REPORTAGE UDIENZA 24 FEBBRAIO 2025
Eppure, Signor Schmidheiny, le riuscirebbe bene: imprenditore filantropo. Sì, le riuscirebbe bene, perché lo sa fare. Bastano la VOLONTA’ e l’ACCETTAZIONE di coordinare l’attività imprenditoriale di ricerca che otterrà il più nobile dei risultati: trovare la cura per ACCELERARE la guarigione dal mesotelioma, scongiurando altre migliaia di morti nel mondo. E CI farebbe bene. Tanto. E LE farebbe bene. Tanto.
Non ci sarà il 19 marzo la sentenza di secondo grado del processo Eternit Bis, in corso a Torino. La presidente della Corte d’Assise d’Appello, Cristina Domaneschi, all’udienza di lunedì 24 febbraio, ha rimodulato il calendario: salta l’udienza del 5 marzo, rimane quella del 19 (con brevi repliche delle parti civili e inizio di quelle della difesa) e si aggiunge la data di giovedì 17 aprile, quando i legali dell’imputato Stephan Schmidheiny concluderanno le argomentazioni di replica. A seguire, nello stesso giorno, salvo imprevisti, potrebbe esserci la pronuncia del verdetto.
RIEPILOGO
@ Nesso causale
# ulteriori precisazioni dei consulenti Corrado Magnani (per la procura) e Canzio Romano (per la difesa) sulla relazione causale – tra esposizione ad amianto e insorgenza del mesotelioma – e sulla relazione di anticipazione della malattia
# le argomentazioni della pm Mariagiovanna Compare
@ Diagnosi
# 392 mesoteliomi tutti verificati con i criteri attuali
@ Legge scientifica di copertura
# quale scegliere: la pg Sara Panelli illustra le indicazioni della Cassazione
@ Dolo
# il pm Gianfranco Colace spiega perché la procura contesta all’imputato il dolo eventuale
@ Giustizia riparativa
# la pg Sara Panelli: «Un silenzio assordante»
NESSO CAUSALE
Il consulente della procura Corrado Magnani, nell’udienza di lunedì 24 febbraio, a richiesta della Corte d’Assise d’Appello ha ribadito che, tra persone con maggiore esposizione all’amianto, si riscontra – rispetto a chi è meno esposto – un aumento del numero di casi di mesotelioma. Inoltre, i casi di mesotelioma si vedono prima.
Quindi, ha riassunto la presidente Domaneschi, «il principio dose-risposta è strettamente connesso con l’effetto acceleratore?».
Per il professor Magnani «nella popolazione generale, l’esposizione all’amianto è responsabile del 95% dei casi di mesotelioma e tutti i casi sono anticipati a causa dell’amianto». In altre parole, «se non ci fosse stata esposizione all’amianto, la morte di quelle persone sarebbe avvenuta più avanti».
Tesi condivisa dalla terza Consensus Conference per il mesotelioma del 2018, nei cui confronti ha ribadito il proprio dissenso il consulente della difesa Canzio Romano: «Siamo di fronte all’insanabile conflitto di interpretazione dei dati epidemiologici». Pur concordando che «a una maggiore esposizione corrisponda un maggior numero di casi, niente dimostra che siano anticipati». Con gli studi epidemiologici, a suo dire, «non è possibile distinguere tra casi anticipati e casi non anticipati».
SCHEDA – Per Consensus Conference si intende lo strumento autorevole in cui la maggior parte della comunità scientifica condivide le migliori evidenze scientifiche disponibili).
Però, oggi, non ci sono più soltanto gli studi epidemiologici: «Dalla fine del 2024, abbiamo anche lo studio biologico sui topi che ha completato e confermato il quadro che già emergeva dalle osservazioni epidemiologiche» ha ricordato Magnani.
SCHEDA – E’ stato alterato il patrimonio genetico dei topi facendo in modo che fossero destinati a morire di mesotelioma della pleura. Poi, i topi sono stati divisi in due gruppi: a uno è stato somministrato amianto, all’altro no. I topi del gruppo esposto ad amianto si sono ammalati e sono morti a partire da 90 giorni dall’inizio dell’esperimento a fronte di 170 giorni nel gruppo sottoposto alla sola manipolazione genetica». Conclusione: l’aggiunta dell’amianto anticipa la malattia. All’autopsia, si è riscontrato che i mesoteliomi erano più estesi nei topi esposti ad amianto
E ha affermato: «Mi sento di dire che questa è legge di copertura universale».
SCHEDA – La legge di copertura universale è una legge sorretta da un grado di certezza tale da attestare che un determinato fattore o agente produce un determinato evento
Ha insistito Domaneschi: «Qual è la probabilità che il risultato che troviamo sia spiegabile come effetto del caso e non con l’esposizione all’amianto?». La risposta del consulente della procura è stata: «Meno di una volta su mille».
Il professor Romano, però, non è convinto; ha messo in dubbio la validità di alcuni degli studi citati dal collega: sia le modalità con cui è stato condotto quello sui topi sia il pluricitato Studio Azzolina et altri, su cui si è espresso pesantemente: «E’ un lavoro basato su dati assolutamente inattendibili, riporta stime di esposizione grossolane e, quindi, anche il risultato è basato sul fango».
Affermazioni che Magnani non ha tardato a replicare con severità, cui sono seguite le immediate scuse di Romano che ha corretto l’espressione «basate sul fango» con «poggiano su piedi di argilla».
Il consulente della procura ha comunque ribadito che «la stessa metodica è stata utilizzata anche in altri studi, citata in più articoli e non ha ricevuto nessuna osservazione negativa dalla letteratura scientifica. Forse – è stata la chiosa di Magnani – il pensiero di Romano non è così condiviso in ambiente scientifico».
Lo Studio Azzolina et altri, cui si fa riferimento, ha dimostrato, in una coorte italiana, che, nelle persone maggiormente esposte ad amianto, le morti per mesotelioma erano anticipate rispetto alle persone meno esposte.
Infine, il professor Edoardo Bai, consulente di parte civile per Medicina democratica, ha insistito: «La stragrande maggioranza di pubblicazioni associa l’esposizione cumulativa ad amianto all’aumento di tumori e alla formazione del singolo tumore. Passare dalla legge di copertura al caso singolo lascia una possibilità di errore inferiore al 5%».
La pm Mariagiovanna Compare ha ribadito che «nella comunità scientifica è predominante la tesi della dose cumulativa. Vero che non possiamo conoscere il giorno in cui la prima cellula si è modificata dando origine al tumore, ma possiamo situare questa modificazione in un intervallo temporale. Collocare in 10 anni la durata della fase preclinica (cioè quando il processo di cancerogenesi è completato e il tumore è già presente, anche se non ancora rilevabile e diagnosticabile, ndr) è il risultato di un modello matematico e gli studi confermano la bontà di questo modello».
SCHEDA – La dose cumulativa è la dose totale che risulta da esposizioni ripetute e continuate all’amianto
Ma la dottoressa Compare ha altresì segnalato e prodotto alla Corte un recentissimo studio, uscito proprio di questi giorni, che porta la firma degli scienziati Dario Mirabelli e Alessia Angelini (pubblicato postumo rispetto a Mirabelli, deceduto dopo breve malattia meno di un mese fa) da cui emerge che, a oltre 40 anni dall’inizio dell’esposizione, il peso delle esposizioni più remote e quello delle esposizioni più recenti non è così diverso (una novità rispetto all’opinione tradizionale che le esposizioni risalenti fossero sempre più incisive). [Angelini A., Ricci P, Mirabelli D. – Ripartizione del rischio tra esposizioni remote e recenti all’amianto nel mesotelioma pleurico, gennaio febbraio 2025].
«In questo processo dobbiamo verificare se le 392 persone elencate nel capo di imputazione sono morte anticipatamente a causa della condotta di Stephan Schmidheiny. La risposta è sì – ha dichiarato con forza la pm Compare -; il pericolo di ammalarsi aumenta con l’aumentare delle esposizioni: se vale per le fibre respirate prima del 1976, non si vede perché non si dovrebbe attribuire un peso anche a quelle respirate nel decennio tra il 1976 e il 1986, quando l’imputato era a capo dell’Eternit».
Un caso per tutti: «Paola Chiabrera è morta a 37 anni per mesotelioma. La possibilità che Paola Chiabrera, senza esposizione, sarebbe morta a 37 anni è pari a zero». E ancora: «Secondo gli studi che abbiamo prodotto le persone ammalate di mesotelioma per effetto dell’esposizione muoiono con una media di sette anni prima rispetto alla mortalità generale (sia che avvenga per malattia o per incidente). E sette anni della vita di una persona sono un tempo infinito!».
DIAGNOSI
«La difesa dice che le diagnosi dei 392 casi indicati nel processo devono essere tutte riviste con gli occhi di oggi, cioè vagliate secondo le linee guida attuali. Ed è questo quello che hanno fatto i nostri consulenti. Cinque medici hanno esaminato caso per caso e l’hanno verificato con le tecniche di oggi». Così, sul punto, ha esordito la pm Compare.
Per inciso, come ha sottolineato poi il pubblico ministero Gianfranco Colace, «i casi di mesotelioma che avevamo preso in considerazione inizialmente erano molti di più, praticamente il doppio. Ed erano mesoteliomi sicuramente, ma ci siamo limitati ai 392 casi ritenuti certi proprio secondo i parametri attuali».
Che cosa è stato accertato? La pm Compare lo ha ribadito: «Sono morti tutti di tumore e questo tumore era mesotelioma, non una patologia alternativa con caratteristiche simili». In più, gli esiti delle indagini dei cinque consulenti medici «concordano con gli accertamenti dei medici che, a suo tempo, avevano fatto le diagnosi quando avevano in cura questi pazienti».
Il professor Massimo Roncalli, anatomopatologo consulente della difesa, aveva contestato soprattutto le diagnosi più vecchie, fatte quando non c’era ancora la tecnica attuale dell’immunoistochimica. «Anche quelle diagnosi – ha insistito Compare – sono state riviste e confermate secondo le metodiche attuali. Non c’è stata nessuna smentita. O dobbiamo dire che il mesotelioma non esisteva prima dell’immunoistochimica?». Un paradosso.
«D’altronde – è stata la considerazione conclusiva della pm Compare – perché i valori che, fuori da quest’aula giudiziaria, consentono a un medico di dire al paziente “lei è malato di mesotelioma”, qui devono essere messi in dubbio?».
LEGGE SCIENTIFICA DI COPERTURA
Più volte abbiamo scritto che, nel processo Eternit Bis, la scienza è entrata in tribunale con un ruolo preponderante. E’ ciò che accade, ormai, in parecchi processi in cui si ha da fare i conti con i sempre più numerosi agenti nocivi che minano la salute e la vita delle persone.
Quando la scienza deve combinarsi con la giustizia la faccenda si fa molto complicata.
Prima di tutto perché la scienza non è statica e immodificabile, e i rapporti causali richiedono costantemente di essere affinati e resi più precisi.
Quindi che cosa si può fare? Rinunciare a fare giustizia? Astenersi dal cercare delle responsabilità?
«La Cassazione ci aiuta a capire qual è la legge scientifica da scegliere» ha spiegato con molta chiarezza la pg Sara Panelli rivolgendosi ai giudici, a beneficio soprattutto di quelli popolari: «Aiuta a individuare l’argomentazione scientifica che ha maggiore affidabilità nella materia che si sta trattando, orienta cioè a individuare le tesi scientifiche caratterizzate da un elevato grado di credibilità razionale».
Che cosa devono valutare i giudici quando vengono proposte più tesi scientifiche? Ecco i criteri: «La validità delle argomentazioni, l’attendibilità degli studi, il grado di indipedenza degli esperti». In merito a quest’ultimo punto, la pg Panelli ha rimarcato l’autorevolezza, riconosciuta a livello internazionale, dei consulenti della procura Corrado Magnani e Dario Mirabelli, i due autori che hanno avuto il maggior numero di studi pubblicati al mondo.
Richiamando, poi, il prestigio delle Consensus Conference e di altri lavori, la pg Panelli ha spiegato che «una larga parte della letteratura scientifica già da tempo sosteneva che l’effetto acceleratore della cancerogenesi è legato a prolungata esposizione. Era già legge universale. Ma chi era contrario – ha detto Panelli interpretando il pensiero di quanti si oppongono a queste tesi – contestava la mancanza di una prova biologica».
E, adesso, che siamo nel 2025?
«E adesso c’è anche la prova biologica – ha affermato la pg -: lo studio sui topi. Non è più una osservazione statistica, ma biologica. Certo non si può ripetere sull’uomo l’esperimento fatto in laboratorio sui topi!». Ça va sans dire.
Pertanto: «Lo studio biologico, che è stato pubblicato alla fine del 2024, si aggiunge a ciò che già si sapeva con l’esperienza logica» ha concluso la pg.
DOLO
Il reato contestato a Stephan Schmidheiny è l’omicidio volontario con dolo eventuale. Questa imputazione in primo grado non ha retto: la Corte d’Assise di Novara ha riconosciuto l’imputato responsabile sì di omicidio, ma riqualificato in colposo. Così è avvenuto anche a Napoli per il filone di Bagnoli, e così aveva fatto il gup di Torino imputando l’omicidio colposo nel fascicolo di Cavagnolo.
La procura, però, insiste con il dolo.
Il pm Gianfranco Colace ha spiegato perché, richiamando i principi generali enunciati nella sentenza della Cassazione a Sezioni Unite per il caso Tyssen Group. «Non basta rappresentarsi che un determinato evento (in questo caso le malattie e morti, ndr) avvenga, ma bisogna volerlo (volontà, ndr) e accettare il rischio che si verifichi (accettazione, ndr)».
Ed è in quella sentenza che vanno cercati gli indicatori di questa volontà e accettazione: «Primo: quanto più ci si allontana dal comportamento doveroso tanto più l’elemento soggettivo vira verso il dolo; secondo: va valutata la durata della condotta; terzo: occorre osservare la condotta successiva».
Nel caso concreto, il pm ha rimarcato «la pesante inosservanza delle norme di sicurezza dentro e fuori dallo stabilimento» nel decennio 1976-1986, citando le numerose violazioni rilevate dall’Ispettorato del lavoro; la creazione del Sil (Servizio di igiene sul lavoro), cioè un organismo istituito dall’azienda e deputato a fare campionamenti sulla qualità dell’aria nell’ambiente di lavoro «che serviva a produrre numeri meravigliosi con cui, ad esempio, l’Eternit ha convinto l’Inail che lo stabilimento di Casale era salubre», salvo essere contraddetti dalla storica perizia del professor Michele Salvini di Pavia; «il trituramento a cielo aperto degli scarti provenienti da tutta Italia per il reimpiego in produzione tramite il mulino Hazemag».
E poi c’è il polverino, che però, come ha sottolineato la Corte d’Assise di Novara, l’imputato aveva vietato: un comportamento virtuoso a parere dei giudici di primo grado che attenuerebbe la responsabilità di Schmidheiny. La lettura che ha dato il pubblico ministero è diversa: «L’ha vietato perché sapeva che faceva male e, tuttavia, ha taciuto questo pericolo alla popolazione e alle amministrazioni. Era obbligato a segnalarlo? A metterli in guardia? No. Ma la dice lunga sul livello di volontà nell’accettare l’evento malattia e morte!».
La difesa ha più volte insistito, però, sul fatto che «noi oggi sappiamo sull’amianto ciò che allora non si sapeva». La replica di Colace: «Non è corretto: si moriva già allora di mesotelioma e c’erano numerosi manifesti funebri appiccicati al muro dello stabilimento; già, ma nessuno dei lavoratori e cittadini aveva letto, ad esempio, il New York Times del 1973», di cui è stato trovato un ritaglio, commentato tra dirigenti dell’epoca, nel quale erano descritti gli aspetti scientifici relativi al pericolo mortale delle fibre. In quell’articolo, era citato Irvin Selikoff; è lo scienziato che, nel 1964, alla Conferenza dell’Accademia delle Scienze di New York aveva lanciato l’allarme dicendo che l’amianto causa inequivocabilmente il mesotelioma, e non soltanto tra chi lo lavora; qualche anno dopo, aveva poi lamentato che l’aver fissato, negli Stati Uniti, lo standard di 5 fibre di amianto per litro avrebbe condannato a morte per mesotelioma migliaia di lavoratori. Si domanda Colace: «Dobbiamo pensare che tre anni dopo, cioè nel 1976 a Neuss, Schmidheiny non sapesse nulla di tutto questo, se non anche di più?». Nella città tedesca di Neuss, Stephan Schmidheiny, appena assunta la guida dell’Eternit, aveva convocato i massimi dirigenti mettendoli al corrente della cancerogenicità dell’amianto.
Secondo indicatore: la durata e la ripetizione delle azioni: «Dieci anni ha gestito l’Eternit – ha sottolineato con forza Colace -: le sue decisioni e le sue scelte non sono state frutto dell’impulsività di un momento!».
Infine, l’indicatore della condotta successiva. Qual è stata? «Nascondersi». Il pubblico ministero ha richiamato, a titolo esemplificativo, la transazione dopo il fallimento del 1986: ai curatori ha sborsato denari a condizione che non si sarebbe mai promossa una qualsivoglia azione giudiziaria per qualsiasi danno derivante dai materiali impiegati all’Eternit. A dire: «Vi do ‘sti soldi e chiudiamola qui».
La conclusione del pubblico ministero: «Il nostro lavoro è stato improntato a cercare la verità su quanto accaduto a Casale Monferrato. Abbiamo portato tante prove per dimostrare che l’imputato si è rappresentato e ha accettato l’evento». Che cosa ha accettato Schmideiny? Secondo Colace, «che dalla sua condotta derivassero i casi di mesotelioma. Questo ha accettato: accettato l’evento morte in sé, provocato dall’esposizione all’amianto, indipendentemente dal numero delle vittime e dalle loro identità». La Corte d’Assise di Novara, invece, aveva eccepito che la morte di 392 persone è un evento così abnorme che una persona non può volerlo e accettarlo (è stata una delle motivazioni della riqualificazione da dolo in colpa). «Non siamo d’accordo – ha affermato il pm -, sarebbe un paradosso: fossero stati meno casi ci sarebbe stato il dolo, mentre poiché sono così tanti non è credibile che sia dolo?».
GIUSTIZIA RIPARATIVA
Ancora una cosa che sta a cuore alla pg Sara Panelli. E non solo.
Si è alzata, ha sistemato il microfono, si è guardata intorno quasi a sperare di essere smentita in quel preciso istante; poi, con amarezza, ha commentato: «Di fronte alla possibilità della giustizia riparativa offerta a Schmidheiny, non abbiamo sentito nulla. Solo un silenzio assordante».
Dolorosa attesa . Grazie
Grazie sempre precisa e puntuale un abbraccio forte
Grazie di questo riassunto esplicativo. Chiarissimo e dettagliato per chi come me non è riuscito ad assistere di persona al processo. Ci sarà ancora da aspettare. Speriamo però che si arrivi ad una conclusione ed ad una condanna giusta.
Grazie tante Silvana!
Grazie per la costanza e puntualità di questo lavoro, veramente molto interessante per tutti noi e molto importante per la disponibilità di questo prezioso lavoro per il presente è per il futuro.