Mercoledì 13 novembre 2024 inizia, in Corte d’Assise d’Appello a Torino, il processo di secondo grado del filone casalese del cosiddetto «Eternit Bis». Sono state fissate sei udienze entro Natale.
Stephan Schmidheiny, imprenditore svizzero di 77 anni, ultimo patron in vita dell’Eternit (l’azienda che, per decenni, produsse, in Italia e nel mondo, manufatti di amianto, principalmente tetti e tubi per conduttore, camini etc), è accusato di omicidio doloso per centinaia di morti causati dalla diffusione incontrollata di fibre d’amianto, che provoca il cancro maligno chiamato mesotelioma.
E, intanto, sono passati 15 anni. Nell’alba lattiginosa del 10 dicembre 2009 si stagliavano solo i nitidi colori bianco, rosso e verde del tricolore attraversati dalla scritta nera Eternit Giustizia. Le bandiere erano mantelli sulle spalle di centinaia di persone che partirono, su diversi pullman organizzati dall’Afeva (Associazione Famigliari e Vittime Amianto), da piazza Castello a Casale per raggiungere Torino dove si sarebbe svolta la prima udienza di quello che è stato chiamato Maxiprocesso Eternit.
Io c’ero, in quell’alba ormai lontana, ma non sfocata. Così come c’erano altri che ora leggono queste righe. Purtroppo, invece, molti di quelli che c’erano, in quel giorno umido (e nelle parecchie date che seguirono, assecondando i tepori e i colori delle stagioni), non ci sono più. Alcuni se l’è inghiottiti lo stesso perfido male – il mesotelioma – contro il quale salivano sul pullman per raggiungere il tribunale di Torino a chiedere giustizia.
Che cos’è la giustizia? Domanda difficile a cui ciascuno cerca di dare una lecita risposta soggettiva. Provo a dire, dopo profonde riflessioni, che cosa rappresenta per me: è il riconoscimento del principio – nella forma che, in scienza e coscienza, venga considerata la più idonea e la più nobile – che un torto questa città, tanto sventurata e tanto coraggiosa, l’ha subito, e continua a subirlo. Abbiamo bisogno di capire chi e perché è stato compiuto e, poi, di andare oltre, per trovare il modo di scacciarlo quel torto riuscendo a guarire il male che ha provocato.
RIEPILOGO
- 1 – Cronistoria del processo Eternit Bis (i morti di Casale Monferrato, di Cavagnolo, di Bagnoli di Napoli, di Rubiera dell’Emilia). Incriminazione, udienza preliminare, ne bis in idem, spacchettamento del fascicolo
- 2 – Filone di Cavagnolo: sentenze di primo grado, di secondo grado, Cassazione e nuova udienza in Corte d’Appello a Torino
- 3 – Filone di Bagnoli: sentenze di primo e di secondo grado
- 4 – Filone di Rubiera dell’Emilia: archiviazione
- 5 – Filone di Casale Monferrato: dall’udienza preliminare a Vercelli alla sentenza di primo grado della Corte d’Assise di Novara, all’impugnazione da parte delle difese e della procura della Repubblica. Al via il processo d’Appello in Corte d’Assise
- 6 – Altri processi: dagli anni Ottanta in poi
- 7 – Maxiprocesso Eternit: condanne in primo e secondo grado, prescrizione in Cassazione
- 8 – I procedimenti aperti
- 9 – Io c’ero. Pensieri e riflessioni
1 – CRONISTORIA DEL PROCESSO ETERNIT BIS
La procura della Repubblica torinese, nel 2014, aveva contestato a Stephan Schmidheiny il reato di omicidio doloso (cioè volontario) che ha causato centinaia di morti a Cavagnolo, Casale, Rubiera e Bagnoli. Il gup (giudice dell’udienza preliminare) torinese Federica Bompieri aveva dapprima preso in considerazione l’eccezione sollecitata dalla difesa in merito al cosiddetto «ne bis in idem» (ovvero non si può giudicare due volte la stessa persona per i medesimi fatti) e aveva posto il quesito alla Corte Costituzionale che, esaminato il caso specifico, aveva sciolto i dubbi, dichiarando l’imputato processabile per omicidio doloso (nel primo Maxiprocesso, invece, era accusato di un reato diverso: disastro doloso). Avuta questa risposta, il gup Bompieri aveva poi riqualificato il reato di omicidio dal contestato doloso a colposo; di conseguenza, per una questione tecnica di «competenze», il fascicolo di partenza dell’Eternit Bis era stato spacchettato in 4 filoni.
Uno è rimasto a Torino, per due vittime dell’amianto di Cavagnolo; un filone è andato a Reggio Emilia, per alcuni morti legati alla lavorazione di amianto nello stabilimento di Rubiera; un terzo è finito a Napoli (per 8 morti di Bagnoli); il quarto troncone processuale, più consistente di tutti, relativo alle vittime casalesi, è finito alla procura di Vercelli, nella cui circoscrizione giudiziaria ricade il territorio di Casale e del Monferrato.
2 – FILONE DI CAVAGNOLO
Lo stesso gup Federica Bompieri, per i due morti di Cavagnolo (dove era stato attivo uno stabilimento Eternit, ex Saca), aveva rinviato a giudizio per il riqualificato reato di omicidio colposo l’imputato Schmidheiny. Il processo, a Torino, si era concluso in primo grado con la condanna dell’imputato a 4 anni di reclusione per il decesso di due persone: Giulio Testore, ex dipendente, morto di asbestosi, e Rita Rondano, abitante in paese, morta nel 2012 per il cancro maligno mesotelioma. Nel processo d’Appello, invece, l’imprenditore era stato assolto per il caso di mesotelioma e condannato a un anno e 8 mesi per il decesso di Testore che, lo ricordiamo, era affetto da asbestosi. L’asbestosi è una malattia dose-dipendente, conseguenza, cioè, di una esposizione continuativa e massiccia alla polvere di amianto. La Cassazione, il 9 maggio 2024, ha annullato la sentenza con rinvio. Che cosa significa? Che il filone di Cavagnolo dell’Eternit Bis è tornato in Corte d’Appello a Torino: il processo deve essere rifatto davanti a giudici diversi da quelli che si erano già pronunciati con un verdetto di condanna. Nell’udienza del 23 ottobre 2024, davanti al collegio presieduto da Gianni F. Reymaud, affiancato da Marco Dovesi e Desiré Perego, l’esponente della Procura generale torinese Sabrina Noce ha chiesto la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale, con l’audizione di alcuni consulenti, in merito al nesso causale tra l’esposizione all’amianto e la malattia. Nella prossima udienza di venerdì 15 novembre, saranno dunque ascoltati i consulenti del pm Donata Bellis, Massimiliano Bugiani, Luca Mingozzi, Corrado Magnani e Dario Mirabelli e i consulenti della difesa Canzio Romano, Massimo Roncalli, Danilo Cottica, Pierluigi Nicotera e Giuseppe Nano (per uno della difesa l’audizione slitta al 9 dicembre). Che cosa vuol dire «rinnovazione dell’udienza dibattimentale»? Vuol dire che, al netto di quanto già contenuto nelle carte processuali, alla Corte, per esprimere un giudizio puntuale e sereno, serve approfondire ulteriormente alcuni aspetti critici, soprattutto tecnico-scientifici, convocando testimoni e/o consulenti.
3 – FILONE DI BAGNOLI
La procura della Repubblica di Napoli, ricevuto da Torino il filone relativo a otto morti di Bagnoli, aveva riproposto la richiesta di rinvio a giudizio di Stephan Schmidheiny per omicidio doloso. Successivamente, la Corte d’Assise di Napoli, il 6 aprile 2022, riqualificato il reato da omicidio doloso e omicidio colposo, aveva condannato l’imputato a 3 anni e 6 mesi di reclusione riconoscendolo responsabile della morte causata dall’amianto di una delle otto vittime – Antonio Balestrieri – indicate nel capo di imputazione. La sentenza di primo grado è stata confermata in Appello a giugno di quest’anno. Il verdetto non è ancora stato impugnato in Cassazione, perché non sono scaduti i termini, ma è pressoché certo che ciò avverrà; e la Suprema Corte non potrà far altro che dichiarare comunque la prescrizione, perché è passato troppo tempo dal decesso.
4 – FILONE DI RUBIERA DELL’EMILIA
Lo stralcio torinese, mandato a Reggio Emilia, riguardava due vittime di Rubiera, a cui se ne erano aggiunte altre 50 dopo un esposto del Comune emiliano dove era stato in attività uno degli stabilimenti Eternit italiani, quello di più recente costruzione. Il caso, però, è stato archiviato; pur essendosi riconosciuto che l’esposizione all’amianto è stata massiccia nello stabilimento di Rubiera per tutti gli anni ‘60 e ’70, il gup emiliano non ha ravvisato un nesso causale certo tra le morti e le effettive responsabilità dell’imputato.
5 – FILONE DI CASALE MONFERRATO
Lo stralcio del fascicolo iniziale riguardante le vittime del Casalese era stato trasmesso alla procura di Vercelli (nel cui circondario ricade, come già detto, Casale). La procura di Vercelli, dopo aver esaminato la documentazione ricevuta da Torino e approfondito le indagini, aveva comunque insistito sulla stessa linea dei pm torinesi e aveva chiesto il rinvio a giudizio di Schmidheiny per omicidio doloso. Il gup di Vercelli, Fabrizio Filice, poi, concordando con questa impostazione, aveva rinviato a giudizio l’imputato con quella accusa. L’omicidio volontario è un reato di competenza della Corte d’Assise; Vercelli, però, non è sede di Corte d’Assise e, pertanto, il processo di primo grado è stato celebrato a Novara.
La Corte d’Assise di Novara, presieduta da Gianfranco Pezone (affiancato, oltre che dai popolari, anche dalla giudice togata Manuela Massino), il 7 giugno del 2023 aveva riqualificato il reato da omicidio doloso all’ipotesi più lieve di omicidio colposo, comunque pluriaggravato, condannando l’imputato a 12 anni di reclusione con interdizione per 5 anni dai pubblici uffici relativamente a un gruppo di 9 vittime (nei confronti delle quali il reato di omicidio colposo è doppiamente aggravato: dall’aver commesso il fatto violando le norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro e dall’aver agito nonostante la previsione dell’evento) e per un secondo gruppo di 138 vittime (per le quali viene riconosciuta la sola aggravante di aver violato le norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro). Per l’omicidio colposo doppiamente aggravato di 199 vittime è scattata la prescrizione, perché le morti sono risalenti nel tempo; il reato, quindi, viene dichiarato estinto. Per 46 casi, i giudici di primo grado hanno assolto l’imputato.
La riformulazione del reato (da doloso a colposo) ha comportato, come automatica conseguenza, che una parte dei casi di morte presenti nel capo d’accusa risultino prescritti.
La difesa e i pm hanno impugnato il verdetto di primo grado. La difesa punta all’assoluzione di Schmidheiny, la procura insiste sul reato di omicidio volontario.
Come già scritto, il processo d’appello in Corte d’Assise inizia mercoledì 13 novembre alle 9, nella maxiaula 1 intitolata al giudice Giuseppe Casalbore (tra il 2009 e il 2012, presiedette il Maxiprocesso Eternit in primo grado). Le successive udienze si svolgeranno ogni mercoledì: dopo il 13, saranno il 20 e 27 novembre, il 4, 11 e 18 dicembre.
La Corte d’Assise d’Appello è presieduta da Cristina Domaneschi, presidente della 5a Sezione Penale della Corte d’Appello di Torino, affiancata dalla giudice togata Elisabetta Gallino. I difensori sono Astolfo Di Amato e Guido Carlo Alleva. La Procura generale ha designato i pubblici ministeri Sara Panelli e, applicati, Gianfranco Colace e Mariagiovanna Compare.
6 – ALTRI PROCESSI
Negli anni Ottanta, c’erano stati, davanti al giudice del lavoro di Casale, i procedimenti per la cosiddetta «rendita di passaggio» promossi contro l’Inail e tutti vinti dai lavoratori. In quella occasione, il pretore Giorgio Reposo aveva disposto una perizia tecnica affidata al professor Michele Salvini, dell’Università di Pavia, da cui era emerso uno stato di elevata polverosità dentro e fuori dallo stabilimento Eternit di Casale, contrariamente a quanto la società aveva cercato di far credere all’Inail. La perizia del professor Salvini è stata e continua a essere un elemento di grandissima rilevanza in tutti i processi che si sono susseguiti.
A inizio anni Novanta, poi, c’era stato un processo a Casale nei confronti di dirigenti Eternit per omicidio colposo (alla fine dell’iter tutto si è prescritto, tranne un caso cui è stato riconosciuto il risarcimento).
Un altro processo si era tenuto a Siracusa, dove operava uno degli stabilimenti Eternit italiani.
Successivamente, tra il 2009 e il 2014, si è celebrato il Maxiprocesso Eternit, a seguito di complesse indagini svolte dalla procura di Torino, che avevano condotto all’incriminazione per disastro doloso di due imputati: oltre all’imprenditore svizzero Schmidheiny, anche il belga Louis de Cartier.
7 – MAXIPROCESSO ETERNIT
Il pool dei pm torinesi – Raffaele Guariniello, Gianfranco Colace e Sara Panelli – aveva chiesto il rinvio a giudizio di Schmidheiny e del belga Louis de Cartier per disastro doloso.
Il gup Cristina Palmesino aveva iniziato l’udienza preliminare il 6 aprile 2009 e, al termine, il 22 luglio successivo aveva disposto il rinvio a giudizio di entrambi gli imputati per il reato di disastro doloso. Il processo di primo grado era cominciato, poi, il 10 dicembre 2009. Il 13 febbraio 2012 il tribunale, presieduto da Giuseppe Casalbore, aveva condannato entrambi gli imputati, ultimi patron di Eternit in vita, a 16 anni di carcere ciascuno. In secondo grado, la Corte d’Appello, presieduta da Alberto Oggé, a giugno 2013 aveva condannato il solo Schmidheiny (de Cartier, molto anziano, nel frattempo è deceduto) a 18 anni di reclusione. La Corte di Cassazione, il 19 novembre 2014, aveva dichiarato prescritto il reato di disastro doloso, facendo decorrere i termini della prescrizione dal momento in cui era stata chiusa la fabbrica di Casale, nel 1986.
8 – I PROCEDIMENTI APERTI
Riassumendo, i procedimenti penali tutt’ora aperti sono i seguenti:
- – Eternit bis, filone di Bagnoli, in attesa di eventuale processo in Cassazione
- – Eternit bis, filone di Cavagnolo, è iniziato il 23 ottobre il nuovo processo in Corte d’Appello a Torino
- – Eternit bis, filone di Casale Monferrato, inizia il 13 novembre il processo in Corte d’Assise d’Appello
9 – IO C’ERO
Il 13 novembre 2024, dunque, ci si rimette in viaggio verso Torino. Si torna là, nella maxiaula 1 che, nel frattempo, a ottobre 2016, è stata intitolata al giudice Giuseppe Casalbore (morto a ottobre 2013). Memorabile la sua pronuncia della sentenza, durata alcune ore, che, per rispetto, lesse stando in piedi, nominando a una a una le vittime.
Mercoledì, ritroveremo, ciascuno al proprio posto, molti dei volti di 15 anni fa.
Quel bisogno di giustizia – ovvero di riconoscimento di un torto subito – è ancora vivido e irrisolto. Ognuno, dalla propria trincea, si impegna a sciogliere questo nodo. Ma non si è gli stessi di allora: le fatiche compiute in questi cinque lustri hanno modificato, integrato, arricchito. Voglio sperare che sia così.
La giustizia a cui aneliamo ha dovuto farsi strada tra posizioni e tesi contrapposte, a volte estremamente dolorose, giudiziarie e no, e financo tra i pertugi di ordinarie incomprensioni, che vanno assolutamente sanate con la coscienziosa consapevolezza che l’obbiettivo in gioco è di ben altra portata.
La giustizia cui aneliamo è, intanto, diventata più matura, diciamo che ha messo su le rughe; non cede certo alla chiarezza e all’onestà intellettuale e morale, ma chiede anche pacificazione. La speranza è che, da questo tracciato che è stato segnato anche con la tenacia delle mani nude, si arrivi, finalmente, all’obbiettivo più grande, più desiderabile e irrinunciabile: la cura per guarire dal mesotelioma.
Io, 15 anni fa, in quell’alba, c’ero. Molti di quelli che ora leggono c’erano. Il 13 novembre 2024, nella stessa maxiaula 1 del Palazzo di Giustizia di Torino, ci saremo tutti, anche coloro che, dopo un pezzo di strada, sono stati costretti a fermarsi. Volti determinati, volti pieni di vita, volti amati.
Ma a quell’appuntamento, tra pochi giorni, i loro sguardi ci saranno, vigili, nitidi e severi.
Saremo in tanti, tantissimi e ci sarà posto per tutti, nessuno resta fuori. Fino a che non sarà finita.
Translation by Victoria Franzinetti
On Wednesday 13 November 2024, the Casale section of the so-called ‘Eternit’ affair, opens before the Turin Court of Appeal of Assizes. Six hearings are scheduled between now and Christmas.
Stephan Schmidheiny, a now 77-year-old Swiss entrepreneur and the last surviving owner of Eternit (a company that for decades manufactured asbestos products in Italy and around the world, mainly roofs and pipes, chimneys, etc.), is accused of voluntary manslaughter for hundreds of deaths caused by the uncontrolled spread of asbestos fibres, which cause a malignant cancer known as mesothelioma.
Fifteen years 15 years have gone by. In the milky-white dawn of 10 December 2009, only the white, red and green colours of the Italian national flag, reading Eternit Justice, walked by. The flags were capes on the shoulders of hundreds of people who set off for the Turin courts on coaches organised by Afeva (Associazione Famigliari e Vittime Amianto- the local asbestos victims’ association) from Piazza Castello in Casale, where the first hearing in the so-called Eternit Maxi trial was to start.
I was there, in that now distant dawn, but not off camera. As were others reading this. Sadly, many of those who were there on that dreary day (and on the many days that followed, some hot some cold depending on the seasons) are no longer there. Some have been swallowed up by the same evil – mesothelioma – which they had been fighting when they had boarded the bus to Turin to seek justice.
What is justice? A difficult question to which everyone tries to answer on a personal level, seeking a legitimate answer. I will say that for me, after deep reflection it is the acknowledgement of the evil which so badly affected and still affects our unlucky and courageous town – in the form that, in science and conscience, may consider most appropriate and noble. We must understand who and why this was done and then find a way of banishing this evil by healing the harm it has caused.
SUMMARY
– 1 – The Eternit Bis trial (deaths in Casale Monferrato, Cavagnolo, Bagnoli di Napoli, Rubiera dell’Emilia). Incrimination, preliminary hearing, ne bis in idem (double jeopardy), the case is to be heard separately according to location.
– 2 – the Cavagnolo case: trial court and appeal, Court of Cassation which sent it back to the Turin Court of Appeal.
– 3 – the Bagnoli case : trial court and appeal
– 4 – the Rubiera dell’Emilia case: dismissed
– 5 – The Casale Monferrato case: from the preliminary hearing in Vercelli to the sentencing by the Novara Court pf Assizes, including the appeal by the defence and the public prosecutor. The appeal at Court of Assizes.
– 6 – Other trials: from the 1980s onwards
– 7 – Eternit maxi-trial: convictions at trial and appeal courts, statute of limitations ruled by the Court of Cassation
– 8 – Public hearings
– 9 – I was there. Thoughts
1 – CHRONICLE OF THE ETERNIT BIS TRIAL
In 2014, the public prosecutor’s office in Turin charged Stephan Schmidheiny indicting him with the crime of intentional (i.e. deliberate) homicide, which caused hundreds of deaths in Cavagnolo, Casale, Rubiera and Bagnoli. The judge of the preliminary hearing (aka GUP) Dr Federica Bompieri, first took into consideration the defence’s objection concerning the ‘ne bis in idem’ (double jeopardy) principle whereby the same person cannot be tried twice for the same facts) and referred the matter to the Constitutional Court, which, after examining the specific case, cleared up any doubts, declaring the defendant liable to prosecution for intentional homicide (in the first Maxi trial, however, he had been charged with a different offence: intentional disaster). Having received this response, Dr Bompieri then reclassified the crime wilful manslaughter. As a result, the original case of Eternit Bis was divided into four parts.
One case was heard in Turin, for two asbestos victims in Cavagnolo; one went to Reggio Emilia, for certain deaths linked to the asbestos processing plant in Rubiera factory; a third ended up in Naples (for 8 deaths in Bagnoli); the fourth case, the largest, was for the Casale victims, that ended up in the public prosecutor’s office in Vercelli, in as Casale and Monferrato is in that district.
2 – THE CAVAGNOLO CASE
In the case of the two deaths in Cavagnolo (where an Eternit factory, formerly Saca, was operating), the same judge, Federica Bompieri, sent the accused Schmidheiny back to court for the reclassified offence of manslaughter. The trial in Turin ended with Schmidheiny being sentenced to four years’ imprisonment for the deaths of two people: Giulio Testore, a former employee who died of asbestosis, and Rita Rondano, a local woman who died of mesothelioma in 2012. On appeal, the contractor was acquitted of the mesothelioma case and sentenced to one year and eight months for the death of Testore, who, it should be remembered, suffered from asbestosis. Asbestosis is a dose-dependent disease, i.e. the consequence of continuous and massive exposure to asbestos dust. On the 9th of May 2024, the Court of Cassation quashed the judgment sending it back to the Turin Court of Appeal: the trial has to be heard by another court. At the hearing on October the 23rd 2024, before the court presided over by Dr Gianni F. Reymaud, assisted by Dr Marco Dovesi and Dr Desiré Perego, the Turin public prosecutor Sabrina Noce requested that the trial be re-investigated, with the hearing of a number of consultants, on the causal link between exposure to asbestos and the disease. At the next hearing on Friday November the 15th , the prosecutor’s consultants Donata Bellis, Massimiliano Bugiani, Luca Mingozzi, Corrado Magnani and Dario Mirabelli will be heard, as will the defence consultants Canzio Romano, Massimo Roncalli, Danilo Cottica, Pierluigi Nicotera and Giuseppe Nano (the hearing for one of the defence consultants will be postponed until December the 9th, 2024). What does ‘ra new trial mean’? It means that, in addition to what is already contained in the trial documents, the Court needs to examine certain critical aspects in greater depth, particularly the technical and scientific aspects, by calling witnesses and/or consultants.
3 – THE BAGNOLI CASE FOR 8 MESOTHELIOMA DEATHS
The Naples Public Prosecutor’s Office, re-submitted the request for Stephan Schmidheiny to be charged with murder. Subsequently, on the 6th of April 2022, the Naples Assize Court reclassified the crime as murder and sentenced the accused to 3 years and 6 months in prison, finding him responsible for the death caused by asbestos of one of the eight victims – Antonio Balestrieri – listed in the indictment. The sentence handed down in the trial court was confirmed on appeal in June 2024. The verdict has not yet been heard in the Court of Cassation, as the time limit has not yet expired, but it almost certainly will; and the Court of Cassation will have no choice but to declare the case time-barred anyway, because too much time has passed since the death.
4 – RUBIERA, EMILIA CASES
The Reggio Emilia case was for two victims from Rubiera, to whom 50 others were added following a complaint lodged by the Emilian municipality where one of Eternit’s most recent Italian plants operated. However, the case was dismissed; although it was acknowledged that there had been massive exposure to asbestos at the Rubiera plant throughout the 1960s and 1970s, the Emilia Judge of the first hearing (GUP) did not see a definite causal link between the deaths and the actual responsibilities of the defendant.
5 – CASALE MONFERRATO CASES
The initial file concerning the Casale victims was sent to the Vercelli Public Prosecutor’s Office (which Casale comes under, as we have already mentioned). After examining the documentation received from Turin and investigating further, the Vercelli public prosecutor’s office, followed the same approach as the Turin public prosecutors and requested that Schmidheiny be sent to trial for murder. Dr Fabrizio Filice, the judge of the preliminary hearing agreed and sent Schmidheiny back to court on this charge. Murder is an offence heard by the Court of Assizes; however, Vercelli has no Court of Assizes so the first trial was held in Novara.
On the 7th of June 2023, the Novara Assize Court, presided over by Dr Gianfranco Pezone (with Dr Manuela Massino), reclassified the crime of voluntary manslaughter as involuntary manslaughter, albeit aggravated, sentencing the accused to 12 years’ imprisonment with a 5-year ban on holding public office for a group of 9 victims (for whom the crime of manslaughter was doubly aggravated by the fact that he had committed the act in breach of the health and safety regulations on the prevention of accidents at work) and by the fact that he had acted wilfully, that is with prior knowledge, and for a second group of 138 victims (for whom only the aggravating circumstance of having acted in breach of the health and safety regulations on the prevention of accidents at work). For the doubly aggravated manslaughter of 199 victims, the statute of limitations applied; the crime was time barred. In 46 cases, the trial judges acquitted the accused.
The defence and the prosecution both appealed. The defence seeks Schmidheiny’s acquittal, while the prosecution insists on the murder indictment.
As we have already written, the appeal trial before the Assize Court begins in Turin on Wednesday 13 November at 9 a.m., in the large courtroom 1 named after judge Giuseppe Casalbore (between 2009 and 2012, he presided over Eternit’s Maxi trial). Subsequent hearings will take place on Wednesdays: after 13 November, they will be held on 20 and 27 November, and 4, 11 and 18 December.
The Court of Appeal is presided over by Dr Cristina Domaneschi, President of the 5th Criminal Section of the Turin Court of Appeal, with Judge Elisabetta Gallino. The defendant is represented by lawyers Astolfo Di Amato and Guido Carlo Alleva. The public prosecutor’s office has appointed Sara Panelli as prosecutor and Gianfranco Colace and Mariagiovanna Compare as additional prosecutors.
6 – OTHER TRIALS
In the 1980s, the Casale labour court heard a case against Inail (the workers’ compensation agency) concerning payment, which was won by the workers. On that occasion, magistrate Giorgio Reposo ordered a technical assessment by Professor Michele Salvini of Pavia University, which revealed a high level of dust inside and outside the Eternit factory in Casale, contrary to what the company had tried to make Inail believe. Professor Salvini’s report was, and continues to be, a very important element in all the trials that followed.
Then, at the beginning of the 1990s, a trial was held in Casale against Eternit executives for manslaughter (at the end of the proceedings, the statute of limitations had run out, with the exception of one case for which compensation was awarded).
Another trial was held in Siracusa (Sicily) , where one of Eternit’s Italian plants operated.
Subsequently, between 2009 and 2014, the Eternit Maxi trial was held, following complex investigations by the Turin Public Prosecutor’s Office (Dr Guariniello), which led to the indictment for malicious disaster of two defendants: in addition to the Swiss entrepreneur Schmidheiny, also the Belgian Louis de Cartier.
7 – MAXI-TRIAL ETERNIT
The pool of Turin prosecutors – Drs Raffaele Guariniello, Gianfranco Colace and Sara Panelli – had asked for Schmidheiny and the Belgian Louis de Cartier to be charged with malice aforethought.
Judge Cristina Palmesino began the preliminary hearing on the 6th of April 2009 and, at the end, on the following 22 July, ordered that the two defendants be charged with the offence of intentional disaster. The trial started on the 10th of December 2009. On the 13th of February 2012, the court, presided over by Giuseppe Casalbore, sentenced the two defendants, Eternit’s last surviving owners, to 16 years’ imprisonment each. At the Appeal, in June 2013, the Court, presided over by Alberto Oggé, sentenced Mr Schmidheiny alone (Mr de Cartier, who was very old, had died in the meantime) to 18 years’ imprisonment. On the 19th of November 2014, the Court of Cassation ruled that the offence of intentional disaster was time-barred, making the limitation period run from the closure of the Casale plant in 1986.
8 – OPEN PROCEEDINGS
In summary, the criminal proceedings still open are as follows:
- – Eternit bis, Bagnoli strand, pending a possible trial before the Court of Cassation
- – Eternit bis, Cavagnolo section, the new trial began on 23 October before the Turin Court of Appeal.
- – Eternit bis, Casale Monferrato branch, the trial before the Court of Appeal begins on 13 November.
9 – I WAS THERE
So on 13 November 2024, we set off again for Turin. We return to Maxiaula 1, which in October 2016 was named after Judge Giuseppe Casalbore (who died in October 2013). Memorable was his pronouncement of the sentence, which lasted several hours and which, out of respect, he read standing up, naming the victims one by one.
On Wednesday, many of the faces from 15 years ago will be back in their places.
The need for justice – i.e. recognition of a wrong suffered – is still strong and unresolved. Everyone is affected and needs to come out of it. But you are not the same people as you were then: the work of the last five years has modified, added to and enriched our understanding. I hope that this is the case.
The justice to which we aspire has had to find its way through opposing positions and theses, sometimes extremely painful, judicial and otherwise, and even through the pitfalls of ordinary misunderstandings, which absolutely must be healed in the knowledge that the objective at stake is on an altogether different scale.
Time has passed and the justice we aspire to has aged, let’s say it has wrinkled; it certainly does not give in to clarity and intellectual and moral honesty, but it also calls for resolution. The hope is that on this path, which has also been marked by the tenacity, we will finally achieve the greatest, most desirable and most indispensable goal: curing mesothelioma.
15 years ago, I was there at that dawn. Many of those reading today were there. On the 13th of November 2024, in the same room 1 of the Turin courthouse, we will all be there, even those who, after a while, were forced to stop. Faces that speak of our determination, faces of life, faces of love.
But when we meet in a few days’ time, their eyes will be there, attentive, sharp and severe.
There will be many, many of us, and there will be room for everyone, no one will be left out. Until the end.
Eternit Bis, anche la pubblica accusa ha impugnato la sentenza della Corte d’Assise. Ecco i motivi
Eternit Bis: ecco perché i difensori di Schmidheiny contestano e impugnano la sentenza dell’Assise
Lettera aperta a Herr Stephan Schmidheiny nella «Giornata delle vittime dell’amianto»
Grazie Silvana . Un grande lavoro il tuo . Auguriamoci che finalmente si ponga la parola fine a questo “calvario” con la Giusta Sentenza . Un caro ricordo a chi non c’è più .
Ancora una volta grazie per la dettagliata descrizione di questa tragedia che abbiamo vissuto e che stiamo ancora vivendo.