SILVANA MOSSANO
E’ fin bello a vedersi, come un fiore leggiadro, originale e composito. A guardarlo nella sua riproduzione figurata e molto ingigantita – perché il covid 19, alias coronavirus, non è neppure visibile con un microscopio ottico, ma solo con microscopi elettronici e ionici – è così, bello: quella figura, sferica con artistici pistilli incastonati, fino a un anno fa sconosciuta e ora finché mai famigliare, appare seducente e misteriosa. A me la sua misteriosa seduzione evoca l’Amanita phalloides, stampata sul sussidiario delle elementari e poi sul libro di Scienze delle medie: un cappello rosso con i puntini bianchi come, da piccoli, avevamo imparato a disegnare un bel fungo elegante. Ma la maestra ci metteva in guardia: «Questa è l’Amanita, tanto bella quanto mortale».
Il covid è anche molto più potente, energico, indifferente e crudele. Mai nessun re o imperatore, nella storia dell’umanità, è riuscito a conquistare e sottomettere il mondo in così poco tempo come il virus incoronato. Un anno solo. E tutte le nostre vite e le nostre civiltà sono state squassate e sconvolte. Siamo cambiati e saremo diversi anche quando, del dannato 2020, cominceremo a commemorare gli anniversari negli anni a venire.
Ma, intanto, prima che il covid diventi argomento di storia, noi ne viviamo drammaticamente la contemporaneità.
Ci sono stati errori di sottovalutazione? Marco Imarisio, origini casalesi, inviato del Corriere della Sera, al secondo appuntamento del webinar «Connessioni prossime», ha detto chiaramente: «La gente ha dovuto cominciare a morire perché si muovesse qualcosa». Il giornalista, autore, insieme a Simona Ravizza e a Fiorenza Sarzanini, del libro «Come nasce un’epidemia: La strage di Bergamo, il focolaio più micidiale d’Europa», è stato ospite al secondo appuntamento del ciclo promosso da Rete Scuoleinsieme e organizzato da Ecofficina, seguito da oltre 250 partecipanti, per riflettere, oltre che sulla pandemia, anche su ambiente, economia, storia, cambiamenti climatici.
E’ difficile conteggiare quanto siano costate, in termini di vite umane, le incertezze, gli errori, le contrapposizioni tra scienziati, le scelte politiche titubanti, pressioni e conflitti di interessi. A cui si aggiunge, ora, il rischio dell’assuefazione. «492 morti in un solo giorno: ci fa ancora effetto?» ha buttato lì Imarisio nella conversazione con Manuele Degiacomi. Ci sono paesi nel Monferrato casalese che non ce l’hanno neppure una popolazione di quella entità. «Ma dietro ogni morte – avverte il cronista – c’è una storia di vita, di dolore di sofferenza». E non solo: anche di amore, di gioia e di speranza brutalmente interrotte e private, spesso, dell’ultimo saluto affettivo.
Per qualcuno la sorte è stata decisa da una scelta terribile. Il cronista ha ricordato l’intervista scoop del maggio 2020 quando un medico gli confidò: «Si è dovuto decidere chi aveva più chances di essere salvato e venire ammesso, quindi, alla terapia intensiva e chi no», visto che non c’erano posti per tutti. «Si sceglieva tra chi poteva provare a vivere e chi veniva lasciato al proprio destino».
L’altro aspetto drammatico è l’impreparazione e la carenza di sicurezza. «Non si trovavano mascherine, non c’erano “caschi respiratori”».
Se il primo lockdown (primavera 2020) è stato attuato come tentativo di contenimento di un evento che ha colto il mondo di sorpresa e il secondo (autunno 2020) è stato la conseguenza di sottovalutazioni della seconda ondata di pandemia, il terzo lockdown è, a parere del giornalista, legato principalmente ai dati economici, alle disastrose ripercussioni sociali: «Sono sopportabili e affrontabili in Paesi come la Germania e la Francia che, con economie più solide, possono permettersi iniziative più prolungate a sostegno un terzo lockdown, ma l’Italia non è in quelle condizioni». Se non si muore di covid, si rischia di morire di fame o di disperazione.
«Avremo una gran brutta primavera – è la previsione amara dell’inviato del Corriere -, con difficili situazioni di tensioni sociali».
La fiducia negli arcobaleni esposti ai balconi si è sbiadita, ma non bisogna smettere di sperare, e di raccontare. Sono le storie, più dei numeri, a dare la dimensione e il senso di questa tragedia epocale che è sanitaria, scientifica, economica, sociale, esercizio patetico di rimpiattini tra istituzioni, ma è prima di tutto e soprattutto umana. E’ la storia dell’uomo anziano che rifiuta il casco respiratorio: «Salvate un paziente più giovane» e di suo figlio che lo aveva visto per l’ultima volta vivo salire in ambulanza e chiede di vederlo almeno da morto, per sussurrargli: «Ti voglio bene papà».
Di storie al tempo del covid, oltre a quelle accennate da Imarisio e contenute nel suo libro, si torna a parlare nel webinar di «Connessioni prossime» martedì 2 febbraio, dalle 14 alle 16. Interviene il giornalista Mario Calabresi, già direttore di La Stampa e La Repubblica, bravissimo narratore su carta stampata (seguitissima la sua Newsletter settimanale) e in voce (con la nuovissima esperienza di podcast). All’incontro partecipa anche l’attrice, autrice e regista Ombretta Zaglio che, in questi mesi, ha esortato i suoi studenti dei licei Balbo Lanza di Casale a scrivere una sorta di «lettere dal fronte», il fronte scolastico oscillante tra didattica a distanza e didattica in presenza.
Ogni storia è preziosa: un ricordo da conservare, un diritto da rivendicare, una cura urgente da pretendere, ogni storia è la prova del senso di umanità che, nonostante l’incattivimento, non abdica, non cerca passerelle, ma accoglie, soccorre e resiste finché, come canta Roberto Vecchioni «(…) questa maledetta notte/ dovrà pur finire/ perché la riempiremo noi da qui/ di musica e parole».
«Connessioni Prossime» si può seguire in streaming su Faceboook
https://www.facebook.com/amiantoasbesto/
Per Info e per partecipare agli incontri ci si può rivolgere a Manuele de Giacomi e Adriana Canepa, telefono 011/75.76.932, 338/32.40.636 e 339/80.01.752. E-mail: ecofficinasrl@gmail.com oppure adri.canepa@istitutobalbo.edu.it
Bellissima riflessione ben argomentata come solo tu sai fare . Grazie per esserci d’aiuto in questo triste momento della nostra Storia . Con Affetto e Stima. Paolo