SERGIO SALVI
“La conoscenza e i suoi nemici. L’era dell’incompetenza e i rischi per la democrazia” – autore Tom Nichols, titolo originale “The Death of Expertise. The Campaign Against Estabilished Knowledge and Why It Matters”, edizione USA 2017, pubblicato in Italia nel 2017 da LUISS University Press-Pola Srl. Traduzione di Chiara Veltri, quarta ristampa, gennaio 2019 pp 235.
Libro regalatomi da Edoardo, preoccupato che non avessi abbastanza da fare dopo il 31 luglio 2020.
In una frase: un libro prezioso, da leggere e riprendere.
L’autore è uno statunitense, sessantenne, Professore di sociologia, che ricostruisce e analizza in modo diretto, ironico e molto accattivante, i comportamenti sociali che hanno costituito l’ideale brodo di cottura per l’affermazione ormai apparentemente inarrestabile dei populismi.
Il populismo (popolo contro élite) non è una novità; l’attuale successo dei leader populisti e l’imitazione, la scimmiottatura su larga scala, così diffusa dei loro stili è possibile grazie a Internet. La rete non affianca, non integra, ma condiziona, quando non soggioga, gli attori professionali della comunicazione.
Nichols prende spunto dai comportamenti della popolazione statunitense; negli USA (da sempre esportatori di tendenze in fatto di consumi) sono nate, e sono state rese disponibili alle masse, le tecnologie di comunicazione globale. I temi sviluppati nei sei capitoli del libro sono pertanto di stringente attualità per l’intero “mondo libero”.
Qualche assaggio. Capitolo 1 (“Esperti e cittadini”): “Sapere una cosa non equivale a comprenderla. E la comprensione non equivale all’analisi. La competenza non è un gioco da tavolo in cui far sfoggio di aneddoti”. Capitolo 3 (“Istruzione superiore”): “L’istruzione superiore dovrebbe curarci dall’errata convinzione che tutti sono intelligenti allo stesso modo. Purtroppo, nel Ventunesimo secolo, la diffusione della frequenza universitaria ha avuto proprio l’effetto opposto: le schiere di persone che sono state in un’università o nei pressi si considerano alla pari, in fatto di istruzione, perfino con gli accademici e studiosi più esperti. ”Capitolo 4 (“Ora lo cerco su Google”): “Non c’è modo di illuminare persone convinte di aver ottenuto un sapere decennale perché hanno trascorso una mattinata su un motore di ricerca”. Capitolo 5 (“Il nuovo New Journalism, a vagonate”) qui potrete trovare quattro consigli rivolti ai consumatori di informazioni: “siate più umili, ecumenici, meno cinici e molto più selettivi”, la spiegazione di questi suggerimenti, da sola, vale l’acquisto del libro.
Per chi è stato educato al rispetto delle persone e delle specifiche capacità di ciascuno, la lettura si rivelerà a tratti consolatoria e a tratti un po’ allarmante, in ogni caso vi sono conferme, suggestioni e interrogativi per mettersi in discussione, se si è disposti a farlo.
Finale: una buona lettura, senza riserve; fortemente raccomandato ai più giovani. E’ stato scritto quando di COVID non si parlava, molti riscontri pratici dei pensieri di Nichols sono offerti proprio dalla gestione sociale della pandemia: il lettore li riconoscerà senza fatica.
Chiaro il concetto. Complessa, almeno per me, l interpretazione è la spiegazione corretta ai giovani delle definizioni “populismo” “democrazia” “capitalismo”…. Per non scendere al “comunismo” “fascismo” Tutte definizioni difficili da spiegare… La realta’si traduce in termini più semplici… Come egoismo economico, pericolo delle religioni, desiderio di potere… Ergo instabilita’pericolosa Dell essere umani