SILVANA MOSSANO
Uno squarcio di fiducia e di speranza concreta si apre, per la prima volta da quindici anni a questa parte, sul fronte della cura del mesotelioma, il cancro causato dall’amianto (nesso causale scientificamente provato, nonostante, anche su questo aspetto, non manchino scienziati che insistono a instillare dubbi nelle aule giudiziarie).
La nuova immunoterapia è basata sulla combinazione di due farmaci, nivolumab e ipilimumab. L’importante novità, annunciata in questi giorni in una conferenza stampa virtuale, promossa dall’azienda biofarmaceutica Bristol Myers Squibb (la cui mission è la ricerca di farmaci innovativi per malattie molto gravi), è che l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha approvato la rimborsabilità della combinazione nivolumab + ipilimumab come trattamento di prima linea in pazienti non operabili e con un tipo di mesotelioma definito «non epitelioide», cioè la forma più grave, che si riscontra in circa il 25% dei casi, non sensibili alla chemioterapia.
Che cosa significa «prima linea? Significa che è la prima cura che si adotta subito dopo la diagnosi. Fino a oggi, invece, l’unica terapia di prima linea esistente e rimborsata dal Servizio sanitario nazionale era la chemioterapia standard a base di cisplatino o carboplatino in combinazione con pemetrexed.
«Dopo tanti anni di progressi limitati nel trattamento del mesotelioma maligno, abbiamo riscontrato un importante beneficio clinico con nivolumab più ipilimumab nello studio internazionale di fase 3 CheckMate-743, che ha coinvolto oltre 600 pazienti» ha spiegato Michele Maio, presidente Fondazione Nibit (Network Italiano per la Bioterapia e l’Immunoterapia dei Tumori) e direttore della Cattedra di Oncologia dell’Università di Siena e del Centro di Immuno Oncologia (Cio) dell’Azienda ospedaliero-universitaria. Il gruppo di Siena di Maio ha sviluppato, nel 2009, le prime ricerche al mondo di immunoterapia, con anticorpi diretti contro differenti check-point immunologici, proprio nel mesotelioma.
I dati dello studio CheckMate -743 mostrano un aumento della sopravvivenza in tutte le forme istologiche della malattia, con quasi un paziente su 5 vivo a 4 anni dall’inizio del trattamento, rispetto a uno su 10 tra quelli trattati con la chemioterapia standard. Nella forma non epitelioide, la combinazione nivolumab più ipilimumab ha più che raddoppiato la sopravvivenza mediana, che ha raggiunto 18,1 mesi rispetto a 8,8 con la chemioterapia standard. «Sono risultati davvero significativi e inimmaginabili fino a poco tempo fa, visto che si tratta di pazienti con malattia avanzata che non possono essere operati» ha spiegato Federica Grosso, responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale Mesotelioma e Tumori Rari dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria. «Al dato sulla sopravvivenza – ha detto Grosso – si aggiunge quello, estremamente rilevante per i pazienti, sulla qualità di vita, nettamente a favore della immunoterapia».
«Siamo stati pionieri nello sviluppo di queste terapie e crediamo fortemente nel loro valore – ha dichiarato Cosimo Paga, Executive Country Medical Director della Bristol Myers Squibb Italia -: finalmente è arrivato il tanto atteso rimborso della combinazione di nivolumab e ipilimumab anche nel mesotelioma pleurico non epitelioide». Significa che, a partire dal 16 settembre scorso, questa cura molto costosa, a fronte di una richiesta supportata da specifica documentazione medica, viene rimborsata dal Servizio sanitario nazionale al centro oncologico di cura che ha in carico il paziente. «La combinazione nivolumab più ipilimumab – ha aggiunto Paga – viene rimborsata in Italia per quattro diversi tipi di tumore avanzato in prima linea: mesotelioma pleurico non epitelioide, tumore del polmone non a piccole cellule, melanoma e carcinoma a cellule renali. Inoltre, nivolumab è rimborsato, in seconda linea, nel tumore dell’esofago, del polmone non a piccole cellule e nel carcinoma a cellule renali».
Che cosa significa seconda linea? Significa che si passa alla combinazione nivolumab più ipilimumab solo se la terapia chemioterapica standard non ha funzionato.
Ha concluso il dirigente della Bristol Myers Squibb Italia: «Il nostro obiettivo è estendere l’efficacia dell’immunoncologia».
L’obbiettivo principe è quello di guarire. Molti malati di mesotelioma mirano a questo: i malati che hanno già una diagnosi e quelli inconsapevoli.
Ha commentato Laura Abate-Daga, presidente dell’Associazione tumori toracici rari (Tutor): «Vogliamo far sentire meno soli i pazienti colpiti da un tumore toracico raro, fornendo loro un aiuto concreto. Nel 2017 è stata stipulata un’intesa Stato-Regioni per istituire una rete nazionale di tumori rari affinché tutti i pazienti abbiano diritto al miglior percorso di cura. A livello europeo è operativa “Euracan”, con centri di riferimento in cui sono inclusi anche quelli italiani».