RECENSIONE
di SERGIO SALVI
«Le sette dinastie» – autore Matteo Strukul, edito da Newton Compton 2019, prima edizione nella collana «Gli insuperabili GOLD», giugno 2020, pp 538.
In una frase: bell’esempio di Storia romanzata, libro avvincente e stimolante.
Matteo Strukul è arrivato al successo con «Una dinastia al potere», primo romanzo della tetralogia dedicata alla saga della famiglia Medici e vincitore del Premio Bancarella 2017. Ho letto sia «Una dinastia al potere» che il secondo libro della serie medicea, «Un uomo al potere»: mi sono piaciuti entrambi.
«Le sette dinastie» (anch’esso primo di una serie) è ambientato tra il 1418 (decapitazione di Beatrice, già vedova del condottiero Facino Cane e poi prima moglie di Filippo Maria Visconti, duca di Milano) e il 1476, giorno di Santo Stefano, nel quale alcuni nobili milanesi assassinarono a pugnalate Galeazzo Maria Sforza, duca di Milano.
Sette dinastie per sei importanti città italiane capitali di Stato: Visconti-Sforza (Milano), Condulmer-Barbo (Venezia), Estensi (Ferrara), Medici (Firenze) Colonna e Borgia (Roma e il papato), Aragonesi (Napoli).
Al Rinascimento siamo tutti grati e devoti, perfino Giorgio Gaber vi ricorreva per zittire i critici dell’Italia e dell’italianità, eppure in quell’epoca, mentre gli artisti realizzavano, nelle loro botteghe, nelle chiese e nei palazzi, opere immortali, quasi tutti i loro principali committenti, papi compresi, si dilaniavano, disputandosi potere e ricchezze. Nessuno scrupolo, nessuna pietà. Tradimenti di alleanze appena sottoscritte e corruzione a tutti i livelli erano all’ordine del giorno; i capitani di ventura, i sicari, i masnadieri venivano assoldati e dopo poco tempo, con disinvoltura, fatti uccidere, non prima di averli sottoposti a crudeli torture, dalle quali, comunque, non era certo di essere esentato nessuno: uomo, donna, anziano, bambino.
E’ difficile romanzare la Storia: le vicende dei personaggi principali sono perlopiù già note, e lo spazio per le emozioni e le sorprese sembrerebbe ridotto a invenzioni dedicate a personaggi di contorno. La lettura di questo libro rivela invece la notevole capacità di Strukul (dichiaratamente fondata anche su ricerche e studi approfonditi) di tenere avvinto il lettore raccontando, anzi, quasi «sceneggiando» gli episodi con stile letterario molto piacevole.
Il quadro d’insieme è fondato su quattro elementi principali: la guerra infinita tra Milano (Ducato) e Venezia (Serenissima Repubblica) con vicende belliche a fasi alterne e numerosi passaggi «di bandiera» tra i condottieri delle due parti (il Conte di Carmagnola su tutti); il tentativo di Cosimo de’ Medici di mediare tra le grandi famiglie italiane per limitare le turbolenze guerresche anche preparare il terreno agli affari della banca di famiglia; gli sforzi del papato di recuperare potenza e prestigio dopo lo sciagurato periodo avignonese; e infine la conquista di Napoli da parte degli Aragonesi.
Tra i numerosi personaggi di rilievo, sono davvero pochi, quattro per l’esattezza, ad apparire positivi a tutto tondo. Agnese del Maino, amante e favorita di Filippo Maria Visconti, donna capace di un amore autentico e fedele per un uomo tanto brutto e deforme, quanto volubile, sospettoso e spesso crudele; è una storia d’amore (fa venire in mente «La bella e la bestia») unica e straordinaria. Altro personaggio positivo è Gabriele Condulmer, nobile veneziano, eletto papa (all’unanimità, al primo scrutinio!) col nome di Eugenio IV, che cerca la pace e la concordia contro avversari senza scrupoli, sia nella città di Roma (la famiglia Colonna) che nella Cristianità, sconvolta da sanguinose lotte tra principi, feroci dissidi tra cardinali, elezioni sistematiche di antipapi e scomuniche incrociate. Ancora: Polissena Condulmer, sorella di Gabriele (è lei che lo convince ad accettare la candidatura al pontificato) e madre del futuro papa Paolo II, al secolo Pietro Barbo. Polissena appare persona realmente altruista, coraggiosa, sobria e intelligente, di grande aiuto per il fratello, mentre il figlio, diventato anch’egli papa, non saprà purtroppo tener conto dell’esempio e dei consigli della madre. Infine, Cosimo de’ Medici: aveva a cuore la prosperità della sua dinastia e l’importanza di Firenze, più del tornaconto personale. Riesce a mediare tra principi, papi e capitani di ventura e favorisce la risoluzione di molti conflitti. Un suo capolavoro diplomatico: l’offerta a papa Eugenio IV di far convocare un Concilio a Firenze, nel corso del quale, il 6 luglio 1439, viene annunciata la ricomposizione del grande scisma del 1054 tra Chiesa Cattolica e Chiesa Ortodossa. Non desta stupore, purtroppo, dati i tempi, che gli accordi solennemente sottoscritti non siano poi stati attuati.
La narrazione conduce il lettore tra le grandi vicende e i fatti meno noti, eppure anch’essi indispensabili, fino ad ottenere un quadro d’insieme potente e molto utile, anche per avere un’idea vivida del Rinascimento al di fuori della (fondamentale, ci mancherebbe) Storia dell’Arte. Strukul offre anche un esempio efficace delle difficoltà, mi vien da dire endemiche, dei diversi sistemi di governo nell’Italia di quei tempi (solo in quelli?) nel programmare e mettere in pratica azioni con orizzonti di respiro un po’ più ampie dell’oggi e delle mura di confine della piccola e comunque litigiosa comunità locale.
Finale: Storia romanzata, più che romanzo storico, libro agile, interessante e non impegnativo. Un’opzione molto valida per «divertire» la mente e magari farsi venir la voglia di approfondire i temi più vicini alla storia della nostra città, senza dimenticare il resto dell’Italia!