RECENSIONE
DI SERGIO SALVI
«Il Grande Gualino – Vita e avventure di un uomo del Novecento», autore Giorgio Caponetti, edito da Utet, prima edizione giugno 2018, quarta ristampa giugno 2019 pp 435.
Nella foto: la copertina e una vecchia cartolina di Sestri Levante
Libro acquistato per curiosità: avevo sentito parlare di «Gualino come di un personaggio di rilievo nella storia dei primi anni dell’industria del cemento e poi sapevo che, attorno al 1910, si era fatto costruire a Cereseto, a due passi da Casale, il «Castello», un vero maniero in perfetto stile medievale. Un paio di anni fa, per puro caso, Antonio Buzzi si riferì a Gualino, meravigliandosi che io non conoscessi altro di lui, così mi delineò il personaggio e parte delle sue gesta (nessuna ironia in questa parola, che forse è riduttiva).
IN UNA FRASE: affari, amore, arte, un bell’intreccio romanzesco di fatti realmente accaduti.
E’ il racconto della vita di Riccardo Gualino (1879 – 1964) e sua moglie Cesarina Gurgo Salice (1890 – 1992). Gli episodi curiosi e avventurosi sono tanti. A partire dal matrimonio a Casale Monferrato (8 settembre 1907): gli sposi erano cugini di secondo grado, «consanguinei», quindi sarebbe stata necessaria la dispensa papale. Gualino dona al parroco un’ingente somma di denaro per acquistare un organo nuovo (nel 1907 non c’erano gli strumenti elettronici low cost), oltre al «rimborso spese» per i viaggi a Roma per ottenere una dispensa rapida. Il prete è stordito da quell’abbondanza, ma, in un secondo tempo, pretende altre 200 lire (810 euro di oggi) e Gualino gliele fa avere: 20.000 monetine da 1 centesimo lanciate sugli sposi all’uscita della chiesa! Viaggio di nozze: Orient Express. A Costantinopoli comincia un’altra storia, quella degli acquisti di oggetti d’arte di cui Cesarina è appassionata. Un gioco che diventerà una mania per entrambi. Composero la straordinaria Collezione Gualino, pretesa in dono dal Regno d’Italia, nel 1930, da un Riccardo Gualino sull’orlo del tracollo finanziario. Per fortuna almeno una parte della Collezione è stata recuperata, così ottanta capolavori della pittura (la Venere del Botticelli, ad esempio) sono permanentemente a Torino, esposti al terzo piano della manica Lunga di Palazzo Reale.
Dicevamo, viaggio di nozze del 1907. Da Costantinopoli, sulla strada (ferrata) del ritorno: deviazione in Transilvania, per concludere un affare colossale: la cessione di ventitremila ettari di foresta, mezzo milione di metri cubi di legname all’anno, per vent’anni.
Gli acquirenti fanno capo a una società inglese, tra loro c’è Arthur Neville Chamberlain, massone, futuro Ministro della salute poi Ministro degli Esteri e infine Primo Ministro d’Inghilterra. Gualino, negli anni ’30, avrebbe ospitato un altro futuro Primo Ministro inglese, anch’egli massone, Winston Churchill, che amava dipingere paesaggi mediterranei su un terrazzo di Villa Altachiara, a Portofino, la villa che i Gualino avevano preso in affitto da una nipote di Chamberlain.
Affari lungimiranti, rischiosi, vorticosi, spesso di successo e i disastri sono comunque fronteggiati. Tutto questo insieme a un mecenatismo impareggiabile. La coppia, nel corso della lunga vita in comune, sostiene artisti (pittori, musicisti, danzatori, attori, drammaturghi) di valore assoluto; alcuni nomi: Felice Casorati, Carlo Levi, i coniugi Sacharov, Luigi Pirandello – che scrisse: «… di Gualino c’è n’è uno solo in Italia, purtroppo!» -, Rubinstein, Toscanini, Andres Segovia, Vittorio De Sica.
1930, gli effetti della Grande Depressione dell’ottobre 1929 colpiscono Gualino, considerato anche un nemico da abbattere dal regime fascista: non solo non era iscritto al partito, ma aveva osato inviare a Benito Mussolini una lettera di dure critiche alla politica economica del governo. Inoltre casa Gualino era abitualmente frequentata da antifascisti. Riccardo Gualino fu arrestato il 19 gennaio 1931. Aveva fondato e convinto altri imprenditori a partecipare al capitale di aziende importanti, quali Snia, Unicem, Unica, Cinzano, Florio, ne possedeva rilevanti quote azionarie e spesso ne orientava la gestione; era il proprietario di immobili prestigiosi: castello di Cereseto, palazzo Lascaris – oggi sede del Consiglio Regionale del Piemonte – e case di Torino, castello di Sestri Levante – oggi Grand Hotel dei Castelli. (p.269). Tutto perduto, salvo, per un caso bizzarro, l’azienda chimica Rumianca – negli anni ’80 confluita nell’Eni – (pp 235 e 320). Sconterà due anni e otto mesi di confino e gli sarà vietata, per dieci anni, qualsiasi attività imprenditoriale in Italia.
La liquidazione dei beni di Gualino risultò molto vantaggiosa per il senatore Giovanni Agnelli, ex socio di Gualino stesso, che, nel 1920, tempo di gravi disordini e occupazione di fabbriche, lo aveva aiutato a conquistare il controllo assoluto della Fiat (pp 120-123). Agnelli era coerente con il regime. Scrive Sergio Romano: «La Fiat valeva bene una messa … in camicia nera!».
Dopo il confino, con il determinante appoggio di Cesarina e grazie alla fortuna che aveva accumulato in Francia e in Svizzera riprende le sue attività con base Parigi, ma cambia decisamente metodo: lavorerà essenzialmente con capitali propri, senza ricorrere al debito in modo spregiudicato; non cambiano l’intuito, il fiuto e la capacità di anticipare i tempi.
Nel 1924 aveva fondato l’Uri (Unione Radiofonica Italiana), la prima emittente italiana autorizzata a trasmettere via radio notizie e programmi, poi fagocitata nel 1927 dall’Eiar, istituito dal governo e controllato da Costanzo Ciano. Nel 1935 fondò la Lux Cinema, che ebbe da subito l’esclusiva di distribuire in Italia i film Rko dell’amico Joseph Kennedy (padre di John, Bob e Ted) conosciuto da Gualino e Cesarina nel 1912 durante il loro primo viaggio verso gli Usa. Curiosità: avrebbero dovuto navigare con il Titanic, nel viaggio inaugurale, ma, per anticipare i tempi, si erano imbarcati sul Lusitania…
La Lux ebbe un ruolo importantissimo per la cinematografia italiana; tra i film prodotti: Il Cammino della speranza e Riso Amaro, Gualino inventò la formula del «produttore esecutivo», in pratica appaltava il film a produttori agli esordi. Due nomi: Dino De Laurentis e Carlo Ponti. La saponetta Lux, «il sapone di nove stelle su dieci», fu prodotto dalla Rumianca di Gualino, il quale fece inserire nei contratti con le attrici dei film una clausola secondo cui erano tenute a concedere la propria immagine per quella saponetta: fu un trionfo commerciale.
FINALE: il libro scorre che è un piacere; la scrittura di Giorgio Caponetti è vivace e le vicende sono molto intriganti. Paragrafi brevi e flash aiutano il lettore a orientarsi in questa interessantissima e poco conosciuta storia. Mi ha colpito l’assenza di odio da parte di Riccardo Gualino, nei confronti di chi lo ha rovinato e di chi ha approfittato dei suoi rovesci. Cesarina è una persona di grande sensibilità, una sposa ragazzina che cresce e soffre, poi sembra vivere con leggerezza, eppure nei momenti più difficili diventa baluardo insuperabile in difesa del marito.
ottima sintesi di un libro di grande interesse x un casalese!
dello stesso autore segnalo un altro libro divertentissimo da non perdere!
QUANDO L’AUTOMOBILE UCCISE LA CAVALLERIA di Giorgio CAPONETTI
È stata davvero molto ricca di esperienze la vita di Gualino. Non conoscevo questo personaggio, dagli interessi così vasti, se non per sommi capi. La recensione mi ha molto incuriosita, penso proprio di acquistare il libro di Caponetti per saperne di più.
Come aveva ragione Pirandello. E oggi più che mai! Grande Gualino e bravo Caponetti. Forse, la lettura di SFAMIGLIA dello psichiatra Paolo Crepet, può aiutarci a comprendere una delle ragioni basilari per cui nel panorama odierno (e futuro, temo) mancano i Gualino; perché tutto parte dall’educazione.