SILVANA MOSSANO
Riflessioni sul Premio Vivaio Eternot, alla Giornata Mondiale delle vittime dell’amianto a Casale Monferrato (nella foto grande, il gruppo dei vincitori e dei promotori)
Oggi, nella data più distintiva per la mia collettività in cui ricorre la Giornata mondiale in memoria delle vittime dell’amianto, sono stata invitata al Castello del Monferrato per ricevere un premio. In realtà, alla fine della cerimonia, mi sono portata a casa un monumento: è un pezzo del monumento realizzato al Parco Eternot per ricordare le vittime dell’amianto che mi sono portata a casa.
Ed è un monumento particolare, singolare: non è statico, immoto, ma è vibrante, vitale, dinamico. Ed esigente. Molto esigente, perché il Monumento – Vivaio formato da piante di Davidia involucrata, il cosiddetto «albero dei fazzoletti», pensato e realizzato dall’artista Gea Casolaro, richiede attenzione costante e il concorso collettivo di cure puntuali. Soprattutto, condivise.
Condivise. Come la battaglia che, ormai da circa una quarantina d’anni, conduce questa collettività indomita, divenuta esempio in Italia e nel mondo per la sua sofferenza dignitosa e la sua resilienza coraggiosa.
Avremmo fatto a meno di essere esempio in una tragedia così immane, ma ci siamo trovati dentro e, pur frastornati, siamo stati a schiena dritta. Ci sono stati anche momenti delicati e dolorosi, che ci hanno messo alla prova come comunità, ma ha prevalso l’unità e il rispetto condiviso che questa causa esige. Così è avvenuto, così deve continuare, perché lo sappiamo, ce lo siamo detti tante volte: il mesotelioma, figliastro dell’amianto, è molto perverso, ma è anche molto democratico, colpisce tutti indifferentemente. Mica tiene conto delle ricchezze, dei partiti, della cultura.
Dunque, abbiamo articolato questa battaglia in tre capitoli.
Li ricordo in ordine alfabetico: bonifica, giustizia, ricerca.
Bonifica. Un giorno, una persona che non vive qui mi disse: «Ma perché voi casalesi continuate a vivere in quella città infetta? Dovete scappare!». Scappare? Ho replicato io. Ma questa è la città più bonificata al mondo. Non che lo sia del tutto, ma si è fatto moltissimo; ad esempio, da anni a Casale Monferrato non c’è più un solo edificio pubblico con tetto di «eternit». Si è anche bonificato, con uno sforzo enorme, l’immenso stabilimento Eternit e, al suo posto, è stato realizzato il Parco Eternot, su cui è collocato, appunto, il Monumento-Vivaio delle piante dei fazzoletti.
Anche i privati hanno bonificato molto e chi non l’ha ancora fatto lo farà. Soprattutto, è maturata una consapevolezza nitida: è cioè che l’amianto fa morire e va tolto per eliminare l’origine del male. Una consapevolezza che, già con il Concorso scolastico Guglielmo Cavalli e poi con l’intensa attività della Rete scuole Insieme, è diventata patrimonio personale della mentalità dei bambini e dei ragazzi. Questo ci dà più tranquillità e fiducia per l’avvenire.
Giustizia. Mi domando da decenni che cosa significhi «giustizia» in questo tormentato e tragico pezzo di storia della nostra città. Ho interpellato tanti di voi, finanche ossessivamente: «Che cosa è per te la giustizia?». E mi sono scorticata l’anima a trovare una risposta. A un certo punto, ho selezionato due tipi di giustizia da perseguire con determinazione e, magari, anche con ingenuità, ma tanta fiducia.
La giustizia «giudiziaria»: a mio parere consiste nel riconoscere formalmente, con una sentenza pronunciata nel nome del Popolo Italiano (quindi con un atto solenne), che questa nostra sventurata collettività ha subito un torto e nell’individuare chi quel torto lo ha commesso.
Nei tribunali questo pronunciamento è stato fatto.
Dire che la giustizia ha fallito, a mio avviso, non è corretto. Scusate il bisticcio di parole: non è giusto.
Nel maxiprocesso di Torino si è sancito, in primo grado e in appello, che il disastro doloso che ha causato migliaia di morti è stato commesso ed è stato individuato un colpevole. Poi, la Cassazione ha dato un colpo di spugna nel 2014, ma non ha rinnegato quel riconoscimento di responsabilità. Certo, è venuto meno il compimento naturale, perché, applicando la prescrizione, non si è punito il responsabile di quel reato. Ma non ne è uscito innocente.
Si è poi passati al processo Eternit Bis, per omicidio, che, per una serie di motivi tecnici, è stato «spacchettato» in tre filoni. In due di questi, a Torino (per i morti di Cavagnolo) e a Napoli (per quelli di Bagnoli) l’imputato è già stato condannato. Per omicidio colposo, e non doloso come era stato inizialmente contestato, ma comunque riconosciuto colpevole di reato di omicidio, e con l’aggravante della colpa cosciente.
E’ vero, però il colpevole, mi direte, è libero e non va in prigione. Io non nutro vendetta, né rancore, né volontà forcaiola: per me è molto importante sapere che c’è un’identità a cui è stata attribuita dai giudici la responsabilità di aver commesso quel torto. Adesso c’è ancora in corso il terzo filone processuale, per i «nostri» 392 morti di Casale (che sono solo una parte del totale delle vittime). Vedremo quale sarà il verdetto della Corte d’Assise di Novara.
Ma quello che è stato compiuto in questi anni è un importante passo di giustizia. Sarà difficile per il responsabile riconosciuto tale fregiarsi dell’ambita immagine di filantropo quando ci sono sentenze che ne attestano inequivocabilmente la colpevolezza.
Ma c’è un’altra più alta giustizia cui io anelo: quella che passa per la pacificazione. Lo so, è difficile, con il dolore e la rabbia addosso è difficile. E, tuttavia, io credo sia fondamentale. E non impossibile.
Per la pacificazione, però, occorrono il pentimento vero da parte di chi ha commesso quel torto – e la giustizia dei tribunali ha individuato il «chi» – e il perdono. Ora, il pentimento non può essere semplicemente una frase borbottata «vi chiedo scusa, non volevo, ma»: il pentimento richiede contrizione sincera. E concreta. La concretezza va espressa con un congruo sostegno di risorse da investire nella ricerca, fino a che non sarà trovata una cura per guarire il mesotelioma.
E qui mi collego al terzo capitolo: la ricerca scientifica, appunto.
So che mi ripeto, e me ne scuso, ma per me c’è un faro che indica la priorità: va trovata la medicina per guarire il mesotelioma.
Chi si ammala ha un’unica domanda: guarirò? E un’unica pretesa: voglio guarire. E con lui coloro che lo amano tanto: fanno la stessa domanda e hanno la stessa pretesa.
Ora, medici intelligenti e impegnati su questo fronte mi dicono che si sono fatti molti passi avanti, rispetto, ad esempio, a dieci anni fa quando, dopo quattordici mesi, ti è toccato per forza gettare la spugna. Adesso no. La sopravvivenza si è allungata, anche a cinque, dieci anni. E questi anni si nutrono di speranza, perché nel frattempo si va avanti, e di sicuro si migliorano le terapie, si trovano altre cure.
Vincere questa sfida è il più grande obbiettivo. La vera giustizia sarà quando si potrà annunciare che la «medicina» per guarire si è trovata. Sarà un giorno bellissimo.
Oggi, porto a casa un monumento, ne sono onorata e ringrazio chi ha indicato la mia candidatura e chi l’ha sostenuta.
Collocherò l’«albero dei fazzoletti» nel cortile della casa dove abitano i miei figli e i miei nipotini: è alle loro cure che lo affido e spero che, un giorno, possano raccogliere quei fiori, bianchi come fazzoletti, con cui asciugare lacrime, sì, ma di gioia. Spero non sia un giorno lontano, per poter essere con loro a dire: «Ce l’abbiamo fatta».
* * *
Dieci i vincitori del Premio Vivaio Eternot che viene consegnato, ogni anno, in occasione della «Giornata Mondiale in memoria delle vittime dell’amianto», che ricorre il 28 aprile. Il premio consiste in una pianta di Davidia involucrata, detta «albero dei fazzoletti», coltivata nel vivaio del Parco. Il Monumento Vivaio è stato ideato e realizzato dall’artista Gea Casolaro.
I vincitori del Premio Vivaio Eternot sono stati individuati dal comitato organizzatore composto da alcuni membri fissi, il sindaco Federico Riboldi, il presidente di Afeva Giuliana Busto e dall’artista che ha curato il monumento Vivaio Eternot Gea Casolaro e da dieci componenti invitati annualmente. Quest’anno, in particolare: Cinzia Cazzola (Dirigente Arpa – Centro regionale amianto ambientale), Fausto Chilò (Referente Amministrativo Fondazione Buzzi Unicem), Irma Dianziani (Professore Ordinario Università del Piemonte Orientale – Presidente Comitato Scientifico Ires Piemonte), Vittorio Giordano (Presidente Circolo Legambiente “Verdeblu” di Casale), Antonio Maconi (Direttore Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione presso Azienda Ospedaliera di Alessandria), Federica Paglietti (Inail – Dipartimento Innovazioni Tecnologiche e sicurezza), Nicola Pondrano (già Presidente del Fondo Nazionale Vittime Amianto), Giorgio Schellino (Direzione Ambiente Regione Piemonte), Anna Sgheiz (Consigliere Provinciale di Alessandria) e Cecilia Strozzi (Assessore all’Ambiente Comune di Casale).
Alla cerimonia di consegna del Premio, condotta da Daria Carmi, sono state lette le motivazioni a sostegno di ogni premiato.
RETE SCUOLE INSIEME di Casale
Scuole Insieme (sopra, il link del flash mob da loro ideato e interpretato) è la rete che comprende tutte le scuole, di ogni ordine e grado, pubbliche e private, del territorio del Monferrato Casalese. L’attenzione della rete di scuole si è concentrata sul problema dell’inquinamento da amianto e di come una collettività può reagire in modo civile, propositivo ed unito per ottenere la bonifica del territorio, giustizia per le vittime e necessità di una cura per il mesotelioma. La rete, col supporto di Afeva, di altri Enti e di altre realtà associative, ha realizzato nel 2014 l’Aula Interattiva e Multimediale Amianto Asbesto, il coraggio di conoscere, il bisogno di andare oltre, diventando così l’esempio in Italia e nel mondo di un coinvolgimento eccezionale delle nuove generazioni in un cammino impegnativo e doloroso, ma molto importante.
MOSSANO Silvana – Giornalista
Giornalista seria e preparata, instancabile, sempre alla ricerca del giusto equilibrio fra verità/ informazione e elaborazione critica, significante, delle vicende narrate. Come giornalista ha affrontato temi di attualità e la vicenda Eternit a Casale Monferrato è stata oggetto d’indagine anche in questo senso. E’ stata tra i primi giornalisti in Italia, per molti anni a La Stampa, con il marito Marco Giorcelli, direttore del “Monferrato”, a occuparsi del problema dell’amianto e della sua pericolosità. Silvana ha seguito il caso Eternit fin dagli Anni 80. A lei si devono interviste puntuali e precise che scandiscono gli anni del processo, a lei si deve il libro Malapolvere, sulla tragedia dell’inquinamento d’amianto a Casale Monferrato, dove aveva sede uno stabilimento della Eternit, che ha ispirato e reso possibile l’omonimo monologo teatrale di e con Laura Curino, a lei si deve la cronaca dei fatti processuali e non, ma anche la riflessione filosofica, umana, sulla psicologia collettiva. Oggi, a lei si deve la possibilità di un racconto completamente “libero” del processo. Perchè dopo averne scritto per trent’anni su commissione di testate giornalistiche il suo impegno continua ed evolve. Silvana ha aperto un sito internet e continua nella sua attività di racconto, analisi, riflessione sul processo Eternit e su tutto ciò che gli sta attorno. La sua attenzione, e la capacità di portare questo tema una riflessione pubblica aperta, utile, propositiva, mai retorica e mai sentimentalista è uno degli esempi più forti a onor di cronaca di impegno per avere un mondo libero dall’amianto. A questo si aggiunge la capacità empatica di Silvana Mossano, le cui parole spesso sono un balsamo, un sollievo, un luogo dove fare riposare il dolore, vedendolo come tale e proteggendolo, creando senso di comunità e vicinanza, rendendo “simili” persone che non si sono mai conosciute e facendoci sentire tutti meno soli. Con questa sua modalità ha saputo raccogliere testimonianze, segreti, paure, desideri, ferite, arrabbiature, delusioni. Sono certa che nei suoi scritti emerga la più piccola parte di tutto ciò perché Silvana ha raccolto la nostra personale memoria custodendola, proteggendola. Riceve il Premio Eternot Silvana Mossano per la capacità di dare voce alla vicenda dell’Amianto a Casale e nel mondo, con cuore appassionato, pulsante, ferito ma anche libero, pensante e speranzoso, contribuendo fortemente alla lotta all’amianto. Ciò la renderà per tutti noi che l’abbiamo “vissuta” indimenticabile.
CAVALLARO Emanuele – Sindaco di Rubiera
Emanuele Cavallaro è Sindaco di Rubiera, Comune in provincia di Reggio Emilia, sede fino al 1992 di uno stabilimento Eternit, che ha pagato un pesante tributo all’amianto.
Il Comune di Rubiera ha partecipato alla battaglia legale a fianco delle famiglie del processo Eternit, che coinvolgeva anche i lavoratori dell’ex stabilimento, ha terminato la bonifica delle strutture pubbliche e ha dato un forte impulso alla bonifica delle strutture private, realizzando Il “Catasto Immobili Amianto Rubiera”. Il Comune di Rubiera, senza far parte di un SIN e senza poter disporre di finanziamenti specifici, ha quindi saputo svolgere un’intensa e significativa opera di sensibilizzazione e di coinvolgimento della popolazione sul tema della lotta all’amianto riuscendo a bonificare 231.834 mq di coperture, pari all’81% del totale censito.
PRUNETTI Alberto – scrittore
Alberto Prunetti è uno scrittore toscano, che ha creato storie legate alle tematiche sull’esposizione all’amianto. Suo padre, un operaio saldatore trasfertista, ha lavorato in quel settore, si è ammalato ed è morto per l’esposizione a questo materiale e alle altre sostanze cancerogene. Dalla sua storia è nato Amianto, una storia operaia, che ha conquistato l’attenzione di un pubblico vasto e sensibile a questi temi, oltre a numerosi e importanti premi e riconoscimenti. All’opera di cui parliamo sono seguiti 108 metri. The new working class hero, e Nel girone dei bestemmiatori. Una commedia operaia, una storia ironica e amara, dedicata ai lavori più duri, sullo sfondo di un inferno dantesco in cui il padre dello scrittore agisce da Virgilio, per condurlo nei vari gironi. Quest’ultima opera è esplicitamente dedicata a Casale Monferrato. La sua opera è tradotta o in corso di traduzione in francese, spagnolo, catalano, greco e inglese.
GORI Lorenzo Enrico – Fotografo
Giornalista, fotografo e regista è stato definito “il fotografo dell’amianto”, perché i suoi servizi e le sue opere hanno contribuito in maniera determinante a rompere quel tabù di silenzio che a Pistoia aleggiava intorno alla vicenda amianto alla Breda. Grazie alla sua attività di inchiesta giornalistica durata oltre 20 anni ha portato alla pubblica attenzione i molti casi di malattie amianto-correlate che hanno colpito i lavoratori. Il suo lavoro è stato acquisito anche in processi giudiziari volti all’individuazione delle responsabilità e delle cause delle numerose morti per mesotelioma pleurico causato dall’amianto. Oltreché alle inchieste giornalistiche, la voce degli esposti all’amianto della Breda è stata raccontata da Lorenzo Enrico Gori sia nello spettacolo teatrale (diventato successivamente anche lungometraggio) Lavorare da morire, rappresentato per la prima volta a Pistoia nel 2007, sia nella video-inchiesta Unsisapeanulla girata tra il 1996 e il 1997 e presentata pubblicamente nel 2002.
COMITATO CITTADINO FIBRONIT di Bari
Il Comitato Cittadino Fibronit porta avanti da oltre 20 anni un percorso di attenzione al rischio amianto legato alla Fibronit, una fabbrica che per oltre 50 anni (1935-1985) ha prodotto manufatti in cementoamianto nello stabilimento di Bari, confinante con tre popolosi quartieri. Il sito di circa 14 ettari, dopo la dismissione, è rimasto per lunghi anni abbandonato ed ha continuato a liberare le sue micidiali fibre provenienti dai capannoni e dal materiale residuo della lavorazione che veniva stoccato direttamente nell’area occupata dalla fabbrica determinando una discarica di un’enorme quantità di amianto. Il Comitato in questi lunghi anni ha portato avanti tre obiettivi: messa in sicurezza definitiva, dichiarazione di inedificabilità e riconversione a parco urbano e verde pubblico dell’intera area inquinata e ha contribuito efficacemente a trasformare un’area inquinata di grande valore edificatorio in area verde, a risarcimento di oltre 600 morti a causa dell’amianto, tra operai ignari e cittadini inermi.
MATTEO Antonio – ex operaio presso Officine Grandi Riparazioni FS
Pensionato dal luglio del 2002, ha svolto la sua attività lavorativa alle Officine Grandi Riparazioni FS di Bologna negli anni della maggiore esposizione all’amianto. Delegato sindacale, è stato assieme agli altri del Consiglio dei delegati, l’animatore della vertenza amianto iniziata nel 1979 e conclusasi con la messa in sicurezza dello stabilimento OGR Bologna. Ha partecipato a tutte le iniziative sindacali e sociali. Ha testimoniato in decine di processi per l’amianto per fare in modo che la voce delle vittime si alzasse alta e solidale. Per primo si è posto il problema di proporre in Emilia Romagna la costituzione dell’Associazione Familiari e Vittime Amianto.
DIVERTITO Stefania – Giornalista
Da oltre vent’anni giornalista in campo ambientale e attualmente Capo ufficio stampa del Ministero della Transizione ecologica, Stefania Divertito con la sua inchiesta sull’uranio impoverito è stata premiata Cronista dell’anno dal presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi nel 2004 e ha ricevuto il Premio Pasolini nel 2013. Ha realizzato numerosissime inchieste sull’amianto e le problematiche da esso causate: il suo lavoro sulla fibra di amianto oltre che in articoli per i quotidiani, è confluito in diversi volumi come Amianto, storia di un serial killer e Una spiaggia troppo bianca. Nel 2017 ha prodotto e realizzato con il regista Luca Signorelli il docu-film Asbeschool, sulla pericolosa presenza dell’amianto negli Istituti scolastici italiani.
CORSATO Mario – ex Sindaco di Cavagnolo
Sindaco di Cavagnolo (in Provincia di Torino) dal 1994 al 2011 e dal 2012 al 2017, sin dagli anni ‘80 si è impegnato e ha partecipato a fianco dei lavoratori nelle lotte operaie a difesa della salute in fabbrica (lo stabilimento Eternit (Saca) che produceva manufatti in cemento amianto) e nell’ambiente circostante. Nel 1994 come Sindaco partecipò a un bando europeo per la bonifica del territorio ex Eternit e per costruire il palazzetto dello sport (modifica piano regolatore). Negli anni 2004 e successivi ha partecipato a tutte le assemblee pubbliche promosse da AFeVA e sindacato rivolte agli ex lavoratori e agli abitanti di Cavagnolo per promuovere la causa penale per disastro doloso contro l’imputato svizzero Stephan Schmidheiny.
INTERMAGGIO Calogero – Delegato Sindacale Fiom Cgil della Epta di Casale
Delegato sindacale di fabbrica Rsu della Epta di Casale, eletto dai lavoratori e dalle lavoratici ogni 3 anni dal 2004 ad oggi, come Rappresentante della Sicurezza interno Rsl si è sempre distinto per l’impegno, la costanza e la dedizione nelle politiche di sensibilizzazione della prevenzione e della tutela della salute dei propri colleghi di lavoro. Negli ultimi anni di passaggio dalla “vecchia” proprietà alla nuova e attuale proprietà insieme con gli altri delegati ha mantenuto al centro delle politiche di contrattazione interna il tema delle condizioni lavorative degli operai e della loro salute, portando ad una complessiva diminuzione degli infortuni e delle malattie professionali.
Chi ti legge può solo ringraziarti per tutto quello che hai fatto per la nostra comunità. Un abbraccio.
Complimenti Silvana, meritato riconoscimento per il tutto quello che hai fatto e che sono sicura continuerai ancora a fare!
Nessun commento . Un Grazie a te Silvana per il tuo puntuale e prezioso aggiornamento e grazie a tutti coloro che continuano a lottare con tutte
“Le armi”Contro questo
Inesorabile male. GRAZIE E UN RICORDO A CHI NON È PIÙ CON NOI NELLA PREGHIERA. Paolo
Cara Silvana, un premio meritatissimo. Casale ti è riconoscente per l’importante lavoro di informazione che puntualmente da anni porti avanti. Grazie
Complimenti Silvana