SILVANA MOSSANO
CASALE MONFERRATO
Aggiornamento ore 19, dopo la consegna del Premio Luisa Minazzi (al fondo dell’articolo, note sulla proclamazione dell’Ambientalista dell’Anno 2022 e le foto della cerimonia).
Io me lo immagino il sindaco Riccardo Coppo il 2 dicembre 1987, giusti giusti 35 anni fa come oggi, nel suo ufficio del nobile Palazzo Sangiorgio, seduto alla scrivania, con la penna stretta tra le dita, a rileggere per l’ennesima volta i due fogli che ha davanti… «Città di Casale Monferrato. Ordinanza n. 83. Il sindaco, vista la nota…».
Faceva freddo di sicuro quel giorno, forse anche più di adesso, perché una volta gli inverni erano seriamente rigidi. Lo «vedo» mentre osserva e rilegge per l’ennesima volta le due paginette destinate alla Storia; lo penso mentre solleva lo sguardo verso i vetri appannati, verso il soffitto affrescato, verso la porta decorata, in cerca di un avallo superiore, di un conforto umano, di una certezza giuridica che diano forza alla sua mano per mettere quella firma. Chissà se quella notte era riuscito a dormire. Sapeva che l’ordinanza gli avrebbe tirato addosso una valanga di critiche, di minacce e di possibili figuracce. Qualcuno, con spirito positivo, lo aveva invitato alla prudenza: «Riccardo, pensaci, non è un provvedimento che può assumere un sindaco, tocca allo Stato…». Eh sì, tocca sempre ad altri, ma il sindaco è o non è il responsabile della salute dei suoi cittadini? E la salute a Casale Monferrato era compromessa. Una nota del Registro dei tumori e del Servizio di Epidemiologia dell’Università di Torino (Benedetto Terracini in testa, ndr) rilevava «una insolitamente alta ricorrenza di decessi per causa di “tumore della pleura” nei residenti del Comune di Casale Monferrato» e riconduceva questa patologia all’amianto che «può essere considerato come l’agente causale della maggior parte dei tumori primitivi della pleura». E c’era una lettera in cui «numerosi medici dell’Ospedale Santo Spirito» davano riscontro di «un’alta incidenza […] della neoplasia maligna detta “mesotelioma pleurico” e dell’asbestosi». Anche il Ministero della Sanità aveva adottato un piano per eliminare «il rischio connesso all’impiego di materiali contenenti amianto». Ed era stampato nella mente l’incontro, di qualche tempo addietro, di un medico originario di Casale, che esercitava la professione altrove. Aveva voluto incontrare Coppo ai tempi in cui era presidente del Comprensorio: «Mia madre – gli aveva detto – si è ammalata di mesotelioma. E’ sempre vissuta a Casale e ora ci è morta. Guardate che qui avete una bomba esplosiva che si chiama amianto». Come dimenticare quell’incontro drammatico?
Il sindaco Riccardo Coppo firmò. Per inciso, le paventate critiche e minacce arrivarono, eccome, anche nel cuore della notte e di più notti, tenendo sveglio il primo cittadino, ma anche la moglie e i figli.
Il provvedimento resse al vaglio giuridico e divenne Storia: l’ordinanza numero 83 del 2 dicembre1987 fu il primo divieto dell’impiego di amianto in Italia. La legge nazionale, per la quale tanto si spese una rappresentanza tenace di casalesi, arrivò cinque anni dopo.
Casale fu, dunque, la prima città a bandire l’amianto, proprio a partire da quel 2 dicembre che, 35 anni dopo, coincide, oggi, con la data della cerimonia di consegna del Premio Luisa Minazzi, intitolato a una casalese che, in un altro momento storico, fece parte della giunta di Riccardo Coppo; da assessore all’Ecologia, da insegnante e direttrice didattica, da cittadina Luisa Minazzi lottò per liberare Casale dall’amianto. Fu una battaglia strenua, fino all’ultimo istante di vita, alla soglia dei 58 anni, quando il mesotelioma, causato dall’amianto, ne silenziò il respiro, ma non la voce. Le sue parole restano: «Quella che stiamo vivendo è una guerra, volano le bombe e non si sa chi possano colpire. Ecco, io ho deciso di non stare a guardare le bombe che arrivano addosso senza cercare di parlare. Voglio che il mio esempio dia speranza a molti» (dall’intervista pubblicata su Malapolvere, Edizioni Sonda 2010).
Erano in quattro i fratelli Minazzi; altri due non sono scampati alla crudeltà dell’amianto: Gian Paolo e Luciana.
Oggi, alla cerimonia di consegna del Premio Luisa Minazzi – Ambientalista dell’Anno, promosso da Legambiente e dalla rivista La Nuova Ecologia insieme al Comitato organizzatore di cui fanno parte diverse associazioni casalesi, si è parlato di «zona di sacrificio». L’Onu, nel Rapporto del Consiglio per i diritti umani del 12 gennaio 2022, ne ha circostanziato le caratteristiche: «Le zone di sacrificio sono aree estremamente contaminate dove i gruppi vulnerabili ed emarginati sopportano un peso sproporzionato delle conseguenze sulla salute». E ancora: «La zona di sacrificio simbolizza la privazione e la rinuncia a beni di necessità elementari come il diritto a vivere in un ambiente sano e a un’aspettativa di vita in salute». C’è di più: «L’esistenza delle zone di sacrificio è una macchia sulla coscienza collettiva dell’umanità. Spesso create attraverso la collusione di governi e imprese, queste aree sono l’opposto dello sviluppo sostenibile, danneggiando gli interessi delle generazioni presenti e future».
Taranto, con l’area Ilva, è stata classificata dall’Onu «zona di sacrificio».
Casale Monferrato, pur senza una attribuzione formale, risponde, purtroppo, a tutti i tragici requisiti di «zona di sacrificio». Un sacrificio che continua, anche se lo stabilimento Eternit, che per 80 anni ha utilizzato l’amianto in massicce quantità come materia prima, è chiuso dal 1986. La fabbrica fu abbandonata e continuò a diffondere fibre. La lunga latenza del mesotelioma si è rivelata un perfido complice nel prolungare gli effetti di quel disastro ambientale e umano. Il sacrificio di questa collettività, sventurata e indomita, continua.
GLI OTTO FINALISTI DEL PREMIO
Di «zone di sacrificio» ha parlato, stamane nell’aula magna del Sobrero, Anna Maria Moschetti, tra gli otto finalisti del Premio Luisa Minazzi – Ambientalista dell’anno 2022. Medico pediatra è responsabile per le malattie dei bambini legate all’inquinamento per l’Associazione Culturale Pediatri (ACP) sezione di Puglia e Basilicata e fa parte del Comitato Scientifico Nazionale Ambiente della Federazione Italiana Medici Pediatri.. È Presidente della Commissione per l’Ambiente dell’Ordine dei Medici di Taranto. Annamaria Moschetti fa parte anche dell’associazione di Ecodermatologia, che si impegna a favorire lo sviluppo di formulazioni attente all’ambiente, valutare l’impatto ambientale dei cosmetici, supportare le aziende eco-friendly nel ciclo del prodotto, studiare gli effetti dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento sulla pelle.
Valentina Fiore è direttrice del Consorzio Libera Terra Mediterraneo, promosso da Libera, che ha come obiettivo quello di restituire dignità, valore e bellezza ai territori sottratti alle mafie, attraverso il recupero sociale e produttivo dei beni, restituendo la dignità del lavoro ai cittadini, rispettando ambiente e persone. Il Consorzio coordina le attività di trasformazione e commercializzazione dei prodotti biologici di qualità a marchio Libera Terra.
Iris Cooperativa Agricola è nata, a Calvatone, nel 1978 dall’idea e dalla collaborazione di nove giovani che iniziarono a lavorare insieme nella pianura cremonese per produrre prodotti sani, senza l’uso di sostanze chimiche, seguendo l’insegnamento dei loro padri braccianti, muratori, mungitori, manovali e artigiani. Iris cresce e il rapporto con i consumatori consente la diffusione dei Gruppi di acquisto solidale.
Anna Cogo, di Thiene (Vicenza), è la fondatrice di B Lab, ente no profit che ha creato un movimento globale di aziende e un protocollo di misurazione che consente di capire in maniera chiara se una azienda è o non è sostenibile. Attualmente il movimento comprende più di 5.500 aziende, in 85 Paesi. In Italia le B Corp sono più di 180.
Il Comitato spontaneo di cittadini del Parco di Centocelle è riuscito a riportare all’attenzione pubblica il Parco Archeologico che si estende su 126 ettari alla periferia sud-est di Roma dalle particolari caratteristiche storico-ambientali come le tre antiche ville romane, attualmente interrate, fruibile attualmente solo in minima parte. Il Comitato Pac Libero vuole impedire che diventi una discarica a cielo aperto.
Toni Farina, torinese, è stato redattore di “Piemonte Parchi”, esponente di Mountain Wilderness, fa parte della Ctam del Cai Piemonte Liguria Valle d’Aosta, del Consiglio Direttivo del Parco Nazionale Gran Paradiso. Ha proposto di istituire una Montagna Sacra per il Gran Paradiso nell’anno del centenario del primo parco naturale italiano. Montagna Sacra è un progetto pensato per creare consapevolezza del limite: chi aderisce si impegna ad astenersi dal salire sulla cima della montagna individuata come sacra per la natura.
Renato Nitti, procuratore della Repubblica di Trani, esperto di reati ambientali, ha condotto alcune delle principali inchieste che hanno coinvolto grosse ditte di smaltimento di rifiuti. E’ stato consulente della commissione bicamerale di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali ad esse correlati.
«CERossini» è la prima Comunità energetica rinnovabile della Regione Marche, promossa dall’Assessorato all’ambiente del Comune di Montelabbate di circa 7.000 abitanti nella provincia di Pesaro e Urbino. Il progetto si propone di creare una coalizione di utenti con lo scopo di autoprodurre, consumare e gestire energia. La Cer è una soluzione per arginare l’incremento del costo dell’energia che sta mettendo a serio rischio l’economia di molti Comuni, delle famiglie e delle piccole e medie imprese.
CHI VINCE
Nella cerimonia che si svolge oggi, 2 dicembre, alle 16,30, nel salone al secondo piano del Castello (nella piazza omonima), a Casale, viene proclamato l’Ambientalista dell’Anno 2022, in base ai voti che ciascuno degli otto candidati ha ottenuto sia da parte del Comitato promotore sia dei cittadini che hanno votato a livello nazionale.
Ma per gli organizzatori non c’è un primo assoluto: tutti e otto sono già vincitori.
Aggiornamento delle ore 19:.
La Ambientalista dell’Anno 2022, in base alle segnalazioni raccolte (sono stati espressi complessivamente 4000 voti), è stata proclamata la pediatra Anna Maria Moschetti. Ha ricevuto il riconoscimento dal sindaco Federico Riboldi. La dottoressa Moschetti, commossa, ha commentato: «dedico questo premio a tutti i pediatri e ai medici che, tutti insieme, si prendono cura e custodiscono la vita nascente». Ha parlato dei molti bambini che si ammalano nell’area circostante l’Ilva e che sono sottoposti a gravi rischi «neurotossici».
Premi speciali sono poi stati consegnati agli altri finalisti da parte delle numerose associazioni che compongono il Comitato organizzatore del Premio.
Speakers della cerimonia sono stati Alice e Francesco. La fase finale della consegna dei premi è stata condotta da Marco Fratoddi e Vittorio Giordano.
Data storica da non dimenticare.
Sempre puntuale a ricordarci le cose importanti che coinvolgono la nostra bella città.
Bella cronaca Silvana piena di ricordi . E come ben tu dici hanno vinto tutti . 2-12-1987.