RECENSONE
di SERGIO SALVI
«La verità sul caso Harry Quebert» – autore Joel Dicker, traduzione di Vincenzo Vega, edito da Giunti Editore/Bompiani, prima edizione italiana giugno 2013, nuova edizione giugno 2020 pp 775.
Libro regalatomi a Natale 2020 da Michele (Mimi, senza accento); non conoscevo l’autore, né avevo sentito parlare del romanzo; ho poi scoperto che è un bestseller internazionale.
In una frase: la lunghezza di questo bel romanzo è solo apparente, gli intrecci azzeccati (e anche l’impostazione grafica) ne abbreviano il tempo di lettura.
E’ un giallo ambientato in New Hampshire (Usa), nella cittadina immaginaria di Aurora, in riva all’oceano. Qui, in una grande casa, con il mare di fronte e una foresta alle spalle, vive il famosissimo scrittore e conferenziere Harry Quebert. In questo paradiso di quiete, a fine inverno del 2008, si rifugia il giovane Marcus Goldman, giovane romanziere baciato dalla fortuna all’esordio, ma al momento afflitto dal «blocco dello scrittore», l’incapacità di scrivere.
Marcus deve tutto ad Harry. E’ stato suo allievo all’università e, grazie alla guida carismatica del celebre professore/scrittore, era riuscito a superare la pigrizia mentale che lo induceva a scegliersi attività poco impegnative, mortificando la sua personalità e le sue vere doti.
Raggiunta la fama, Marcus si era allontanato da Harry. Si rifà vivo per chiedergli aiuto nel momento di crisi. Harry è disponibile, pronto ad ospitarlo, seguirlo, aiutarlo a ripartire, ma ogni sforzo sembra vano. Marcus è ossessionato dall’ambizione di voler scrivere un capolavoro, proprio come era riuscito a fare Harry nel 1975 con il bestseller pluripremiato «Le origini del male», arriva perfino a frugare di nascosto tra le carte dell’amico, immaginando di trovare chissà quale spunto. Gli viene invece tra le mani una cassetta di legno. Nessun manoscritto, qualche fotografia di una bella ragazza bionda, in una è insieme ad Harry, che se la stringe mentre lei lo bacia sulla guancia. Sul retro della foto c’è un appunto: «Nola e io, fine luglio 1975». Harry allora aveva trentaquattro anni, qualcuno in meno dell’età di Marcus nel 2008.
Harry coglie Marcus sul fatto; dopo una breve tensione, i due si chiariscono. Harry racconta a Marcus di essersi innamorato di Nola, allora quindicenne: «Nola aveva cambiato la mia vita. E non mi sarebbe importato affatto di diventare il grande Harry Quebert, il grande scrittore. Me ne sarei fregato della gloria, dei soldi e del mio radioso futuro se avessi potuto tenere Nola con me. Niente di ciò che ho fatto dopo di lei ha dato alla mia vita tanto senso quanto l’unica estate che ho trascorso con lei». (p. 39).
Quella bella ragazza, Nola Kellergan, era sparita dal suo domicilio di Aurora il 30 agosto 1975 e, nonostante le imponenti ricerche, non era ricomparsa, non erano più pervenute notizie di lei, né il suo corpo era stato mai ritrovato.
Marcus rientra a New York dopo un mese e mezzo, senza aver neppure scalfito il «blocco dello scrittore». Passano meno di tre mesi e Harry viene arrestato per omicidio. Nel suo giardino, infatti, durante lavori di giardinaggio, erano stati rinvenuti resti umani: lo scheletro di Nola Kellergan, accanto al quale c’era il manoscritto del bestseller di Harry Quebert, «Le origini del male».
Marcus contatta l’avvocato di Harry, lascia New York, vuole aiutare l’amico, nonostante l’opposizione del suo editore e le (davvero buffe) raccomandazioni della madre. L’avvocato gli consegna un biglietto di Harry «Ti giuro che sono innocente dei delitti di cui mi accusano» (p. 57), inoltre Harry autorizza Marcus a fermarsi nella sua casa in riva all’oceano, per tutto il tempo che verrà.
Da qui iniziano le indagini di Marcus che, nel ricostruire i fatti del lontano 1975, scoprirà dapprima strane lacune nell’inchiesta della polizia locale, e poi drammi profondi in persone a prima vista solari e determinate.
I colpi di scena diventano incalzanti. Non a caso i 31 capitoli sono presentati alla rovescia (un count-down) in cui si prepara il lettore al gran finale. Ad ogni passo sembra di essere arrivati al dunque (il lettore non si faccia troppi complimenti, è un inganno ben riuscito dell’autore) e poi ci si dice: «Giusto, l’avevo capito». Ogni capitolo è accompagnato da un «consiglio» scritto da Harry per Marcus, su come si scrive un romanzo di successo, insomma un mini corso per aspiranti romanzieri.
Il thriller non riguarda solo chi ha commesso l’assassinio, c’è anche il mistero dei romanzi, innanzitutto quello che Marcus sta scrivendo (finalmente si è «sbloccato»!), addirittura una risposta arriverà, finalmente, solo all’ultimissima delle 775 pagine.
Finale: romanzo-romanzo, libro di pura evasione, tiene il lettore attaccato alle pagine «per vedere come va a finire». Alcuni brani comici ben congeniati fanno tirare il fiato al momento giusto; le caricature dei genitori arrivisti e dell’opinione pubblica perbenista e ipocrita sono presentate in modo equilibrato. L’autore non indugia su particolari macabri e truculenti nei fatti di sangue e violenza, prevalgono umanità e pietà. E’anche un libro ricco di amore, senza descrizioni di rapporti sessuali, salvo che per tre episodi di fellatio, uno dei quali, quello cui è dedicato più spazio, non coinvolge personaggi del romanzo, ma un ex Presidente Usa.