comitato scientifico). Ha dedicato gran parte della vita professionale e personale allo studio dei tumori causati dall’esposizione a sostanze cancerogene impiegate in attività produttive.
Era in stretto contatto con i casalesi di Afeva (Associazione famigliari e vittime amianto) ed ebbe una forte interazione culturale con il Gruppo epidemiologico dell’università di Torino (guidato dal professor Benedetto Terracini e di cui hanno fatto parte, tra gli altri, Corrado Magnani e Dario Mirabelli) che ha dato il via e ha svolto i primi e i più autorevoli studi epidemiologici nel Casalese.
Il preciso contributo che il dottor Merler fornì all’avvio dell’inchiesta approdata nel Maxiprocesso Eternit Uno viene ricordato, in modo puntuale, da Bruno Pesce, sindacalista, attivista di primo piano nell’Afeva.
Ricorda: «Avevo conosciuto Merler in occasione di convegni e assemblee sull’amianto. Un giorno, mi chiamò per dirmi che stava svolgendo uno studio sui casi di mesotelioma tra gli operai italiani che avevano lavorato nella Eternit svizzera di Niederurnen». Era, quello, il principale stabilimento che faceva capo storicamente alla famiglia Schmidheiny. «Mi informò – prosegue Pesce – che, tra quei lavoratori italiani su cui aveva concentrato l’attenzione, la maggior parte era immigrata della terra di Leuca (Puglia), ma uno era piemontese e risultava ancora residente a Torino».
Merler, scrupolosamente, aveva inviato la segnalazione alla procura della Repubblica di Torino. Il team dei pm, guidato da Raffaele Guariniello, affiancato da Sara Panelli e Gianfranco Colace, aprì un’inchiesta partendo appunto dal caso di quel lavoratore che, avendo la residenza torinese, consentiva di avvalersi della competenza territoriale.
«A quel punto -, rievoca Pesce – organizzammo a Casale una assemblea generale e raccogliemmo un elenco di centinaia di vittime del mesotelioma del nostro territorio e di Cavagnolo. Ne scaturì un maxiesposto consegnato ai magistrati torinesi alla fine del 2004 che lo inserirono nel fascicolo già aperto sul caso precedentemente segnalato da Merler». Successivamente, si aggiunsero anche le segnalazioni di Bagnoli e di Rubiera dell’Emilia. Le complesse indagini, che impegnarono il gruppo di pm piemontesi e diversi consulenti, approdarono al maxiprocesso che iniziò il 10 dicembre 2009.
Il professor Terracini ricorda anche uno studio molto qualificato di cui si era occupato Enzo Merler riguardante gli italiani emigrati in Australia che avevano contratto il mesotelioma lavorando nella miniera di Wittenoom.
In un’intervista di alcuni anni fa, Merler disse che la sua attenzione per l’amianto era derivata «dall’aver avuto modo di conoscere gli effetti gravissimi di situazioni lavorative in cui era stato usato senza alcuna attenzione e dal fatto che ha costituito il cancerogeno che ha maggiormente causato tumori nei lavoratori esposti». Lo ricorda anche Nicola Pondrano, sindacalista casalese e anche lui attivista di Afeva: «Ho incontrato molte volte Enzo Merler in questi anni. E, proprio in questi giorni, con il gruppo del sindacato veneto stavamo lavorando a predisporre una serie di interrogazioni parlamentari sulla questione Fondi alla Fincantieri».
Translate by Vicky Franzinetti
Dr Enzo Merler, from Padua was the one who started the investigation that led to the Eternit maxi-trial for the asbestos disaster in 2009 taking the last surviving Eternit owners – Stephan Schmidheiny and Louis de Cartier – to court. He had sent a report the Turin public prosecutor’s office.
Tomorrow, Tuesday 12 March, there will be a farewell to Dr Enzo Merler, specialist in occupational medicine and epidemiologist, head of the Venetian Mesothelioma Registry. Founder and first president of the ‘Bepi Ferro’ Asbestos Victims Foundation.
Merler had been suffering from heart problems for some time, and died of a heart attack. He was 72 years old.
Enzo Merler was an occupational physician and epidemiologist, and, until his retirement, he had been the head of the Veneto Mesothelioma Registry run by the Padua health service. In 2008, he was among the founders of the Bepi Ferro Asbestos Victims Foundation of Padua, of which he was first president and currently chairman of the Scientific Committee). He devoted most of his professional and personal life to the study of cancers caused by exposure to carcinogenic substances used in manufacturing.
He was in close contact with the community of the Casale Monferrato, Afeva (Association of Asbestos Victims and Families) and had a strong ties with the Epidemiological Group of the University of Turin – then led by Professor Benedetto Terracini and including, among others, Corrado Magnani and Dario Mirabelli. This was the group that initiated and carried out the first and most authoritative epidemiological studies in the Casale area.
Bruno Pesce, former trade unionist and leading activist in Afeva recalls the contribution that Dr. Merler made to the start of the investigation that led to the Eternit One Maxi-trial: ‘I had met Merler at conferences and assemblies on asbestos. One day, he called me to tell me that he was carrying out a study on mesothelioma cases among Italian workers who had worked in the Swiss Eternit plant in Niederurnen’. That was the main plant historically owned by the Schmidheiny family. ‘He informed me,’ Pesce continued, ‘that, among those Italian workers on whom he had focused his attention, most were immigrants from the land of Leuca (Puglia), but one was from Piedmont and was still living in Turin.
Merler had sent the report to the Turin Public Prosecutor’s Office. The team of prosecutors, then led by Raffaele Guariniello, assisted by Sara Panelli and Gianfranco Colace, opened an investigation starting precisely from the case of that worker under their jurisdiction since he was resident in Turin. “At that point,’ Pesce recalls, ‘we organised a general meeting in Casale and gathered a list of hundreds of mesothelioma victims from our area and from Cavagnolo. This led to a mega filing delivered to the Turin magistrates at the end of 2004, who included it in the file already opened on the case previously reported by Merler’. Subsequently, reports from Bagnoli and Rubiera dell’Emilia were also added. The complex investigations, which involved the Piedmontese prosecution team and several consultants, led to the maxi-trial that began on 10 December 2009.
Professor Terracini also recalls a very qualified study that Enzo Merler had carried out on Italians who had emigrated to Australia and contracted mesothelioma while working in the Wittenoom mine.
In an interview a few years ago, Merler said that his attention to asbestos was derived ‘from having learned about the very serious effects of working situations in which it had been used without any care and from the fact that it was the carcinogen that most caused tumours in exposed workers’. Nicola Pondrano, a former trade unionist from Casale and also an Afeva activist, also recalls this: ‘I met Enzo Merler many times over the years. Recently, with the Venetian union group we were working on preparing a series of parliamentary questions on the issue of funds at Fincantieri’.
Ricercatore e persona insostituibile
Lascia un grande vuoto
Caro valido collega di studio e lavoro contro il cancro. Abbiamo visto nascere, deviare e morire la ricerca sul cancro. Una vera sofferenza…
Fu un grande.Srguiva il processo da pfas fino a giovedì scorso processo nel quale fu anche teste e,continuava a seguirne lo svolgimento.La sua scomparsa addolora profondamente.
Graziemille Silvana per aver ricordato Enzo Merler.
Si, lo ricordo come amico e con molta commozione per il grande ed inteso lavoro svolto con profonda competenza e generosità per l’affermazione della verità sulle stragi nel lavoro e sui disastri ambientali.
Condoglianze alla famiglia.
Ciao Enzo.
Lo ricordo come persona competente, gentile affettuosa, disponibile a spiegare quanto sapeva agli altri senza darsi delle arie. Che tristezza che se ne sia andato.
Ricordo i suoi report di ricerca e il suo impegno autorevole nella lotta per gli ex esposti all’amianto. R.I.P. Condoglianze alla famiglia
Voce libera nel nulla cosmico luce immensa della scienza tu si che continuerai a brillare per sempre
Semplicemente una persona dolce e buona condoglianze alla famiglia
Un vuoto enorme, che tristezza! Ricordo i suoi interventi ai convegni organizzati da AFeVA ER e al processo Cemental al Tribunale di Reggio Emilia: preciso, chiaro, appassionato e gentile.
Ciao Enzo, ci siamo conosciuti ancora studenti di Medicina a Verona, tua città natale, io un pò più avanti te come età e tu un pò più avanti come intelligenza ed ironia. Voglio ricordarti così, come quando mangiando insieme un “risotìn alla pilota” te la ridevi ascoltando la mia profezia che saresti andato all’OMS o giù di lì; invece sei proprio arrivato a quei livelli, con quell’indipendenza intellettualecosì difficile da mantenere ma che dovrebbe essere esempio per tutti noi
Un caro ricordo ai tuoi familiari.
Feltre, 14 marzo 2024