SILVANA MOSSANO
Reportage udienza del 6 dicembre 2021
Da quasi cent’anni si sa della correlazione tra esposizione all’amianto e tumori polmonari. In ambito scientifico, le segnalazioni di associazione tra l’esposizione alla fibra e le neoplasie polmonari iniziarono negli anni Trenta del Novecento, negli anni Quaranta si esplicitò l’associazione con il mesotelioma pleurico. Nel 1949, il Journal of the American Medical Association segnalò un’incidenza di tumore polmonare in pazienti asbestosici 14 volte superiore rispetto alla popolazione in generale.
E’ cominciata così, lunedì 6 dicembre, in Corte d’Assise a Novara, la relazione dei consulenti di parte civile Pietro Gino Barbieri, medico del lavoro, (già direttore del Servizio Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro dell’Asl di Brescia e responsabile del Registro Mesoteliomi Maligni della Provincia di Brescia, autore di numerose pubblicazioni e ctu soprattutto per la procura in diversi processi) e Mauro Giulio Papotti, anatomopatologo di fama internazionale (professore ordinario di Anatomia patologica dell’Università di Torino e direttore dell’Anatomia patologica delle Molinette).
Barbieri e Papotti hanno ricevuto incarico dai legali Laura D’Amico, Maurizio Riverditi, Esther Gatti, Paolo Liedholm e Enrico Brunoldi di esaminare 30 casi (tra i 392 indicati nel capo di imputazione del processo Eternit Bis) di persone morte di mesotelioma e i cui famigliari si sono costituiti parte civile. L’analisi minuziosa di ogni storia – valutata attraverso la documentazione sanitaria e le condizioni di esposizione – ha di fatto confermato in toto le conclusioni dei consulenti della procura già illustrate al processo nelle passate udienze: tutti sono morti a causa del mesotelioma.
LA «TEMPESTA» DI WAGNER
Dunque: che l’amianto provochi il cancro all’apparato respiratorio è cosa nota da molti decenni. «Lo studio di Chris Wagner del 1960 – ha spiegato il professor Barbieri – è considerato il primo che abbia inequivocabilmente evidenziato l’associazione tra amianto e mesotelioma maligno». E’ di forte impatto lo stralcio di un virgolettato dello scienziato Robert Murray letto in aula: il lavoro di Wagner «colpì il mondo scientifico con la forza di una tempesta, e ovunque si cercasse il mesotelioma ben presto lo si trovava, soprattutto nelle zone dove erano localizzati cantieri navali o manifatture di asbesto che avevano utilizzato l’amianto blu». Lo stabilimento Eternit di Casale, attivo tra il 1907 e il 1986, impiegò abbondantemente l’amianto blu (crocidolite) soprattutto per costruire tubi di grandi dimensioni.
Successivamente, al pluricitato Simposio internazionale dell’Accademia delle Scienze di New York che si tenne nel 1964 per iniziativa di Irving Selikoff e Jacob Churg, si sancì non soltanto che l’amianto causa il cancro al polmone e il mesotelioma della pleura e del peritoneo, ma anche che il rischio di ammalarsi di mesotelioma è presente tanto nei lavoratori quanto nelle popolazioni esposte alla fibra diffusa nell’aria contaminata nei dintorni dei siti industriali in cui l’amianto era impiegato nel ciclo produttivo.
Il professor Enrico Vigliani (il più autorevole medico del lavoro italiano, direttore della clinica del lavoro di Milano e più volte presidente della Società italiana di Medicina del lavoro) e il professor Giacomo Mottura (anatomopatologo di fama mondiale, studioso delle pneumoconiosi) presentarono allo stesso Simposio la casistica di mesoteliomi in Piemonte, Liguria e Lombardia tra il 1943 e il 1964: 172 decessi per malattie causate da amianto indennizzati dall’Inail.
GLI INDUSTRIALI INFORMATI
Ma erano conoscenze che circolavano esclusivamente nel mondo accademico? Lo sapevano soltanto gli scienziati che l’amianto causa il mesotelioma, dentro e fuori dalle fabbriche? No.
L’autorevole professor Vigliani, nel 1968, aveva illustrato –oltre che in diverse comunicazioni scientifiche, anche in più consulenze svolte per gli industriali– la cancerogenicità degli amianti e in particolare della crocidolite.
Inevitabile, poi, il richiamo al convegno di Neuss, in Svizzera, a giugno 1976, in cui, come riferito dai due consulenti, «il gruppo Eternit, nella persona di Stephan Schmidheiny (unico imputato nel processo Eternit Bis per l’omicidio volontario, con dolo eventuale, di 392 persone morte di mesotelioma, ndr) prende atto del rischio di insorgenza del mesotelioma maligno nella produzione di cemento-amianto». Più precisamente, documenti, corrispondenze e testimonianze dirette, già acquisite nel Maxiprocesso Eternit (celebrato a Torino, per disastro doloso) e ora anche in questo processo, cosiddetto Eternit Bis, hanno evidenziato che l’imprenditore svizzero era consapevole della cancerogenicità dell’amianto. Pertanto, affidò a esperti della comunicazione l’incarico di promuovere una capillare propaganda di mistificazione sui reali pericoli della fibra.
DIAGNOSI CON L’IMMUNOISTOCHIMICA
Ma siamo sicuri che siano tutte e 392 diagnosi di mesotelioma? Perché – è una delle tesi della difesa – i casi non corroborati dalla prova immunoistochimica (e, per di più, eseguita secondo determinate reazioni) sono da considerare dubbi. E, quindi, a loro parere, da depennare dal capo d’imputazione.
Non è così: lo hanno già affermato i consulenti della procura ed è stato ribadito, lunedì 6, dal professor Papotti: «La diagnosi di mesotelioma già si faceva con certezza anche quando l’immunoistochimica non era ancora diffusa. E quindi la diagnosi è altamente affidabile anche quando non abbiamo l’immunoistochimica». Anche perché – è stato spiegato (e lo aveva già detto l’anatomopatologa della procura, Donata Bellis) – per formulare una diagnosi di mesotelioma non basta comunque un’indagine al microscopio, ma è necessario un approccio multidisciplinare, basato sull’incrocio di diversi accertamenti (radiografia, tac, analisi citologica del liquido pleurico, toracoscopia con biopsia, agobiopsia, toracotomia, pleurectomia e decorticazione, più le indagini immunoistochimiche), «e – ha evidenziato Papotti – l’intero percorso diagnostico, magari per l’età del paziente o per le condizioni cliniche particolarmente complesse, non può essere realizzato in tutte le fasi». Questo non toglie che la diagnosi non possa essere eseguita correttamente e in maniera indubitabile.
I TRENTA CASI
Barbieri e Papotti hanno verificato la correttezza delle 30 diagnosi di mesotelioma, che hanno avuto incarico di esaminare, sia analizzando le cartelle cliniche sia esaminando il contesto – professionale, famigliare, ambientale – in cui le persone sono vissute.
Perché trenta? Perché questi sono i casi per i quali i famigliari rappresentati dagli avvocati D’Amico, Riverditi, Gatti, Liedholm e Brunoldi, oltre Afeva, Cgil Piemonte e Alessandria si sono costituiti parte civile.
«Il livello di esposizione – ha detto Barbieri – è stato pesantissimo: quanto accaduto a Casale non ha paragoni in Italia». Il medico del lavoro ha richiamato, a tal proposito, numerosi studi epidemiologici a firma di Terracini, Magnani, Mirabelli, Bertolone, Bertolotti, Airoldi, Ferrante, Ivaldi e altri.
Per ogni caso, i due esperti delle parti civili, ciascuno per la propria competenza, hanno spiegato qual è stato il tipo di esposizione (lavorativa, famigliare, residenziale) e se e come si sia verificata la combinazione espositiva (famigliare e ambientale, ad esempio).
Riassumendo, dei trenta casi esaminati, quindici hanno subito solo l’esposizione ambientale; nove sia ambientale che famigliare; due sia professionale (hanno lavorato all’Eternit) che ambientale; quattro sia ambientale che «professionale possibile» (cioè hanno lavorato in settori in cui era presente l’amianto, se pur non come materia prima: materiali edili, ferri da stiro, macchine da cucire, phon).
MORTI ANZITEMPO
Barbieri e Papotti hanno anche sottolineato, per ogni caso, l’aspetto doloroso dell’anticipazione, anche drastica, dell’aspettativa di vita.
«In Piemonte – è stato spiegato – la speranza di vita media si attesta su 82,8 anni di età per le donne e su 78,4 anni per gli uomini». Che cosa emerge dalle schede delle vittime?
Che, ad esempio, la morte di Paolo Ferraris, all’età di 49 anni, ha anticipato di oltre 29 anni la sua speranza di vita. In sostanza: se non avesse respirato l’amianto, avrebbe potuto vivere almeno una trentina di annidi più.
E, analogamente, il decesso di Sergio Possedel, a 54 anni, ha soffocato la sua speranza di vita con 24 anni di anticipo, per Maria Paola Granziero, morta a 61 anni, l’anticipazione è stata di 21 anni, per Rosanna Puzzo, morta a 64 anni, è stata di 18, per Giuseppe Lupano, deceduto a 63 anni, è stata di 15, Adriana Daniotti e Graziella Martinelli, morte entrambe a 66 anni, hanno anticipato l’aspettativa di vita di 16 anni. E così per tutti i casi esaminati dai consulenti parte civile.
L’avvocato Riverditi, anche per conto dei colleghi D’Amico, Gatti, Liedholm e Brunoldi, ha domandato ai consulenti come si configura il nesso causale tra le esposizioni che hanno causato quei mesoteliomi e il periodo in cui l’imprenditore svizzero ha gestito l’Eternit, tra il 1976 e il 1986. Gli esperti hanno precisato che, se per l’esposizione professionale dei casi che avevano lavorato alla Eternit è stato valutato specificatamente quel decennio, per quella ambientale si va ben oltre il 1986. Infatti, alla chiusura dello stabilimento, la proprietà (cioè Schmidheiny) nulla ha fatto per eliminare o contenere la diffusione delle fibre: lo stabilimento di via Oggero, al Ronzone, abbandonato alla mercé delle intemperie e del degrado è stato bonificato anni dopo con iniziativa ed esborso pubblici.
PROSSIMA UDIENZA
All’udienza di lunedì 13 dicembre, i difensori di Schmidheiny – Astolfo Di Amato e Guido Carlo Alleva – termineranno il controesame dei consulenti della procura Massimiliano Bugiani, Ferruccio Perrelli e Pavilio Piccioni, e lo faranno a Corrado Magnani e Dario Mirabelli. Lunedì 20 dicembre, oltre alla genetista Irma Dianzani, anche lei consulente della procura, sarà esaminato il consulente indicato dall’avvocato Laura Mara per Medicina Democratica: l’epidemiologo Edoardo Bai. Il controesame dei consulenti Papotti e Barbieri è previsto per lunedì 10 gennaio.
Traduzione di Vicky Franzionetti
Translation by Vicky Franzinetti
EARLY DEATHS: MESOTHELIOMA REDUCED LIFE EXPECTANCY BY UP TO 30 YEARS: STORIES OF WOMEN AND MEN
6th of December 2021 Eternit Trial Hearing
by Silvana Mossano
The causal link between exposure to asbestos and lung cancer has been known for almost a hundred years. In science, reports of an association between exposure to the fibre and lung cancers were first published in the 1930s, and in the 1940s the association with pleural mesothelioma became clearly understood. In 1949, the Journal of the American Medical Association reported an incidence of lung cancer in asbestos patients 14 times higher than in the general population.
These were the first words of the plaintiffs’ expert witnesses, Dr Pietro Gino Barbieri, occupational physician (former director of the Prevention and Safety Service of Brescia’s Health Service District and head of the Malignant Mesothelioma Registry of the Province of Brescia, author of numerous publications and expert witness, especially for the prosecution in various trials) and Professor Mauro Giulio Papotti, internationally renowned pathologist (Chair of Pathological Anatomy at the University of Turin and Director of the Pathology Department of the Turin Molinette General Hospital).
Drs Barbieri and Papotti examined 30 of the 392 cases listed in the Eternit Bis trial, people who died of mesothelioma and whose families are with lawyers Laura D’Amico, Maurizio Riverditi, Esther Gatti, Paolo Liedholm and Enrico Brunoldi. The detailed analysis of each life, of each medical history – through health records and exposure conditions – fully confirmed the conclusions of the Public Prosecution’s experts illustrated during past hearings: all died of mesothelioma.
WAGNER TOOK THE SCIENTIFIC WORLD BY STORM
Asbestos has been known to cause respiratory cancer for decades. “Chris Wagner’s 1960 study – explained Professor Barbieri, – is considered to be the first to have proved the association between asbestos and malignant mesothelioma”. He quoted a passage by scientist Robert Murray, which caused quite a stir when read in court: Wagner’s work he said struck the scientific world with the strength of a storm, and wherever you looked for mesothelioma you found asbestos, especially in areas where there were shipyards or asbestos factories that had used blue asbestos. The Eternit factory in Casale, which operated between 1907 and 1986, used blue asbestos (crocidolite) extensively, especially to build large pipes.
Subsequently, the 1964 International Symposium of the New York Academy of Sciences, organised by Irving Selikoff and Jacob Churg, confirmed not only that asbestos causes lung cancer and mesothelioma of the pleura and peritoneum, but also that the risk of developing mesothelioma is present both for workers and in the community exposed to the airborne fibres circulating around industrial sites where asbestos is used in production.
At that Symposium, Professor Enrico Vigliani (Italy’s most authoritative Occupational Health Expert at the time, Director of the Milan Occupational Medicine Department and several times president of the Italian Society of Occupational Medicine) and Professor Giacomo Mottura (a then world-famous pathologist, a pneumoconiosis expert) presented the case history of mesotheliomas in Piedmont, Liguria and Lombardy between 1943 and 1964: 172 deaths from asbestos-related diseases recognised by the Workers’ Compensation Agency (INAIL).
THE INDUSTRIALISTS KNEW
Was this knowledge exclusively limited to the academic world? Was it only the scientists that knew that asbestos causes mesothelioma, inside and outside factories? No.
In 1968, the afore mentioned Professor Vigliani had not only written scientific papers and given presentations but was also called as a consultant by industry and had illustrated the carcinogenicity of asbestos, and of crocidolite in particular.
Inevitably, this led to Neuss conference (Switzerland) in June 1976, in which, as reported by the two experts, “the Eternit group, in the person of Stephan Schmidheiny [1] took note of the risk of the onset of malignant mesothelioma in the production of asbestos cement”. More precisely, documents, correspondence and direct testimony, already presented at the previous Eternit proceedings (held in Turin, for wilful disaster) and now also in this trial, the so-called Eternit Bis, have shown that the Swiss entrepreneur was aware of the carcinogenicity of asbestos. He employed communication experts with the task of promoting mystifying and misleading information on the real dangers of the fibre.
DIAGNOSIS WITH IMMUNOHISTOCHEMISTRY
However, are we sure that all 392 cases are mesotheliomas? Because – this is one of the defence’s theses – cases not corroborated by immuno-histochemistry tests (and, moreover, performed according to certain reactions) are to be considered doubtful. In their opinion, they have to be delisted.
The prosecutors’ experts have already stated and repeated on Monday 6 by Professor Papotti: “The diagnosis of mesothelioma was made with certainty even when immuno-histochemistry was not commonly used. This means the diagnosis is reliable even when there were no immuno-histochemical tests”. Furthermore as was stated by pathologist Dr Donata Bellis, the PPs’ expert witness, in a previous hearing, a diagnosis of mesothelioma is not enough, and you need a multidisciplinary approach, based on the intersection of different investigations (X-ray, CT, cytological analysis of pleural fluid, thoracoscopy with biopsy, needle biopsy, thoracotomy, pleurectomy and decortication, plus immuno-histochemical investigations), ‘and, as Prof Papotti pointed out, ‘the entire diagnosis, perhaps because of the patient’s age or particularly complex clinical conditions, cannot always be comprehensively be carried out. This notwithstanding a correct and certain diagnosis can be performed’.
THIRTY CASES
Dr Barbieri and Prof Papotti verified the accuracy of the 30 mesothelioma diagnoses that they were asked to examine, both by analysing the medical records and by examining the context – professional, family, environmental – where the people lived. Why thirty? Because these are the cases where the victim’s families are represented by lawyers D’Amico, Riverditi, Gatti, Liedholm and Brunoldi, as well as Afeva, Cgil (Union) Piemonte and Alessandria that are also parties to the case.
The level of exposure,” said Dr Barbieri, “was very high: what happened in Casale has no comparison in Italy. The occupational physician referred to numerous epidemiological studies by doctors Terracini, Magnani, Mirabelli, Bertolone, Bertolotti, Airoldi, Ferrante, Ivaldi and others.
The two expert witnesses explained what the type of exposure each case had undergone with reference to their specific field of expertise referring exposures to work, family, residence, and if and how the combination had occurred (family and environmental, for example).
In conclusion, of the thirty cases examined, fifteen only had environmental exposure; nine had both environmental and family exposure; two had both occupational (they worked at Eternit) and environmental exposure; four had both environmental and ‘possible occupational’ exposure (i.e. they worked in sectors where asbestos was present, albeit not as a raw material).
EARLY DEATHS
Barbieri and Papotti also stressed, in each case, exposure led to early death, cutting life short, even drastically. ‘In Piedmont,’ they explained, ‘average life expectancy is 82.8 years for women and 78.4 years for men’. What do the victims’ files tell us? That, for example, Paolo Ferraris died at age of 49, that is his life expectancy was cut short by more than 29 years. Basically, if he had not breathed in asbestos, he could have lived at least thirty years longer. Likewise, Sergio Possedel died at the age of 54, so his life expectancy was cut short by 24 years, Maria Paola Granziero, who died at 61, by 21 years, Rosanna Puzzo, who died at the age of 64, by 18 years, Giuseppe Lupano, who died at the age of 63, by 15 years, and Adriana Daniotti and Graziella Martinelli, who both died at the age of 66, by 16 years. And on and on for the cases examined by the expert witnesses.
Lawyer Riverditi, also on behalf of colleagues D’Amico, Gatti, Liedholm and Brunoldi, asked the experts if it was possible to establish a causal link between the exposures that caused those mesotheliomas and the period in which the Swiss entrepreneur managed Eternit, between 1976 and 1986, could be established. The expert witnesses pointed out that, while the occupational exposure of those who had worked at Eternit was specifically assessed in that decade, the environmental exposure went well beyond 1986. In fact, after the closure of the plant, the owners (i.e. Schmidheiny) did nothing to eliminate or contain the spread of the fibres: the plant in Via Oggero, Ronzone, abandoned to weather and decay, was reclaimed years later with public initiative and expenditure.
NEXT HEARING
At the next hearing on Monday, 13 December, Schmidheiny’s defence attorneys – Astolfo Di Amato and Guido Carlo Alleva – will finish the cross-examination of the prosecutor’s expert witnesses Doctors Massimiliano Bugiani, Ferruccio Perrelli and Pavilio Piccioni, Corrado Magnani and Dario Mirabelli. On Monday 20 December, as well as genetic experts Irma Dianzani, also an expert witness for the prosecution, Edoardo Bai, an epidemiologist listed as an expert by lawyer Laura Mara for Medicina Democratica. Cross-examination of experts Papotti and Barbieri is scheduled for Monday 10 January.
[1] the only defendant in the Eternit Bis trial, for the death of 392 people from Casale and the surrounding towns who died of mesothelioma
Il titolo del tuo puntuale e dettagliato articolo dice TUTTO! Tante parole, carta ma purtroppo quante vittime che ricorderemo sempre specialmente perché il loro sacrificio è servito anche a bonificare gran parte del nostro ma territorio e auguriamoci che ci preservi da altre morti. Riposate in Pace e vegliate su tutti noi.