E’ morto ieri sera (giovedì 29 agosto), nella sua casa in Strada San Giorgio Lanza, l’ingegner Umberto Coppo, professionista casalese titolare di un noto studio tecnico e già presidente della Junior Calcio. Il mesotelioma, diagnosticato pochissimi mesi fa, lo ha stroncato all’età di 80 anni, compiuti a gennaio scorso.
A volte il destino non si accontenta di colpire, sembra voler infierire, beffare, si compiace del più perfido paradosso. Suo fratello Riccardo, di un anno più giovane (classe 1945), storico sindaco casalese, aveva compiuto un gesto coraggioso e ardito per proteggere questa sventurata comunità; una decisione lungimirante e eroica, specie in quegli anni, che, purtroppo, non è bastata, pur a distanza di tempo, a salvaguardare da quel male ingiusto neppure persone a lui molto vicine, molto care.
Circa 40 anni fa, fu proprio il sindaco Coppo (mancato nel 2014) a firmare la famosa ordinanza in cui bandiva l’amianto dal territorio di Casale Monferrato: il primo Comune al mondo in cui fu vietato estrarlo, lavorarlo, commercializzarlo. Era il 1987; la legge nazionale che lo avrebbe messo definitivamente al bando in Italia fu promulgata nel 1992.
Coppo aveva capito e aveva cercato ogni mezzo per parare i danni, per scongiurarli, per salvare la sua gente. Quando ancora era presidente del Comprensorio, aveva incontrato un medico di origine casalese, che lavorava a Pavia. Era stato il medico stesso ad averlo cercato. «Professor Coppo – gli aveva detto -, mia madre sta morendo di mesotelioma. Per lei non posso fare più niente, ma voglio dirvi che qui a Casale avete un problema gravissimo e immenso, dovete fare qualcosa». Cominciavano i primi studi epidemiologici, si cercava un appiglio per capire e per agire. La fabbrica Eternit era stata chiusa a giugno 1986, lasciando a casa qualche centinaio di lavoratori. Alcuni mesi dopo, una società francese aveva avanzato l’ipotesi di riaprire lo stabilimento, promettendo l’assunzione di almeno una parte di operai: proposta che venne accolta con entusiasmo, per recuperare posti di lavoro. Riccardo Coppo, nel frattempo, era diventato sindaco. «Va bene – disse -, ma a condizione che nel ciclo produttivo non ci sia più l’amianto». Eh no, fu la risposta degli imprenditori d’Oltralpe, i manufatti saranno di amianto eccome.
In che modo impedirlo? Il sindaco emise quell’ordinanza, anche se molti lo avevano messo in guardia: «Attento, Riccardo, verrà bocciata, è una materia che non compete ai Comuni, bensì allo Stato».
Ma Riccardo Coppo firmò. Voleva, appunto, proteggere questa comunità, questa sua gente. E sicuramente quella decisione ha spronato e sostenuto una battaglia consapevole e virtuosa, ardua e ininterrotta contro l’amianto, anche se gli strascichi di una lunga produzione industriale durata ottant’anni rilasciano ancora effetti nefasti. Nella tarda primavera di quest’anno, una di quelle subdole “schegge”, chissà da quanti anni silente, si è manifestata in suo fratello Umberto, con una forma di mesotelioma particolarmente feroce, che le terapie, pur più avanzate e mirate che in passato (attuate nella Struttura dipartimentale Mesotelioma di Alessandria e Casale, diretta da Federica Grosso), non hanno potuto arrestare.
L’ingegner Coppo era stato, come il fratello Riccardo, allievo del Contardo Ferrini (ora Istituto Superiore Sobrero); entrambi avevano poi insegnato nella «loro scuola». Umberto Coppo aveva anche uno studio professione e aveva progettato numerose opere, tra cui il Palazzetto dello Sport, intitolato a Paolo Ferraris (anche lui giovane vittima del mesotelioma e anche lui nella squadra di Riccardo a tentare di tener testa all’amianto: da assessore regionale fece arrivare a Casale i primi contributi per le bonifiche).
Tra le molte iniziative professionali, in campo pubblico e privato, Umberto Coppo disegnò altresì la chiesa dello Spirito Santo e ne donò il progetto alla parrocchia. Proprio in quello spazio sacro che lui aveva immaginato e realizzato, è stata allestita la camera ardente, da questa mattina, venerdì 30 agosto, fino al funerale che si terrà domani, sabato 31 agosto alle 14,30. Il rosario, invece, sarà recitato questa sera, venerdì, alle 21.
La salma verrà poi trasferita al Tempio crematorio di Valenza e le ceneri tumulate nella tomba di famiglia a Bergamasco.
Lascia la moglie Chiara, i figli Silvia e Michele, con i rispettivi coniugi, i nipoti, la sorella Teresa e il cognato, e la cognata Lilia, vedova di Riccardo. Lilia, che non vuole tacere: la sua voce è un sussurro, ma grida di dolore e di rabbia contro questo stillicidio di morte.
La sorella Teresa Coppo, nel suo profilo social, scrive del fratello: «Anche tu sei stato vittima innocente del killer spietato che insidia le nostre zone. Ora puoi finalmente respirare a pieni polmoni…».
Purtroppo, l’angoscia, la paura e l’impotenza assottigliano, in tutti noi, il respiro; abbiamo urlato e pianto tanto, e ci sono momenti in cui siamo così sconsolati da doverli premere e schiaffeggiare, i polmoni, per recuperare un filo di fiato. Ma quel filo resiste, quel fiato gorgoglia e passa da una generazione all’altra, perché Casale noi l’amiamo.
Resiste, quel filo, per dire, ancora una volta, e tante volte ancora finché serve, che, più delle bonifiche (che sono indispensabili), più dei processi (che sono giusti!), molto di più serve una cura. Ci serve in fretta, perché vogliamo guarire. Dobbiamo guarire. Presto. Fate presto, per favore. E chi ha le risorse, non indugi oltre, le dirotti e le impieghi: sia davvero filantropo, per ribaltare un’ingiustizia in una causa giusta.
Bellissimo e puntuale excursus storico. . Grazie Silvana e un Requiem per l’Ing. Umberto e per tutti i nostri cari defunti.
Mi dispiace veramente, è una beffa del destino. Un’altra croce si aggiunge alle troppe precedenti. Sono sinceramente vicina a tutta la famiglia. La “sua” chiesa, la nostra Chiesa, lo accoglierà con riconoscenza
Grazie Silvana, anche per questo intervento che affronta questa ennesima triste notizia, per la quale esprimiamo il nostro cordoglio e sofferenza, dandogli i giusti significati con grande umanità e necessaria insistenza Silvana, sulla urgenza di rinnovare concretamente l’impegno per la ricerca sul Mesotelioma, oltreché per portare a compimento la bonifica e l’affermazione della giustizia.
Ricordo anch’io benissimo quel importante periodo storico, che sfociò con la storica Ordinanza del 1987 del Sindaco Riccardo Coppo, fratello di Umberto. Infatti allora, Segretario responsabile (dal 1979 al 1994) della Camera del Lavoro, allora Comprensoriale- Casale-Trino-Moncalvo, appena venni a conoscenza che la SAFE- Eternit francese- aveva deciso di riaprire alcune linee produttive alla Eternit (chiusa l’anno prima), riunui il Comitato Direttivo con la proposta approvata di dire NO se ancora con l’amianto.E avevamo ancora 350 disoccupati Eternit! quasi tutti con Asbestosi!
Chi sosteneva di riaprire…; 110 medici di Casale dissero e sostennero NO!!! …
La famosa ordinanza “diede il colpo di grazia” alla riapertura e diventò un esempio internazionale per la lotta all’amianto…
Dobbiamo continuare l’impegno in questa lotta, che anche qui viene rilanciata, nonostante le difficoltà dopo il lungo, faticoso percorso già compiuto.Lo Dobbiamo anche a Umberto.
L’amicizia nata in gioventù prima con Riccardo, mio compagno di scuola al Contardo Ferrini e successivamente con Umberto, (ma lui al tempo era già “professore”) ha legato costantemente i nostri pensieri anche dopo la maturità ed i tempi civici che si sono sviluppati nella nostra comunità, ivi compresa l’attività della Sezione Alpini. Oggi non posso fare altro che pregare per la sfortunata famiglia Coppo che oggi continua a pagare un prezzo altissimo verso quei poteri che continuano ad essere sordi all’evidenza del male provocato da scelte scriteriate ed inconcepibili, se non solo per manifesto senso di potere della forza economica maturata grazie agli intrighi.
Grazie Silvana. Una morte davvero, in questo caso, beffarda.
Alcuni anni fa, ricordando l’ambizioso progetto di ristrutturazione di Piazza Castello, coomissionato da Riccardo, assessore all’urbanistica nella Giunta Mascarino e, soprattutto, la sua coraggiosa e lungimirante ordinanza che citi, proposi, in una lettera a Il Monferrato, di intitolargi la Piazza.
Proposta caduta ovviamente nel vuoto.
Ma non è mai troppo tardi, anche se si dovrà scontrare con le piccole invidie degli attuali pigmei della politica