E’ morto l’ingegner Sandro Buzzi, industriale di una grande famiglia di cementieri, per anni alla guida del gruppo Buzzi Unicem. Aveva compiuto novant’anni esattamente due mesi fa: il 4 luglio. Si era laureato in Ingegneria chimica al Politecnico di Torino nel 1956 e, forte di uno spirito tenacemente innovativo, era subito entrato in azienda, grande conoscitore della tecnologia del cemento. Era Cavaliere del Lavoro dal 1998, insignito dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Grande amante del mare e delle regate. Due anni e mezzo fa, in febbraio, era morta la moglie Maria Luisa Filipello con la quale aveva condiviso oltre sessantadue anni di matrimonio. L’ingegner Sandro Buzzi lascia i figli Consolata, Pietro, Michele e Luigi, e molti nipoti con i quali condivideva una chat speciale nonno-nipoti. Nella parrocchia del Valentino, a Casale, rosario mercoledì 6 settembre alle 19 e funerale giovedì 7 settembre alle 10.
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Quella che segue è un’intervista che l’ingegner Sandro Buzzi mi rilasciò, per il quotidiano La Stampa, quando cedette la guida del gruppo Buzzi Unicem al fratello Enrico. Lui mantenne il ruolo di presidente d’onore. L’articolo comparve su La Stampa il 20 maggio 2014.
Nel commiato, espresso in assemblea e pubblicato sull’ultimo numero della rivista aziendale Portland, ricorda: «Mio padre Luigi, nel 1982, in occasione del 75° anniversario, disse “l’azienda è sempre stata condotta da fratelli: da questo forte spunto comune ricava forze e risorse per il futuro”».
L’INIZIO
La F.lli Buzzi Cementi nacque nel 1907 per iniziativa di Pietro (padre di Luigi) e Antonio. Ora è un gruppo multi-regionale internazionale, quotato in Borsa, secondo in Italia, con sede centrale a Casale Monferrato e impianti italiani a Robilante, Trino, Vernasca, Riva del Garda, Cadola, Travesio, Settimello, Guidonia, Siniscola, Augusta e Barletta, e circa 30 stabilimenti all’estero, negli Stati Uniti, in Messico, Germania, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ucraina e Russia degli Urali. In tutto occupa oltre diecimila cinquecento addetti. La gestione tra fratelli continua grazie anche al fatto che i Buzzi sono tanti (Sandro è il primo di undici figli); gli stessi attuali amministratori delegati del gruppo sono fratelli, Michele e Pietro, figli di Sandro, e in azienda sono presenti una decina di membri della famiglia.
Le dimissioni non significano certo che l’ingegner Sandro esca dall’azienda; resta con il ruolo di presidente d’onore, nel senso che è un onore e una risorsa irrinunciabile per la società continuare a poter contare su un uomo che del cemento sa tutto, perché tutto ha imparato in oltre sessant’anni.
«Sono entrato nel consiglio direttivo della Buzzi nel ’52, avevo 19 anni». Terminato il liceo Classico a Casale, si iscrisse a Ingegneria Chimica, a Torino: «Su 602 iscritti, nel’56 ci laureammo in cinque». Intanto, però, già si impegnava in azienda: «Mi occupavo dei nuovi impianti, tutti di tecnologia tedesca. Il tedesco lo sapevo bene, l’avevo imparato da bambino nella scuola salesiana, da Suor Elena». Ora, oltre a questa lingua e ovviamente all’italiano, parla bene inglese, francese e spagnolo; si rammarica di non aver continuato ad approfondire il russo.
«Dai 20 ai 23 anni, mi occupai della modifica dell’impianto di Casale e della realizzazione dei due nuovi forni rotanti a Trino. In una cementeria il forno è come il cuore per il corpo umano». E così, «umanamente», furono anche «battezzati» i due forni trinesi: Pa.Vo, acronimo di passione e volontà, e Fo.Co, forza e coraggio.
DA CEMENTO NATURALE A CEMENTO ARTIFICIALE
In quegli anni, Sandro Buzzi fu testimone diretto del passaggio dall’utilizzo della marna, impiegata per fare il cemento naturale, al calcare, quando iniziò la nuova fase del «cemento artificiale», ma ricorda bene quando «ogni mercoledì scendevo in miniera, a 120, 130 metri».
Ancora studente universitario, fece anche esperienza «fuori casa», con lunghi stages estivo-autunnali nell’ufficio tecnico della cementeria Holderbank tedesca. «Nel ’53 – rammenta – andai a seguire il montaggio di un forno rotante a Westfalia». Sorride, soddisfatto, al ricordo: «Funziona ancora adesso».
Non un cementiere «da ufficio», ma un cementiere «sul campo», tanto che ad esempio, nella stagione calda degli scioperi tra fine anni ’60 e inizio ’70, per non fermare i forni, «andammo io, mio fratello Franco e pochi altri a far andare avanti le fabbriche!». Erano, allora, due: Trino e Robilante».
GALLERIA DI 6 CHILOMETRI
«Robilante, impianto straordinario, è stata una sorta di nave-scuola», in funzione dal ’65. «Una creatura mia, progettata dopo un lungo viaggio in America, dove andai a conoscere ventisei cementerie, mixando la tecnologia tedesca». La gestione, fin dall’avvio, fu affidata a Enrico, che aveva appena terminato il servizio militare e che di quell’impianto è il miglior conoscitore. «Geniale fu, poi, l’idea di nostro padre di collegare la cava di materia prima nella Val Roaschia con lo stabilimento tramite una galleria di sei chilometri. Ci impegnammo a fondo, in quel progetto, l’ingegner Brunelli e io: volevamo che si costruisse un nastro unico diretto. Non fu affatto semplice; riuscimmo a trovare soltanto un’azienda di Parigi disposta a realizzarlo. Fa impressione ancora oggi!».
ALLA CONQUISTA DELL’AMERICA
Dalla seconda metà degli anni Settanta e poi negli anni Ottanta, i cementieri casalesi sono proiettati verso la conquista dell’America. I fratelli Sandro e Franco Buzzi (che hanno «diviso per vent’anni, da ragazzi, la stessa camera da letto, e per cinquanta l’attività in azienda, come in simbiosi, tanto che l’uno era praticamente l’alter ego dell’altro») esplorano il Canada, gli Stati Uniti, il Messico, il Brasile. La simbiosi, purtroppo, si interrompe tragicamente nel 2011,quando Franco («un uomo straordinario, intelligente e competente… che ottimo ministro dell’Economia sarebbe stato!») morì per una grave malattia.
LA CRESCITA IN ITALIA
In Italia, nel frattempo, la società Buzzi acquista quasi tutte le storiche cementerie casalesi. Alla fine, «qui eravamo rimasti soltanto noi e la Unicem della famiglia Agnelli». Il ricordo è nitido: «Avevamo un pensiero ambizioso, ci riflettevamo. Un giorno, eravamo in auto, Franco guidava, io avevo in mano la calcolatrice. Feci la cifra e Franco, il giorno dopo, telefonò a Umberto Agnelli per proporgliela. Fu abile, non gli comunicò un numero, ma usò una perifrasi, che richiamava una precedente operazione condotta da Unicem. Agnelli ci pensò una notte e poi ci richiamò per dire che accettava». Sandro, nel gennaio ’98, divenne prima amministratore delegato di Unicem e dopo la fusione, a fine ’99, amministratore delegato di Buzzi Unicem spa, incarico che lasciò nel 2006.
OPERAZIONE GERMANIA
Del 2001, l’ «operazione Germania», con l’acquisizione della gruppo cementiero della famiglia Dyckerhoff, grande oltre una volta e mezzo rispetto a Buzzi Unicem. Da non dormirci la notte, ma l’accordo fu fatto e il gigante tedesco, nell’arco di quattro anni, passò sotto il cappello Buzzi Unicem, entrando nel suo bilancio consolidato..
Proprio in piena espansione, già a metà degli anni ’90, la decisione di mantenere la sede centrale, il quartier generale, a Casale, dove il cuore aveva cominciato a battere. Non senza ostacoli, fu realizzato il palazzo di vetro («avrebbe dovuto avere due piani in più, ma non ci fu concesso»), cui, dopo l’acquisizione di Unicem, fu affiancata una nuova palazzina perché gli uffici non bastavano.
IL CENTENARIO
Il 2007, ricorrenza del centenario, «fu il miglior anno di sempre». La crisi mondiale cominciò a farsi sentire dal 2008 e persiste in maniera pesante: «Quest’anno la perdita complessiva, in parte operativa, in parte per cancellazione di attivi, è molto elevata; è l’estero in questo momento che sostiene l’Italia». Ma l’ingegner Buzzi è fiducioso: «Nel 2015 si troverà un migliore equilibrio». La previsione non è soltanto frutto del suo naturale ottimismo, ma anche di un’esperienza lunga, maturata sia come imprenditore della propria azienda sia come presidente, per dieci anni, dell’Aitec (associazione dei cementieri italiani) e per 4 volte (unico caso per un italiano) al vertice del CemBureau, che unisce i cementieri europei.
Nel giorno dell’assemblea, il 9 maggio, passato il testimone ufficialmente al fratello Enrico, l’ingegner Sandro «ha preso il largo» per una delle sue appassionanti regate. E’ il mare il suo altro grande amore, da cui ha ricavato importanti soddisfazioni, con barche eccellenti che si sono misurate in competizioni internazionali.
E, poi, il ritorno a casa, a pochi passi dal «palazzo di vetro». C’è Maria Luisa ad aspettarlo da quasi sessant’anni. «Ci siamo sposati nel ’58»: la data la ricorda con sicurezza. «L’avevo conosciuta a Torino, sempre ….a una certa distanza…»: anche di questo ha buona memoria. Poi il fidanzamento: ’56 o ’57? «Autunno del ’57», gli ricorda con precisione lei al telefono. «Fu il ’57? Sì, ma tu eri già nella mia testa da molto prima, la tua fotografia era sulla mia scrivania!». Si scelsero quando Sandro aveva 19 anni e Maria Luisa 18. A distanza di oltre sessant’anni sorride con gli occhi, certo di aver fatto… un ottimo investimento. «Mia moglie? Difficile batterla!».
Puntuale come sempre ad evidenziare le eccellenze di Casale, in questo caso la figura di un uomo che nella sua lunga carriera ha portato il nome della nostra città nel mondo.
Grazie Silvana per il ricordo di un Grande Uomo . Requiem. Condoglianze alla famiglia.
Complimenti Silvana, intervista molto bella dalla quale emergono le caratteristiche umane dell’Ing. Buzzi