RECENSIONE
di SERGIO SALVI
“La lista del giudice” autore John Grisham traduzione di Luca Fusari e Sara Pencipe edito in Italia da Mondadori, prima edizione novembre 2021 pp. 313.
In una frase: romanzo che si fa divorare, in poche ore di lettura.
John Grisham dà un’ennesima prova della sua straordinaria capacità di scrivere romanzi intriganti e avvincenti.
Florida 2020: Lacy Stolz lavora da dodici anni alla Commissione Disciplinare Giudiziaria (CDG) dello Stato, è una veterana, anzi, “la” veterana dell’organismo cha ha il compito di indagare sulla condotta dei giudici (un migliaio in Florida). La procedura è semplice: chi vuole presentare un reclamo nei confronti di un giudice deve contattare la CDG, quindi viene fissato un incontro con i funzionari; se a questi ultimi le lagnanze sembrano fondate, viene presentata una denuncia formale a nome del reclamante. La denuncia rimane segretata per quarantacinque giorni, durante i quali la CDG svolge i suoi accertamenti: “Nove volte su dieci la cosa finisce lì e la denuncia viene ritirata”. (p. 11)
Il governo della Florida ha appena tagliato i fondi alla CGD, per il quarto anno di fila. Il morale negli uffici è davvero basso, il turnover del personale, viceversa, altissimo; tutti cercano un posto di lavoro più remunerativo e anche Lacy, alla soglia dei quarant’anni, ci sta pensando seriamente.
In questo clima di rassegnata smobilitazione – “il vecchio capo era andato in pensione da due anni e quasi tutte le regole se n’erano andate con lui” (p. 9) -, Lacy viene contattata da una donna che la convince ad incontrarla riservatamente, in un locale pubblico nei pressi degli uffici della CDG.
L’incontro è sorprendente: la donna, che non rivela la sua vera identità, afferma di essere certa che un giudice della Florida, attualmente in carica, è un omicida, anzi un vero e proprio serial killer. La seconda delle sue vittime era stata proprio il padre della misteriosa, e molto spaventata, donna. “Lacy aveva avuto a che fare con la sua quota di matti e di anime squilibrate, carichi di scatoloni e sacchetti di carta zeppi di documenti che provavano senza ombra di dubbio la corruzione di qualche verme schifoso seduto sul seggio. Quasi sempre le bastavano pochi minuti a quattr’occhi prima di emettere il verdetto e concentrarsi su come lasciar cadere la denuncia nel dimenticatoio, (…) questa donna, chiunque fosse, non era sballata, né pazza o squilibrata. Aveva davvero qualcosa in mano, ed era spaventata.” (p. 13).
Spaventata, sì, ma si rivelerà abilissima, Lacy la incalza: “Sei nervosa e ti comporti come se qualcuno ti pedinasse” – “Non mi pedina nessuno, ma tutto lascia una traccia” – “Una traccia che qualcun altro può seguire. Questo qualcuno è il giudice che sospetti di omicidio? Per cominciare prenderò qualche appunto a mano senza coinvolgere i miei collaboratori”. (p.17).
L’ultima proposta di Lacy sblocca la situazione, e la donna svela la sua identità “Jery Crosby, quarantasei anni, insegno scienze politiche all’Università del South Alabama di Mobile”.
Jery è uno dei tre protagonisti del romanzo, insieme a Lacy e al il giudice Ross Bannik, il sospettato serial killer.
Grisham si rivela ancora una volta magistrale nella caratterizzazione dei personaggi, anche di quelli meno importanti o addirittura marginali.
In questo romanzo spiccano per efficacia le descrizioni dei processi mentali seguiti da Jery, nel dare la caccia all’assassino e nel proteggere la sua identità per prevenire ritorsioni, e dei percorsi freddi e logici intrapresi dall’omicida (inesorabile incarnazione del male) per colpire le sue vittime e poi scoprire e neutralizzare il segugio (vale a dire Jery) che ha fiutato la sua pista.
La strategia del killer è stata vincente, per molti anni: gli omicidi erano stati commessi, anche a distanza di tempo, in Stati diversi, per esempio il padre di Jery era stato ucciso nel 1992 in South Carolina, un’altra vittima era morta in Arkansas nel 2009, il primo a cadere, nel 1991, era stato un ex capo scout, ammazzato a Signal Mountain, nel Tennessee. La lista di Jery si ferma a cinque casi, tutti accomunati dalla totale assenza di tracce e da una particolare modalità di esecuzione, una vera e propria “firma” da parte dell’assassino, ma le diverse polizie locali avevano archiviato il caso di loro competenza come “irrisolto”. La tenacia di Jery le consentirà di scoprire anche un terzo elemento comune, che risulterà decisivo.
In alcune parti del romanzo, il male appare davvero invincibile, inattaccabile; forse la causa scatenante della terribile pianificazione può suscitare nei confronti dell’assassino qualche sentimento di vaga comprensione, che svanisce man mano, perche in questo romanzo “il cattivo” lo è sempre, fino in fondo, senza il minimo ripensamento.
John Grisham è noto soprattutto per i suoi romanzi del genere legal thriller, “La lista del giudice” non è classificabile in quell’area tematica, tuttavia al lettore viene offerto un interessante spaccato del sistema giudiziario statunitense e anche del variegato approccio adottato talvolta dalle polizie locali nell’affrontare reati, pur se molto gravi, quando non siano coinvolti abitanti di quello specifico Stato o “contea”.
Finale: lettura piacevole, molto avvincente; un libro ideale per rilassarsi un po’ e sentire meno il caldo… qualche brivido è infatti garantito!
Interessante presentazione del libro con ottima sintesi della narrazione dell’autore che è sempre molto avvincente coi suoi romanzi. Ne farò certamente oggetto di lettura in queste vacanze estive. Grazie Silvana e Sergio….. a quando il prossimo concerto?