SILVANA MOSSANO
A Pasquetta di un po’ di tempo fa, un ragazzo di poco più di vent’anni si schiantò in moto in una via del centro storico di Casale: per evitare una Cinquecento che si stava muovendo dal parcheggio a bordo strada, fece uno scarto che gli fu fatale. Picchiò la testa contro il pigliotto in pietra del palazzo che era stato il collegio salesiano delle Suore del Sacro Cuore. Morì all’istante. Sui giornali locali fu pubblicata la foto «subito dopo l’incidente»; comparivano in primo piano la motocicletta riversa sull’asfalto e una scarpa. Una sola scarpa. Sono passati circa 40 anni e a me quella scarpa in bianco e nero non si è scollata più dagli occhi. Ho immaginato un pezzo di vita di quel ragazzo: quando l’aveva scelto quel paio di scarpe guardandosi allo specchio, quando le aveva indossate quel mattino, facevano parte anch’esse del suo stile, del suo modo di essere, di desiderare, di sognare quel che avrebbe voluto diventare poi da grande.
Dietro una scarpa sfuggita in quel tonfo mortale c’è una storia. Sono le storie che compongono la Storia. Sono le storie piccole delle persone che ci aiutano a comporre e a provare a capire la Storia grande dell’umanità e del mondo.
Ancora un esempio tra molti. Un pomeriggio, una donna morì in un incidente in corso Indipendenza. Era uscita dal lavoro, andava di fretta, a casa l’aspettavano i suoi bambini e doveva ancora sbrigare una commissione. Ma a casa da loro non tornò più. Da cronista, bussai a quella porta per raccogliere i ricordi di una vita schiantata. Sul divano era seduta sua madre, piangeva disperata, una maschera di dolore. E batteva i piedi per terra, con forza, senza interruzione, martoriando un fazzoletto in un pugno e ripetendo con ossessione: «Voglio mia figlia, ridatemi mia figlia, voglio mia figlia, ridatemi mia figlia». E continuava così, con un’ostinazione come slegata dalla sua volontà, a battere i piedi per terra, a stropicciare il fazzoletto, a ciondolare la testa su quella litania ossessiva e senza speranza.
In quel posto pericoloso, dove la giovane donna era morta, hanno cambiato la viabilità. Dopo. Ogni volta che ci passo, ripenso a quella madre che batteva i piedi per terra e ciondolava la testa cadenzando la litania ossessiva e senza speranza: «Voglio mia figlia, ridatemi mia figlia».
«Sono le storie, con i loro dettagli, a dare luce e sostanza ai fenomeni che ci troviamo ad affrontare. Bisogna mettere al centro dei fenomeni sociali gli esseri umani» ha detto il giornalista Mario Calabresi, già direttore di La Stampa e la Repubblica, ospite, nei giorni scorsi, al secondo appuntamento del webinar «Connessioni prossime», promosso da Rete Scuoleinsieme e organizzato da Ecofficina. E aggiunge Calabresi: «I numeri e le statistiche sono impersonali: sono le storie che restituiscono umanità». Calabresi è un formidabile narratore di storie: lo ha fatto nei giornali per cui ha scritto e di cui è stato direttore, lo fa nei libri, oltre che nella seguitissima Newsletter settimanale e nel nuovo Podcast con la sua viva voce. «Viviamo in un’epoca – ha rilevato – in cui tutto deve essere istantaneo, in tempo reale. Ma le nostre vite non sono i cento metri, sono delle maratone. Non bisogna fermarsi a raccontare il tempo reale, ma che idea c’è di futuro, partendo da quello che vogliamo tenere di questo tempo». E che tempo strano e inedito è mai il tempo del covid! «Un consiglio ragazzi: sottraetevi un po’ dalla dittatura dei sociali (social che peraltro mi piacciano, ma prendetevi dei momenti per riflettere, pensare, comunicare». Non solo; «prendete un barattolo e metteteci dentro dei frammenti di questi mesi: una email, una foto, un ritaglio di giornale. Un giorno, magari tra vent’anni, lo ritroverete e…”ma guarda” direte». Un barattolo come scrigno di storie vissute.
L’attrice, autrice e regista Ombretta Zaglio, ai suoi allievi del Balbo Lanza ha proprio chiesto questo sforzo narrativo: «Raccontate i vostri sogni durante il lockdown». E, poi, al webinar, affacciata a una finestra bianca, l’insegnante attrice ha dato voce, con la magia che lei sa sprigionare magistralmente da mimica e parole, a sogni, malinconie e speranze che hanno navigato «nel rumore del silenzio» prima di posarsi su un foglio, consegnato alla memoria; memoria che, come scrive Walter Veltroni («Labirinto italiano. Viaggio nella memoria di un Paese», Solferino edizioni), «è il nostro ossigeno, il nostro antibiotico più potente, la radice dei nostri fiori più belli».
Prossimo appuntamento di «Connessioni prossime» oggi, lunedì 8 febbraio, dalle 14 alle 16. Si introduce un tema che si occuperà, in vario modo, anche nei futuri incontri, dei problemi e dei pericoli per la «nostra casa» come la definisce spesso il Pontefice: «Siamo esseri terreni – scrive Papa Francesco nel libro «Ritorniamo a sognare», in conversazione con Austen Ivereigh, edito da Piemme, dicembre 2020 -, apparteniamo alla Terra e non possiamo vivere soltanto a sue spese, con essa abbiamo un rapporto di reciprocità». A Connessioni Prossime si comincia parlando oggi di «cambiamenti climatici». Il conduttore di «Connessioni», Manuele Degiacomi, dialoga con Enrico Ferrero, fisico, docente dell’Università del Piemonte Orientale, su «Strategie di adattamento e di mitigazione immediatamente praticabili». Ferrero è anche ricercatore all’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima al Cnr e svolge ricerca altresì in molti importanti consessi internazionali. Spiegherà «quale sfida ci aspetta». Una risposta all’appello di Papa Francesco che, sempre dal suo ultimo libro, sprona con queste parole: «Mettiamo la rigenerazione della terra e l’accesso universale ai suoi beni al centro del nostro futuro post Covid».
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«Connessioni Prossime» si può seguire in streaming su Faceboook
https://www.facebook.com/amiantoasbesto/
Per Info e per partecipare agli incontri ci si può rivolgere a Manuele de Giacomi e Adriana Canepa, telefono 011/75.76.932, 338/32.40.636 e 339/80.01.752. E-mail: ecofficinasrl@gmail.com oppure adri.canepa@istitutobalbo.edu.it
Mi è piaciuto molto l’idea del giornalista Calabresi sul “barattolo in cui mettere frammenti di questi mesi”. Io me lo immagino bello trasparente perché così si possono cogliere facilmente i ricordi. È un po’come sfogliare un album di foto. Ognuno ha una storia, importante o meno che sia ma sempre di valore. Non bisogna dimenticarlo. Purtroppo pure io che i giovani diano più valore a tutto ciò che il momento offre e di cui possono usufruire subito. E come dice ancora Calabresi, è molto importante, invece, comunicare, lasciare spazio alla fantasia, quella costruttiva.
A proposito della” nostra Casa”di cui parla il Papa, credo non sia necessario essere Greta Thunberg per difenderla da ciò che può danneggiarla ma purtroppo non mancano esempi di irresponsabilità. Gli occhi spaventati e i visi preoccupati e rassegnati degli Indios dell’Amazzonia non contano, non conta che parte del polmone del mondo venga bruciato per l’interesse di uomini senza scrupoli.
Focalizziamoci allora sulla scena che ha fatto il giro del mondo :quella di una donna che, in Australia, ha sfidato le fiamme per salvare un piccolo koala, avvolgendo nei suoi vestiti: ha salvato una piccola parte del mondo.
È una piccola ma significativa storia, che mette in risalto i “fenomeni che stiamo affrontando”.