RECENSIONE di
SERGIO SALVI
“Ferrovie del Messico” autore Gian Marco Griffi pubblicato da Laurana Editore, sedicesima edizione luglio 2023, pp. 816.
In una frase: un surreale e monumentale guazzabuglio, scritto con classe.
“Ferrovie del Messico” è, senza dubbio, un successo editoriale: finalista al “Premio Strega” e vincitore di numerosi premi letterari.
Questo romanzo, nell’interessante postfazione di Marco Drago, è accostato alla “letteratura enciclopedica”, genere letterario al quale appartengono opere di Marcel Proust, Robert Musil, James Joyce, Carlo Emilio Gadda, Jorge Luis Borges.
“Griffi persegue evidentemente un ideale enciclopedico … oltre un milione di battute per raccontare una trama piuttosto lineare; eppure, se la trama da seguire è semplice, Griffi riesce nell’intento di trasformarla in un’epica tragicomica che genera storie su storie, tanto che a un certo punto il lettore si rende conto (non senza un certo sgomento) che, volendo, il libro potrebbe non finire mai (pp. 812, 813).
La narrazione inizia ad Asti, l’8 febbraio 1944, presso il Comando della Guardia nazionale repubblicana ferroviaria. Il milite Francesco (Cesco) Magetti, tormentato da alcuni giorni da un tremendo mal di denti, e addetto alla compilazione dei “notiziari” (oggi diremmo comunicati stampa), viene incaricato da un sottufficiale (l’Aiutante capo Morucci) di preparare, entro otto giorni, una mappa dettagliata della rete ferroviaria del Messico.
Alle sensate obiezioni del milite (Il signor Aiutante capo è a conoscenza del fatto che il sottoscritto non sa niente della rete ferroviaria del Messico?), Morucci oppone la ferrea stupidità gerarchica. “non ho la minima idea del perché tu debba redigere un documento sulle ferrovie del Messico. Ricevo ordini da uno che ha ricevuto ordini da un altro che ha ricevuto ordini. Forse qualcuno al vertice è a conoscenza della ragione per cui è assolutamente vitale redigere un documento sulle ferrovie del Messico. Ma non è escluso che un soldato semplice a Berlino, nei corridoi della Cancelleria del Reich, abbia raccontato a un soldato semplice di aver letto un libro sulle ferrovie del Messico … magari la voce è giunta a Goebbels, il quale ha decretato che possedere una cartina dettagliata delle ferrovie messicane, per il Reich e i suoi alleati, è una questione di vita o di morte; pertanto da Goebbels l’ordine ha ridisceso la catena di comando fino a un ufficiale delle SS di Stoccarda, il quale deve aver considerato che a ottenere la cartina ferroviaria del Messico, per quanto sia una questione di vita o di morte, avrebbero potuto provvedere gli italiani, che non hanno niente da fare; e così l’ordine è venuto giù dal Brennero, è giunto a Salò, da Salò a Milano, da Milano a Torino Nazionale, da Torino ad Asti, da Asti a me, fino a quando, dopo un numero incalcolabile di ordini, di lettere, di telegrammi criptati, è uscito dalla mia bocca ed è giunto alle tue orecchie, il soldato Magetti Francesco della Guardia Nazionale repubblicana ferroviaria, il quale ha una settimana da domani per eseguirlo … è tutto chiaro Magetti?
Signorsì Aiutante capo, è tutto chiaro.
Mi guardò da una parte e dell’altra della mascella. Notò l’ascesso.
E vai da un dentista, santo cielo.
Signorsì Aiutante capo, vado da un dentista
Quando uscì, Dalmasso e Prete (gli altri due militi del Comando) scoppiarono a ridere e io cominciai a bestemmiare.” (pp 16/17).
Da qui in avanti il romanzo apre una serie di lunghe digressioni, in alcuni casi del tutto scollegate dalla “trama lineare”.
I luoghi si alternano vorticosamente: Asti, il centro città e poi la campagna, tra i borghi di Montemagno, Roccabianca, Camerano e Casorzo, la Svizzera e poi Berlino, e Baryeuth, in Baviera, e poi il Messico da Veracruz a Città del Messico a Ocotlan all’inesistente metropoli di Santa Brigida de la Ciénaga, e poi ancora la Svizzera.
Continui sono i “saliscendi” temporali (giorni, mesi, anni, decenni, avanti-indietro, avanti-indietro), nuovi personaggi si affacciano e poi sembrano uscire di scena per ricomparire completamente trasformati, o è un’illusione?
A conti fatti, il filo conduttore (fare la mappa delle ferrovie del Messico e subire il mal di denti) costituisce il pretesto per far attraversare al lettore innumerevoli spezzoni di storie che non confluiscono in un coerente alveo narrativo.
La scrittura è elegante, spesso ricercata, talvolta dotta. Ho l’impressione che l’autore si sia compiaciuto nel disorientare il lettore (nel testo non sono usate le virgolette per indicare i dialoghi, e i numerosi cambi di voce narrante sono … improvvisi).
Nei racconti delle varie vicende, i toni dell’ironia lasciano il posto al grottesco e al “noir” un po’ macabro, per i miei gusti. Cospicui sono gli spazi riservati a situazioni paradossali, sgangherate e surreali, con alcune invenzioni divertenti e, ovvio, sganciate dallo sviluppo della narrazione principale.
Efficaci le descrizioni di episodi drammatici e angosciosi, anche queste qualche volta appesantite dall’entropia lessicale.
Finale: “Ferrovie del Messico” è composto da due parti, la prima inizia a pag. 9 e finisce a pag. 802, la seconda è tutta a pag. 805, ed è l’annuncio di un sequel. Credo, con tutto il rispetto, che non insisterò con il genere “romanzo enciclopedico”, ma una spoilerata la faccio: a Magetti il mal di denti passerà, in modo non assolutamente credibile, nella prima parte del romanzo.