SILVANA MOSSANO
E’ morto, il 14 gennaio 2023, Giuseppino Coppo, imprenditore monferrino (titolare della Nuova Eletrofer di Occimiano e Serravalle Scrivia), già presidente della società nerostellata Casale Calcio (prima dal 1995 al 2005, poi dal 2013 al 2021 per il nuovo Casale Fbc) e della Pallonistica Monferrina di Vignale all’epoca della militanza in serie A, oltre che socio del Torino Calcio di cui è stato appassionato tifoso e significativo sostenitore. Socio e già presidente del Lions Club Casale Monferrato Host, ha promosso, affiancato dalla moglie Silvana, i service «Per Alberto», in memoria del figlioletto morto bambino dopo una inesorabile malattia. // Il decesso di Giuseppino Coppo è avvenuto all’ospedale Santo Spirito di Casale, dove era ricoverato dall’inizio di gennaio in seguito a una caduta in casa. La frattura di un paio di vertebre lo aveva costretto temporaneamente all’immobilità, ma pareva che le condizioni fossero in via di miglioramento. Invece, la situazione è precipitata inaspettatamente all’alba di sabato.// Le funzioni funebri si svolgono nella chiesa parrocchiale di Cellamonte, il paese di cui era originario e dove viveva, e nel quale aveva svolto anche un po’ di attività politica, reggendo le sorti dell’amministrazione comunale per un breve periodo nel 1990. Rosario alle 18 di domenica 15, funerale alle 15 di lunedì 16. //Lascia, oltre alla moglie Silvana, anche i figli Laura, attuale presidente di Confindustria Alessandria, Andrea e Maria Luisa.
[Nella foto grande, al centro Giuseppino Coppo, tra i giocatori nerostellati Erik Francia, Luca Mazzucco, Michele Castagnone e Marco Marianini, sullo scalone di Palazzo Sangiorgio, dopo una premiazione in sala consiliare]
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Ci sono cortocircuiti inspiegabili. Sabato mattina alle 8,21 spedisco un WhatsApp: «Silvana, ho saputo che Giuseppino non sta bene ed è ricoverato. Gli sono molto affezionata. Portagli un saluto affettuoso e un sincero fortissimo augurio di guarigione». Un’ora dopo, Silvana Coppo mi risponde: «Giuseppino è mancato stamattina. Un dolore immenso».
Incredulità. Sbandamento. Tristezza. E si innesca l’automatico e incontenibile lavorio della mente alla ricerca dell’«ultima volta che l’ho visto, che gli ho parlato, che ci siamo salutati…».
L’ultima volta era il 10 novembre scorso, in Filarmonica: c’erano, Giuseppino e Silvana, allo spettacolo «Un po’ di pace, please» che Sergio e io avevamo presentato a Palazzo Treville. E c’erano stati, anche l’anno precedente, addirittura in due occasioni, allo spettacolo «Dammi tempo». Che me lo domandavo sempre come facessero, nelle loro impegnatissime e indaffaratissime giornate, a trovare anche il tempo per venirci ad applaudire. «Non possiamo mancare» dicevano.
Era difficile, in giro, non vederli insieme: Silvana e Giuseppino. Lei esuberante e ed effervescente, lui pacato e risoluto, con l’immancabile sorriso buono e indulgente dietro il quale sapeva celare gioie, soddisfazioni, preoccupazioni e dolori. Insieme da quando, molto giovani, si erano incontrati. Nei miei ricordi del loro racconto di vita, c’è una ragazza spensierata che viene fermata per strada da un giovanotto un po’ riservato che l’adocchiava da un po’… Pure lei gli aveva messo gli occhi addosso, così…
Così si erano conosciuti e così si erano innamorati, e si erano sposati, ed erano diventati genitori. Di Alberto: bello, vivace, meraviglioso che si era poi ammalato, di quelle brutte malattie che, fino a qualche decennio fa, non offrivano spiragli di perdono, neppure se tentavi l’impossibile mettendo insieme tutti i risparmi per cercare le cure più miracolose in un ospedale di Parigi. Al capezzale del loro bambino, avanti e indietro tra Italia e Francia, si alternavano la mamma e il papà, per mesi, dall’inizio alla tragica fine.
Insieme a sopportare il dolore atroce, ma così attaccati alla vita da generarne altre ed erano nati Laura, Andrea, Maria Luisa.
Intanto, Giuseppino, insieme al fratello Cipriano, a metà degli anni Sessanta aveva cominciato a occuparsi di carpenteria metallica, lavorando sotto un porticato della loro casa di Cellamonte: quegli inizi un po’ pionieristici che poi, sorridendo tra le rughe, racconterai ai nipoti con orgoglio.
L’attività si era a poco a poco estesa. Nel 1974 c’era stata l’acquisizione della Nuova Eletrofer di Serravalle Scrivia e un progressivo ampliamento a Occimiano, dove oggi c’è la sede legale.
Lungimirante e infaticabile, Giuseppino Coppo ha dedicato molte energie all’azienda che ha fatto crescere anche in Centro Italia e fuori Italia.
La dimora famigliare, invece, è sempre rimasta a Cellamonte, la meta di ogni ritorno. E a scavalco tra Cellamonte e Rosignano ha acquisito l’antica Distilleria (affidandone la gestione a Silvana) che è stata ristrutturata ed è rinata con annessa «Locanda». Giuseppino, tra l’altro, era un buongustaio molto esigente; seduto a tavola, i polsi appoggiati ai lati del piatto, ricordava con piacere dettagli precisi dei piatti che aveva gustato ora qui ora là, in giro per il mondo, che fosse una trattoria o un ristorante stellato.
Era curioso di tutto: dei cibi, delle persone, delle novità in senso lato, quali che fossero.
E, poi, Giuseppino, lo sapevano tutti, aveva un amante – senza l’apostrofo, eh! – cui si è dedicato con sconfinata passione e grande generosità. Si chiamava Sport. L’ha tenuto addosso come la propria pelle: fosse color granata, o nerostellata, o attratto dagli sferisteri che gli ricordavano le radicate tradizioni sportive della sua terra monferrina.
L’ha amato lo Sport, e si è speso per lo Sport.
Ha sofferto a causa dello Sport, e di attacchi che lo hanno ferito.
Ma ha poi gioito con e per lo Sport. Come quella volta che i nerostellati si lasciarono alle spalle la serie D e conquistarono la C2. In quell’invasione di campo festosa ed esuberante, datata 2004, Giuseppino si aggirava nel campo del Natal Palli con il suo inossidabile sorriso, sudato di stress, frastornato e con gli occhi lucidi di gioia, ma sempre contenuto nelle esternazioni. Il suo stile.
Confidava, anche, che in casa si era ricavato uno spazio intimo solo per loro due: lui e lo Sport. Partite, commenti, dibattiti da godersi in tivù o sullo schermo di un computer.
Lo Sport era per Giuseppino metafora della vita fatta di impegno, tenacia, passione, soddisfazione, inciampi e riprese, rimanendo con i piedi per terra da cui trarre la forza di intraprendere nuove sfide.
Grazie Silvana per il bel ritratto e ricordo dell’amato Giuseppino che ho avuto la fortuna di conoscerlo e frequentare molti anni. Quello che tu scrivi è da condividere in toto . Riposa in Pace caro Giuseppino .
Bellissimo ritratto di Giuseppino Coppo ….brava Silvana, il tuo scritto lo rappresenta in toto.
Onorato di averlo conosciuto