SILVANA MOSSANO
«L’Italia è un hotspot dei maggiori cambiamenti climatici», cioè un «punto caldo», un crocevia nevralgico dove si assiste, in misura più massiccia che altrove, all’esemplificazione di eventi atmosferici estremi e agli effetti dell’aumento della temperatura sul pianeta. Lo scorso anno, nel nostro Paese, gli eventi atmosferici estremi (precipitazioni intense, grandinate con chicchi di diametro superiore a 2 centimetri, venti particolarmente forti, trombe d’aria etc) sono stati 1499, molti di più rispetto ad altri Paesi d’Europa. E, anche raffrontando l’Italia con sé stessa, nel 2010 se ne contarono appena 380 e soltanto 46 nel 2000. In vent’anni il numero di eventi estremi si è moltiplicato notevolmente, con ripercussioni gravi e decisive di tipo sociale ed economico. E vitale. Stefano Liberti, giornalista e scrittore, autore di «Terra bruciata. Come la crisi ambientale sta cambiando l’Italia e la nostra vita» (Rizzoli, 2020), ospite oggi 1° marzo del ciclo webinar «Connessioni prossime», mette in guardia: «Mentre le nostre città sono più fragili di altre città europee, l’Italia non ha un piano nazionale di adattamento agli eventi climatici e manca qui, rispetto ad altri Paesi, un dibattito approfondito per cambiare un l’attuale modello di sviluppo che è ormai alle corde». Un atteggiamento che Liberti definisce «un paradosso assurdo», anche nelle modalità di comunicazione: gli eventi estremi vengono inglobati nella dizione semplicistica di «maltempo». Definizione, tra l’altro, ambigua, perché gli effetti problematici del clima non sono soltanto legati alle precipitazioni, ma anche all’innalzamento delle temperature e a siccità agonizzanti. «Molte acque che noi oggi utilizziamo – avverte Liberti – vengono dai ghiacciai, ma tra venti o trent’anni non le avremo più». Il fenomeno dei cambiamenti climatici non implica soltanto una modifica del paesaggio, ma solleva il gravissimo problema delle risorse vitali, appunto come l’acqua, che non sono infinite. «L’aprile 2020 è stato il più caldo d’Europa da quando si sono cominciate a effettuare le registrazioni ed è seguito a un inverno 2019 in cui sono stati rilevati 3,4 gradi in più rispetto al trentennio 1981-2010».
Il giornalista Liberti (esperto non solo di tematiche ambientali, ma anche di migrazioni, e testimone di grandi pagine di conflittualità internazionale), insiste sull’urgenza di modificare il modello di sviluppo che ha caratterizzato il mondo occidentale per decenni. Confida nel buon investimento dei fondi europei che sono stati stanziati e che andranno ripreso per avviare profonde modifiche strutturali di tipo economico, climatico, sociale, produttivo, culturale.
Per spenderli occorrono progetti su cui, certo, si deve riflettere e concordare, ma senza perderci troppo tempo, perché il tempo già è scaduto. «Non ne va soltanto del futuro delle generazioni che verranno, ma anche del nostro presente» avverte Liberti.
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Della necessaria rivoluzione dello sviluppo economico sociale culturale hanno parlato l’economista e docente universitario Angelo Miglietta, Cristina Bargero ricercatrice dell’Ires (Istituto di ricerche economico sociali del Piemonte) e il giornalista Pierluigi Buscaiolo, direttore del bisettimanale Il Monferrato, ospiti del webinar di venerdì scorso. Si è insistito sulla vocazione turistica del Monferrato trainata dal cibo. «La cultura del cibo è cultura di godimento del territorio, ovvero è turismo, ovvero è occupazione». Purtroppo, va affrontato e risolto il problema delle zanzare, riflettendo severamente «sull’impatto pesante delle coltivazioni di riso».
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Mentre si guarda, con apprensione e speranza al futuro, domani, martedì 2 marzo, il ciclo «Connessioni prossime» (promosso da Retescuoleinsieme e Afeva, e organizzato da Ecofficina) si concede un balzo di settecento anni. All’indietro.
Sono infatti trascorsi sette secoli dalla morte di Dante Alighieri. Chi ne parla? Lo storico Alessandro Barbero, autore del saggio «Dante», Laterza 2020. Con lui, a rispondere alle domande di Manuele Degiacomi, è ospite Lucilla Giagnoni, direttore artistico del Nuovo Teatro Faraggiana di Novara, prima interprete femminile della lettura di cento canti della Divina Commedia, su Rai 5, fino al 25 marzo in seconda serata.
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Si torna, poi, all’attualità, che ancora non riesce a liberarsi dalla spirale tragica con cui è avviluppato il territorio del Monferrato (così come molti altri luoghi del mondo): venerdì 5 marzo, a parlare di mesotelioma, figliastro dell’amianto che a Casale è stato lavorato per 80 anni (anche quando già si sapeva che la fibra era morbigena e mortale), parla l’oncologa Federica Grosso, responsabile della specifica Struttura Complessa dell’ospedale di Alessandria a scavalco con il Santo Spirito di Casale.
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