SILVANA MOSSANO
CASALE MONFERRATO
Per dirlo, qualche volta l’avevano anche detto: «Abbiamo passato una vita insieme, ce ne andremo insieme». Più che una previsione, un desiderio; o, forse, neppure quello. Più semplicemente, se, per oltre ottant’anni, condividi la sveglia del mattino, la colazione, il pranzo e la cena, i turni nel bagno, la spesa, i programmi in tivù, insomma, se scandisci l’esistenza con lo stesso metronomo, ti convinci che nulla può interrompere quel tran tran. Neppure un accidente, neppure una malattia, neppure la morte.
Le sorelle Deambrogio – Rosa, classe 1936, e Luisa, leva 1939, originarie di Balzola e vissute a Casale – ogni tanto lo pensavano e ogni tanto lo dicevano: «Ce ne andremo insieme». La figlioccia Giuse Guaschino, a stigmatizzare le pie illusioni, tagliava corto: «Non succede quasi mai. O, forse, – concedeva – soltanto qualche volta».
Rosa e Luisa Deambrogio hanno tirato via quel «soltanto». Non solo se ne sono andate via insieme, a poche ore l’una dall’altra – Luisa il 7 novembre, Rosa nella prima ora dell’8 -, ma hanno condiviso anche la stessa diagnosi: covid.
Signorine perbene, studi liceali, eleganti nei modi e nel portamento – era regola non uscire senza trucco perfetto -, hanno abitato insieme le stanze di un alloggio in via Parodi; e, insieme, le vacanze a Bordighera oltre a qualche viaggio qua e là per l’Europa con la figlioccia Giuse e suo marito Franco. Giornate smussate da una monotonia quasi pedante, graffiata da qualche piccolo alterco da siparietto. Cose loro, insomma, ma erano tenaci a difendersi reciprocamente.
Un solo scossone nella vita di Rosa, quando, nel 1953, era una spensierata diciottenne, allieva del liceo Scientifico Palli come lo era l’amico speciale col quale aveva scambiato qualche sogno e qualche promessa. Furono azzerati, sogni e promesse, da uno schianto in moto. Il giovane, sull’asfalto al crocevia di Porta Milano, sul rettilineo tra il casermone e il cimitero, aveva resistito qualche respiro. Un sussurro: «Muoio?». «Ma no che non muori, adesso vedrai che…», bugia pietosa di un improvvisato samaritano che gli si era inginocchiato accanto.
Il padre del giovane aveva poi assunto Rosa, appena diplomata, come segretaria nella sua concessionaria di auto in via Roma. Nel frattempo era nata Giuse, sorella di quel ragazzo che non ha mai incontrato, e Rosa ne era stata madrina. Ci sono legami che non hanno bisogno del sangue per essere saldi e durare.
Segretaria anche Luisa Deambrogio, figura storica alla scuola media Leardi, fino all’età della pensione.
Qualche amore? Chissà, forse, per l’una e per l’altra, ma non così intenso da intromettersi e dividerle. Giorno dopo giorno, le sorelle avevano finito per abituarsi a una quotidianità calcificata negli stessi gesti, nelle stesse abitudini, nelle stesse attese.
E negli stessi desideri. «Una volta o l’altra ce ne andremo insieme…». Ma quando mai? Ma quando succede? Qualche volta sì.
In questo tempo di indispensabili quanto surreali distanze sociali, non si può programmare un funerale normale. Nel silenzio, Rosa e Luisa Deambrogio saranno tumulate nella tomba di famiglia a Balzola. Ma alle esequie in memoria, che si svolgeranno quando si potrà, suonerà a lutto, per entrambe, una sola campana.
Nella foto, sedute al tavolo, le sorelle Luisa (a sinistra) e Rosa; in piedi, al centro, la figlioccia Giuse Guaschino, con il marito Franco e l’amica di famiglia Monica
Lascia un commento
Leggi Successivo
SILVANA MOSSANO BALZOLA Gianfranco Bergoglio, stesso cognome del Papa, ma non c’è mai stata occasione di domandargli se ci fosse qualche lontana parentela, l’ho conosciuto vent’anni fa. Ben prima che diventasse sindaco di Balzola, il paese dove è vissuto e …
Processo Eternit Bis, atto secondo. In particolare, è l’atto secondo del «filone casalese» della vicenda giudiziaria Eternit Bis: il caso …
SILVANA MOSSANO E’ morto Lanfranco Giovannacci: classe 1936, uomo di spicco tra le personalità casalesi che hanno lasciato un segno …
SILVANA MOSSANO Processo Eternit Bis, filone casalese: si apre il capitolo secondo. Dopo la sentenza della Corte d’Assise di Novara …
Grazie Silvana! Un bel racconto, con tanta sensibilità umana. Una storia vera di una classica esperienza di vita per bene che ha privilegiato il volersi bene fra due sorelle. Il finale,commovente,ci riconduce alla dura attualità, cosi tanto bisognosa di solidarietà e d’amore per noi umani.
Ciao Silvana, sempre brava!
Non potevano essere ricordate in modo migliore, loro erano così, così sono vissute quasi in simbiosi e così se ne sono andate da questa vita , in punta di piedi, senza far rumore, e insieme, sembra un romanzo , ma a volte la vita nella sua realtà riesce ad essere anche meglio. Buon viaggio Rosa, buon viaggio Luisa, che la terra vi sia lieve e che il vostro spirito spazi libero nell’aria, comunque il vostro ricordo rimane saldo nel cuore di chi vi ha conosciute, amate e apprezzate, arrivederci in un mondo migliore ( PS salutatemi la mia mamma se la incontrate, portatele un bacio)
Con immenso affetto Camilla❤️
Non ha fatto torto a nessuna delle due sorelle, se così si può dire, questo virus subdolo. Conoscevo Luisa, perché anni addietro( bei tempi), insegnai prima alla Media Leardi dove, “la Luisa” come affettuosamente era chiamata, era segretaria e poi alla Media Dante dove lei aveva seguito il preside Federico. Il ritratto che ne hai fatto, Silvana, è perfetto: eleganza semplice, aspetto curato, gentile e molto attenta nel suo lavoro. Era stimata da tutti. Mi dispiace che abbia dovuto andarsene così ma sicuramente ritroverà l’amata sorella e con lei trascorrerà un’altra vita in un Luogo migliore.