SILVANA MOSSANO
Partito da Casale per andare a rimuovere dal muro di una casa di Bristol «lo starnuto» del misterioso writer inglese Bansky, dedicato all’era del covid, è finito invece in una camera di sicurezza di Sua Maestà la Regina. Controllato, perquisito e rispedito a casa in treno senza neppure raggiungere la meta.
«Ci sono rimasto un po’ male» è il laconico commento di Guido Costanzo, corniciaio casalese de «Il Labirinto» di via Benvenuto Sangiorgio.
Immediata applicazione pratica della Brexit: il Regno Unito da metà gennaio è fuori dalla Comunità Europea. Il passaggio alla frontiera è rigido e anche un po’ incerto, va ancora rodato. Guido Costanzo aveva il passaporto regolarissimo e si recava in Inghilterra animato dalle migliori intenzioni: si era messo in viaggio con Federico Borgogni, noto restauratore di Ozzano Monferrato, formatosi alla scuola artistica del Liceo Canina di Casale e poi affermatosi nel tempo tanto da guadagnare stima e collaborazioni continuative con il Museo del Cinema e con la Galleria d’Arte Moderna a Torino, con il Museo Civico di Casale, oltre a numerose esperienze a Milano e a Roma. Era stato Borgogni a coinvolgere l’amico corniciaio, perché gli era stata affidata una commessa impegnativa: rimuovere, dal muro di una casa di Bristol, il graffito divenuto celebre come «Aachoo!!!», l’espressione onomatopeica dello starnuto che in italiano si traduce con «Etcì» (traduzione che riguarda la scrittura, perché, circa il suono prodotto, si presume che inglesi e italiani starnutiscano tutti producendo analoghi fragori!).
«Devo andare a “staccare” il murale per preservarlo, ti va di venire ad aiutarmi?».
Borgogni aveva già messo mano a un’opera del fantomatico Bansky, misterioso e imprendibile artista inglese, di cui non si conosce, almeno ufficialmente, l’identità, che, munito di fantasia e bomboletta, da anni esprime dissensi, disagi, malesseri del proprio tempo stampandoli sui muri. Il restauratore ozzanese nel 2018 era stato ingaggiato per rimuovere e restaurare il graffito del «Gorilla mascherato», con metodologia simile a quella impiegata per staccare dalle pareti gli affreschi. I graffiti di Bansky hanno acquisito valore sul mercato dell’arte.
«Vieni a darmi una mano?». Il lavoro è molto impegnativo, Borgogni aveva bisogno di una «spalla» di cui fidarsi.
E Costanzo: «Perché no?». Un’esperienza da vivere, finanche da pregustare, già dall’immaginazione e dall’organizzazione del percorso a bordo di un furgone carico degli strumenti del mestiere: gran bella avventura, con cui spezzare la monotonia oscurantista del tempo del covid.
Partenza, viaggio, tutto liscio come l’olio. Arrivo a Calais e passaggio della frontiera francese: neanche un plissé. I due amici chiacchieravano rilassati addentrandosi nella pianificazione del da farsi… appena arriviamo, scarichiamo il materiale, montiamo i ponteggi, cominciamo da… Le cose pratiche in un lavoro importante da eseguire per bene.
Frontiera inglese. Emozione? Tanta. La meta è vicina. Preoccupazione? Nessuna. L’animo è puro, l’obbiettivo è nobile, una di quelle esperienze che memorizzi attimo per attimo e, al ritorno, le racconti agli amici. Il passaporto è qui, già stretto nella mano, nuovo di zecca, ci è voluto un po’ a ottenerlo perché dal commissariato di Casale la pratica è passata alla questura di Alessandria, vengono fatti controlli prima di rilasciarti il documento, la solita burocrazia. «Se me l’hanno rilasciato vuole dire che sono a posto» è l’intima e solida certezza interiore.
E invece no. Il passaporto è a posto, ma manca un visto dell’ambasciata. Non è d’obbligo per Borgogni che è il titolare della commessa, sì per Costanzo che è con lui come semplice collaboratore.
«Ci segua». Gli uomini in divisa l’hanno detto nella loro lingua, ma Costanzo l’ha capito pur senza interprete.
I momenti non sono dei migliori: lontano da casa, dal tuo tran tran, dalle tue sicurezze che hai dato sempre per scontate. Ti rendi conto, di colpo, che sei fuori dalla protettiva Comunità Europea. E in mano agli inglesi!
Pensi alla tua famiglia, al giro degli amici, al bancone del laboratorio di corniciaio dove, con umile discrezione e consolidata esperienza, hai il merito, riconosciuto, di far risaltare e valorizzare tanto un’opera d’arte conclamata quanto, a volte, una «crosta».
Tira un’aria! La senti sulla pelle e nell’anima.
«Mi hanno perquisito e mi hanno schedato».
Singulti di pensieri: «Ma chi me l’ha fatto fare? Sì, vabbé, manca un foglio, ‘sto visto dell’ambasciata, colpa mia, dovevo informarmi meglio, però nessuno me l’ha detto, altrimenti, e, poi, fino a pochi giorni fa, questa linea di confine l’attraversavi senza problemi, adesso invece viene fuori un casino…». Ti proponi di stare calmo, «è la prassi» ripeti, «fanno il loro dovere».
Poi: «Ti portiamo in camera di sicurezza!». Costanzo, come nei film, allunga le braccia e consegna ai poliziotti i polsi incrociati. Mannò, sorridono in inglese, niente manette!
«L’hanno capito che eravamo due pirla e non dei criminali».
Tanto è vero che è stato trattato bene, date le circostanze. «Ogni tanto venivano addirittura a chiedermi “Vuoi da bere, vuoi da mangiare, vuoi un caffè?”».
Comunque, per un’ora o un po’ di più il casalese si è accomodato dietro le sbarre. Dio salvi la Regina, ma anche me, deve aver pensato.
Gli accertamenti hanno confermato con assoluta certezza che Guido Costanzo è persona perbene, fedina penale immacolata, mai un alterco. E, tuttavia, quel foglio di carta mancante gli ha impedito di varcare la frontiera.
«Mi hanno accompagnato alla stazione ferroviaria, ma non c’erano più treni verso l’Italia». Così, mentre Borgogni, con il via libera, proseguiva il viaggio per Bristol, Costanzo ha dovuto alloggiare tre giorni in albergo in attesa del primo convoglio che lo riportasse a casa con la forte spinta di uno starnuto che, «etcì», alla vecchia del graffito di Bansky fa scappare di mano la borsa e di bocca la dentiera, mentre al corniciaio casalese ha fatto scappare la voglia, almeno per un bel po’, di ritentare un’altra simile avventura.
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Che “bella” e molto ben descritta avventura, adesso si possono provare anche andando ad OVEST!!!
Curiosa questa storia, quasi surreale. Non ci siamo ancora abituati a pensare che le regole sono cambiate. Dicevano i latini”Dura lex sed lex’. Mi spiace Per Guido che conosco da tanti anni( tanto per cambiare è stato mio alunno tempo fa) così bonario e simpatico, molto bravo nel suo lavoro. La prossima volta che vorrà andare nella Terra di Sua Maestà, avrà sicuramente tutto in regola.
Povero Guido!!!! Perché però non riprovarciiiii!
Disavventure di chi viaggia.
A volte si passano momenti molto critici e non sempre si riesce a descrivere cosa si prova quando si è coinvolti in prima persona. Aiuta la consapevolezza di essere tranquillo di non aver fatto nulla di male e di irregolare.
Nel 1998 ho avuto seri problemi con i miei compagni di viaggio (altre 5 persone) mentre attraversavamo la frontiera libanese-siriana.
Bloccati per più di un’ora chiusi dentro la macchina sotto un sole cocente. Ci hanno requisiti tutti i nostri passaporti e nessuno ci diceva nulla.
Eravamo senza protezione dato che la nostra guida libanese era ancora presente ma oltre la linea di confine e quella siriana ci aspettava dall’altra parte. Il tratto di terra fra le due frontiere viene chiamato terra di nessuno. In quel luogo era ampio.
Ci si sente impotenti oltretutto non puoi parlare con nessuno e non solo perché nessuno di noi parlava la loro lingua. Poi tutto si è risolto. La colpa era di un passaporto di uno dei compagni di viaggio che era si perfettamente in regola ma il controllore in quella linea di confine non era al corrente che un timbro sul passaporto ritenuto sgradito non riguardava lo Stato di Israele ma era egiziano. Colpa della guerra di quel periodo. Territori conquistati da Israele poi ritornati egiziani alla fine del conflitto.
Per fortuna che tutto è finito bene.